Ormai è evidente: la Sardegna è sotto attacco mediatico ingiustificabile. Durante la fase acuta del coronavirus, la Regione Sarda non ha mai avuto una grave emergenza sanitaria. Pochi casi dovuti più che altro alla mancanza di reale prevenzione negli ospedali e nelle Rsa.

Nonostante ciò, anche la Sardegna, benché completamente isolata, ha subito un blocco totale. Danni enormi all’economia e a tutto il sistema turistico.

Finita la grande emergenza nazionale, nonostante nelle Regioni del Nord il numero dei contagi giornalieri fosse sempre alto e abbastanza costante, da giugno è ripresa la libera circolazione anche fra Regioni.

Tutti hanno giustamente protestato perché la Regione Sardegna ha dato informazioni poco chiare sulle modalità di arrivo nel nostro territorio. Alla fine nessuna reale precauzione ma semplicemente la solita e inutile autocertificazione. Arrivi in aerei completamente pieni e navi senza nessun reale controllo.

In ogni caso, nonostante tanta imprudenza nei primi mesi estivi, nessun problema sanitario ma tutto molto regolare. Spiagge in tutta Italia senza alcun reale distanziamento, ristoranti e altri locali hanno ripreso praticamente – e giustamente – la loro normalità.

E anche le discoteche da luglio hanno ripreso, dopo tanto tempo, a lavorare.

Insomma, una situazione tutto sommato tranquilla.

Ma la voglia inconscia di allarmismo e richiusura era nell’aria. Si aspettava l’occasione giusta per ripartire con gli articoli roboanti e ansiogeni. I soliti sciacalli hanno iniziato prima con la solita storia dei migranti untori. Ma non bastava ed allora perché non cercare un luogo simbolo delle vacanze estive?

E quale occasione migliore se non qualche ragazzo positivo nei famosi locali della Costa Smeralda? Articoli concentrati e mirati sulla Sardegna in maniera veramente assurda. Qualche caso di ragazzo positivo annunciato come la ripresa feroce dell’epidemia.

La Sardegna dipinta come luogo di contagio.

E quindi subito la chiusura delle discoteche. Una grandissima ipocrisia. Basterebbe conoscere e vivere le serate estive per capire che i luoghi di eventuali assembramenti sono anche altri e sparsi in ogni occasione. Basterebbe vedere le spiagge. Ma dicevo l’ipocrisia populista a questo serve: dare in pasto un capro espiatorio per distrarre l’attenzione dai veri problemi.

Una grave assurdità che ha creato allarmismo insensato e costretto molti turisti a partire in maniera anticipata e con grande paura.

Il tutto con dei dati oggettivamente insignificanti: in Sardegna ad oggi ci sono circa 250 casi positivi, nessuno in terapia intensiva e solo 14 ricoverati con sintomi. Praticamente nulla. Il tutto dopo una elevata concentrazione di turisti provenienti da ogni parte di Italia e buona parte del mondo.

Basterebbe vedere questi semplici dati per capire che la Sardegna era e rimane un luogo sicuro e tranquillo con un basso livello di contagio. Altrimenti se dovessimo vedere i reali numeri, Regioni come la Lombardia avrebbero dovuto rimanere chiuse e mai aperte.

Insomma basta attacchi e denigrazione alla Sardegna. Ed è assurdo che alcuni Presidenti di Regione chiedano ora i tamponi da chi rientra dalla Sardegna.

Una forma di razzismo tutto interno che merita un decisa presa di posizione. Se dovesse valere questo ragionamento, allora perché non dalla Lombardia, dal Lazio, dalla Campania o dalla Sicilia? O magari da un paesino o da un quartiere.

E’ ora di finirla. Ma finirla veramente con questo allarmismo colorito da populismo giornalistico e politico. Basta creare falsi scoop giornalisti fini a se stessi. Addirittura abbiamo assistito alla pubblicazione di alcune chat di ragazzini che si dicevano preoccupati della possibilità di contagio.

Ma di che giornalismo parliamo e soprattutto dove vogliamo arrivare?

Questa pandemia ha messo a dura prova la nostra società e non può essere più concesso dilettantismo e allarmismo in nessun campo. Bisogna usare la giusta attenzione e la dovuta cautela con le notizie. Insinuare la paura e l’isteria generale può creare una confusione tale da generare un caos imprevedibile e incontrollato. Basta con lo stillicidio dei nuovi casi. Non serve a nulla. Immaginiamo se ogni giorno dovessimo pubblicare i numeri dei morti giornalieri da tumore o da incidente stradale. Non usciremo più di casa e la depressione regnerebbe sovrana.

Basta ma veramente. Usiamo tutti buon senso e cerchiamo di essere seri tutti per una volta. O ci salviamo tutti insieme o non ci sarà altra soluzione.

In tutto questo basta ora andare contro la Sardegna. Per le nostre condizioni geografiche siamo abituati a vivere una sorta di quarantena annuale a causa anche di carenze infrastrutturali ormai croniche. Quindi siamo abbastanza temprati anche per sconfiggere questo populismo assurdo contro di noi.

Siamo e rimarremo un popolo ospitale e solidale. Non vorremmo ritrovarci fra qualche mese però a dover chiudere nuovamente tutto per i numeri di contagi elevati del Nord.

Solidali sì ma tutti insieme.

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