Confondere ecologia con ecologismo manifesta una profonda ignoranza delle questioni ambientali e del modo di affrontarle. L’ecologia studia la struttura e la funzione degli ecosistemi che caratterizzano l’unico pianeta vivente dell’universo conosciuto: il nostro. L’ecologismo è una manifestazione culturale che dimostra grande sensibilità verso le espressioni più eclatanti della struttura degli ecosistemi, avendo la bellezza della natura come metro dei valori da proteggere.
Trent’anni fa, il vicepresidente di una importante associazione ambientalista fece una conferenza sui cetacei e disse: “Ogni volta che vedo una balena o un delfino mi batte forte il cuore e quindi sono un cetologo.” Nessuno ci trovò niente di strano. Al momento delle domande gli dissi: “Se basta che le batta forte il cuore nel vedere un cetaceo per essere un cetologo… allora Casanova era un ginecologo!”
In questi ultimi decenni i movimenti ecologisti, per fortuna, hanno acquisito sempre maggiore consapevolezza ecologica e non incentrano più la loro attenzione su singoli animali (il panda, il delfino, la tigre…) ma combattono per contrastare l’uso dissennato delle risorse naturali, basando le loro azioni sugli insegnamenti degli ecologi. Si tratta di un’importante evoluzione culturale che, finalmente, traduce in proposta politica una scienza, l’ecologia, e non una semplice sensibilità, l’ecologismo.
Da Greta Thunberg a Papa Francesco si chiede a gran voce la conversione ecologica, tradotta in proposte di riorganizzazione dei sistemi di produzione e consumo con uno specifico obiettivo: la sostenibilità. Questo principio è nel Dna della sinistra, anche se chi si proclama di sinistra non se n’è ancora reso conto. Karl Marx, infatti, nel terzo volume del Capitale, scrive: “Persino un’intera società, una nazione, o tutte le società prese assieme simultaneamente, non sono le proprietarie della terra. Ne sono semplicemente le beneficiarie, e devono lasciarla in uno stato migliore alle generazioni successive.”
Le lotte della sinistra hanno giustamente mirato al riscatto sociale ed economico delle porzioni più deboli e sfruttate della società, con l’obiettivo di migliorare la condizione umana. Ma come lo hanno fatto? Se guardiamo alla realizzazione dei principi del socialismo nei principali paesi che hanno cercato di mettere in pratica gli insegnamenti di Marx, vediamo che la gestione del capitale naturale è stata identica a quella dei paesi capitalisti.
La natura è un semplice fornitore di beni da sfruttare. La Cina, oggi, è il paese a maggiore crescita del capitale economico ma è anche il paese che più distrugge il capitale naturale e il suo inquinamento contribuisce in modo significativo a modificare il clima a livello globale, oltre che a rendere irrespirabile l’aria di sempre maggiori porzioni del proprio territorio, minacciando il capitale umano in termini di salute.
Se essere di sinistra significa avere a cuore il benessere della stragrande maggioranza delle donne e degli uomini, in opposizione al principio, dichiaratamente di destra, di supremazia di pochi “forti” sulla massa dei “deboli”, allora essere di sinistra non può che dare grande importanza al capitale naturale, visto che è sulla sua integrità che si basa il benessere dell’umanità intera e delle società in cui è organizzata.
Questo semplice principio, purtroppo, non è stato compreso dagli ideologi di destra e di sinistra, con una tendenza da entrambe le parti verso la creazione, tutt’al più, di “parchi” in cui difendere porzioni di natura ritenute particolarmente belle, e di bieco sfruttamento delle risorse naturali nel resto del pianeta. L’articolo 9 della Costituzione ha il paesaggio e non la natura come valore fondante! Nell’articolo 44 si parla di sfruttamento del suolo! Dopo centinaia di anni di pratiche distruttive, il pianeta sta diventando sempre più inabitabile per la nostra specie.
L’esaurimento o il deterioramento del capitale naturale causa carestie, malattie, guerre e migrazioni. È segno di scarsa intelligenza ritenere questi “sintomi” del deterioramento della natura come “ cause” da combattere, ignorando che le vere cause sono nel modo con cui ci approcciamo alla natura. La sinistra, sino ad ora, ha dimostrato scarsa intelligenza, combattendo battaglie sacrosante che, però, miravano solo a rimuovere le cause prossime dei disagi che ci affliggono, senza curarsi delle cause ultime.
I movimenti ecologisti in molti paesi sono diventati espressione politica proprio a causa dell’inadeguatezza della sinistra. Ma hanno pagato cara la loro immaturità politica, rivelandosi spesso altrettanto inadeguati a tradurre in pratica le loro proposte. Non basta dire no a tutto, bisogna proporre alternative che salvaguardino il capitale umano e sociale, dando priorità al capitale naturale. Il fatto che oggi la sinistra tenda a comprendere, finalmente, il valore del capitale naturale come base imprescindibile del benessere umano e sociale, rappresenta una evoluzione culturale assolutamente necessaria. I dinosauri della sinistra stentano a capire di essere oramai superati dalla storia e oppongono resistenza riproponendo ricette fallimentari.
La conversione ecologica, comunque, non dovrebbe avere connotazioni di parte, visto il valore assoluto del capitale naturale. Una volta riconosciuto tale valore, la sinistra avrebbe l’occasione storica di proporre i principi di sostenibilità con cui tradurre la necessità di salvaguardare la natura. Se non lo capirà, saranno velleitari movimenti di “giardinaggio” a farlo, oppure lo farà la destra, anche se l’ottusità di quella parte politica stenta a riconoscere la questione ambientale come il problema numero uno che l’umanità deve affrontare.
Il problema numero due è quali soluzioni proporre. Il problema numero tre è la profonda carenza culturale e la scarsa intelligenza dei rappresentanti di ogni versante politico. Per fortuna, la sinistra pare iniziare a capire e la partita interna sarà dirimente: continuerà la sinistra a combattere battaglie miopi, o sarà in grado di elaborare proposte di largo respiro? Qualcuno sta iniziando a capirlo, tentando di creare uno spazio di discussione che potrebbe sfociare in proposte politiche basate su valori ancora troppo incompresi, soprattutto nel nostro paese.