Quello che fin dal primo momento era il sospetto ora viene confermato dall’ospedale Charité di Berlino, dove è ricoverato: nel corpo del dissidente russo Alexei Navalny sono state trovare “tracce di veleno”. La sostanza riscontrata è un inibitore della colinesterasi, in pratica una potente neurotossina, ma gli esperti non sanno ancora darle un nome specifico, dunque hanno avviato nuovi test. I medici tedeschi che hanno in cura il 44enne non escludono “effetti a lungo termine” sulla sua salute e possibili danni al sistema nervoso, ma Navalny non è in pericolo di vita. Nel frattempo è stato sottoposto a un trattamento di “atropina”, ovvero l’antidoto standard usato in questi casi. La conferma dell’avvelenamento ha portato prima la cancelliera Angela Merkel e il commissario Paolo Gentiloni alla richiesta di un’indagine da parte di Mosca, quindi ha una presa di posizione netta da parte dell’Unione Europea: “L’Ue condanna fortemente quello che appare come un attentato alla vita di Alexei Navalny. È imperativo che le autorità russe avviino un’indagine indipendente e trasparente sull’avvelenamento di Navalny”, ha detto l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell.
Che cosa sono le anticolinesterasi – Possono assumere molte sembianze, come farmaci anestetici o nel trattamento dell’Alzheimer. Oppure si possono trovare nei disinfestanti. Ma non solo. Molti inibitori sono prodotti da alcuni serpenti velenosi. Data la loro efficacia, sono anche alla base di diversi gas nervini, come il Sarin. Il ‘Novichok’ – la sostanza a quanto pare usata per avvelenare l’ex agente del Kgb riparato in Gran Bretagna Serghei Skripal – rientra in questa categoria di sostanze e sarebbe stato prodotto nell’Unione Sovietica e poi in Russia tra il 1971 e il 1993.
Cosa è successo a Navalny – Simbolo dell’opposizione al governo di Mosca e noto per le sue inchieste contro la corruzione, si è sentito male giovedì 20 agosto su un volo di ritorno verso la capitale russa dalla città siberiana di Tomsk. Il capitano ha effettuato un atterraggio di emergenza a Omsk. Fin dall’inizio il suo staff aveva sostenuto che si fosse trattato di avvelenamento: Navalny si sarebbe infatti sentito male dopo avere bevuto un tè prima di salire sull’aereo. In un primo momento i medici russi, che avevano negato l’ipotesi dell’avvelenamento, si erano detti contrari al suo trasferimento in Germania a causa delle sue condizioni “instabili”, ma dopo 24 ore la situazione si è sbloccata col trasporto a Berlino.
La condanna di Borrell – “I primi test preliminari effettuati dall’ospedale Charité di Berlino indicano che l’oppositore russo sia stato avvelenato durante il suo soggiorno in Siberia”, dice Borrell augurando a Navalny “una pronta e piena guarigione”. Quindi la sferzata a Mosca: “È imperativo che le autorità russe avviino un’indagine indipendente e trasparente sull’avvelenamento di Navalny”, che “il popolo russo e la comunità internazionale chiedono” di chiarire. “I responsabili devono essere portati davanti alla giustizia”, ha avvisato.
Merkel chiede a Mosca un’indagine – Prima era stata la cancelliera Angela Merkel a chiedere alla Russia un’inchiesta completa, in cui i responsabili dell’avvelenamento paghino le conseguenze sul piano legale. Richiesta peraltro condivisa a nome dell’Europa dal commissario all’Economia, Paolo Gentiloni. “Alla luce del rilevante ruolo che il signor Navalny svolge nell’opposizione politica in Russia, le istituzioni locali sono chiamate con urgenza a chiarire questi fatti in modo completo e in piena trasparenza”, si legge nella nota congiunta di Merkel e del suo ministro degli Esteri, Heiko Maas. “I responsabili devono essere sottoposti a un’inchiesta e risponderne davanti alla legge”, aggiungono la cancelliera e il ministro. “Speriamo che Navalny possa guarire completamente. I nostri auspici sono diretti alla famiglia, sottoposta a una dura prova”, conclude la nota. E poche ore fa era intervenuto sul caso anche l’ambasciatore americano a Mosca John Sullivan: se confermato, l’avvelenamento di Navalny rappresenterà un “momento critico” nelle relazioni tra Stati Uniti e Russia.
La difesa dei medici russi: “Nessuna influenza nelle cure” – Intanto dalla Russia Alexander Murakhovsky, direttore dell’ospedale di Omsk, continua a difendere il suo team medico dalle accuse di aver tentato di occultare le prove dell’avvelenamento dell’oppositore, ritardandone il trasferimento in Germania. “Abbiamo salvato la vita a Navalny“, negando qualsiasi influenza “sulle cure fornite al paziente”. Murakhovsky ha spiegato che ogni decisione sulle terapie di Navalny è stata presa da un consiglio di oltre 10 medici, rappresentanti di diverse istituzioni. Inoltre un altro responsabile dell’ospedale siberiano dove giovedì l’oppositore è arrivato in coma, Anatoly Kalinichenko, ha aggiunto che lo staff medico ha all’inizio preso in considerazione l’avvelenamento, come era stato suggerito dai medici dell’ambulanza che l’aveva trasferito dall’aeroporto. Un paziente in coma senza nessun apparente motivo suggerisce decine di possibili diagnosi, ha aggiunto secondo quanto riporta la Tass. Alla fine i medici russi hanno detto che non vi era traccia di veleno nel sistema di Navalny, dicendo che il coma potrebbe essere stato causato da un disturbo del metabolismo.