Il segretario dem annuncia una direzione a giorni per stabilire l'orientamento dal partito al referendum del 20 e 21 settembre: "Confido che il presidente Conte e l’intera maggioranza capiscano che è un tema da affrontare. Noi abbiamo deciso un anno fa di procedere al taglio e parallelamente a fare modifiche regolamentari per rafforzare questo aspetto"
Una mano tesa e un avviso, che coinvolge direttamente il presidente del Consiglio, quando manca meno di un mese al referendum. Perché se è vero che il Pd ha “deciso un anno fa” di procedere al taglio dei parlamentari, Nicola Zingaretti ricorda che “parallelamente” era stato deciso di “fare modifiche regolamentari per rafforzare” il cambio strutturale. “Se questo non avviene – ha puntualizzato il segretario dem – non è un problema del Pd che lo ha chiesto, ma di tutta la maggioranza. E confido che il presidente Conte e l’intera maggioranza capiscano che è un tema da affrontare”.
Una sottolineatura netta affinché il taglio dei parlamentari “coincida anche con una difesa delle istituzioni democratiche”. E di fronte a un partito in cui continuano diverse e importanti sollecitazioni per il “sì”, come dimostrato dai pensieri espressi da Stefano Bonaccini, ma resiste anche una parte del partito che si oppone alla riforma come quella incarnata da Matteo Orfini, Zingaretti fa chiarezza: “Faremo fra qualche giorno la direzione nazionale del Pd per assumere un orientamento”. Il segretario quindi apre, ma mette una condizione e coinvolge tutte le forze che sostengono il governo e lo stesso premier Giuseppe Conte.
Parole, quelle di Zingaretti, che si inseriscono nel solco di quanto espresso da Luigi Di Maio, che domenica ha sottolineato come il taglio delle poltrone sia il primo passo di un percorso più ampio. Un sì convinto sposato anche da ampi pezzi del Pd, come il governatore dell’Emilia Romagna, e l’ex segretario Maurizio Martina che in un’intervista a Il Fatto Quotidiano si è espresso a favore del taglio, sottolineando che il taglio “è nel nostro dna”.
Il segretario ha parlato anche a più ampio spettro di tutta la tornata elettorale, con le Regioni e diverse città al voto: “Quando si vota in sette Regioni ci sono sempre ripercussioni nella politica italiana, sulla destra, sul centrodestra, in linea di massima su tutti. Sarà un pronunciamento importante”. Per questo, ha spiegato, “non condivido gli opposti estremismi: sbaglia chi dice che è un referendum sul governo perché non è vero, ma anche chi dice che al contrario si vota solo per il territorio”. Si tratta di “opposte posizioni, entrambe parziali – ha concluso – perché un voto così importante in sette regioni, sarà anche un voto importante per gli scenari futuri della politica italiana”.