Dal 31 agosto al 5 settembre si terrà presso l’Università La Sapienza la “Summer school in Religions and peaceful coexistence”. L’iniziativa è organizzata dal King Hamad Centre for Peaceful Coexistence.
Spieghiamo meglio: è la seconda edizione della summer school della cattedra Re Hamad in Dialogo interreligioso e coesistenza pacifica, attivata presso lo storico ateneo romano alla fine del 2018 e affidata al professor Alessandro Saggioro.
Quel re Hamad è Sua Maestà il re del Bahrain, Ḥamad bin ʿĪsā Āl Khalīfa, peraltro già beneficiario di una laurea honoris causa conferitagli proprio dalla Sapienza alcuni anni fa. Non a caso l’agenzia di stampa nazionale del Bahrein ha dato molto risalto alla Summer school.
Da oltre due anni alcuni docenti de La Sapienza e un gruppo di studenti per i diritti umani s’interrogano (e interrogano i vertici dell’università) sull’ipocrisia di intitolare una cattedra a un soggetto nel cui regno non c’è spazio né per il dialogo né per la coesistenza con chi non la pensa come lui.
Chi segue questo blog si sarà accorto di quanti post, in questi otto anni, ho scritto sul Bahrein. Gli ultimi sono qui e qui.
Non è un’ossessione, quanto un’ostinazione a raccontare cosa accade in quel piccolo Stato-isola di cui gran parte dell’opinione pubblica sa solo che è sede di un Gran premio di Formula 1.
Pochi sanno al contrario che, secondo l’Ong Psysicians for Human Rights, nella repressione della rivolta del 2011 le forze di sicurezza del Bahrein usarono una quantità di gas lacrimogeni senza uguali, a livello mondiale, nei 100 anni precedenti.
Va tutto bene, quindi, se una prestigiosa università italiana attiva una cattedra intitolata al re di uno Stato in cui si violano i diritti umani?