Ilfattoquotidiano.it cerca di fare il punto sugli studi che riguardano piccoli e ragazzini a pochi giorni dal ritorno in aula. Analisi e ricerche che possono aiutare a fare un po' di chiarezza ma con la consapevolezza che di Sars Cov 2 e della malattia che provoca c'è ancora molto da capire e conoscere
A pochi giorni dalla riaperture delle scuole con il governo impegnato a valutare anche gli scenari e dopo la messa a punto del protocollo da parte degli scienziati del comitato tecnico scientifico ilfattoquotidiano.it cerca di fare il punto sugli studi che riguardano bambini e adolescenti. Analisi e ricerche che possono aiutare a fare un po’ di chiarezza ma con la consapevolezza che del coronavirus Sars Cov 2 e della malattia che provoca c’è ancora molto da capire e conoscere. Ci sono due studi, pubblicati su Nature e Jama (Journal of the american medical association), che possono aiutare a orientarsi. In Italia su un totale di 250.973 casi confermati, 2.784 riguardano la fascia 0-9 anni (1,1%) e 4.964 la fascia 10-19 anni (2,0%). I decessi in età evolutiva (0-18 anni) a oggi sono 5.
La diagnosi di Covid 19, come Sars1 1 e Mers, si osserva meno frequentemente nei bambini, che tendono a presentare sintomi più lievi e hanno un risultato complessivo migliore rispetto agli adulti. Una piccola percentuale dei casi complessivi di casi della malattia segnalati nell’Ue e nel Regno Unito riguarda i bambini, si va dall’1% nei bambini piccoli al 6% negli adolescenti. Ancora più bassi i dati diffusi dal National Institute for Public Health and the Environment (Istituto nazionale per la salute pubblica e l’ambiente olandese) secondo i quali i bambini di età compresa tra 0 e 17 anni rappresentano solo l’1,3% di tutti i pazienti segnalati con Covid. Mentre, solo lo 0,6% dei ricoveri ospedalieri segnalati riguardava bambini di età inferiore ai 18 anni. Naturalmente ci sono stati casi di bambini che si sono ammalati gravemente, basti pensare ai casi di sindrome di Kawasaki rilevati in alcuni piccoli, ma si tratta di numeri bassi rispetto al numero totale di contagiati.
Per comprendere il perché di queste statistiche il Dipartimento di Epidemiologia della scuola di Igiene e Malattie Tropicali di Londra ha incrociato i dati di casi specifici per età provenienti da sei paesi: Italia, Cina, Giappone, Singapore, Canada e Corea del Sud, e ha concluso che i bambini potrebbero avere una protezione immunitaria incrociata da altri tipi di coronavirus, o da una protezione non specifica derivante da una recente infezione da parte di altri virus respiratori, che i bambini sperimentano più frequentemente degli adulti. Queste variabili sono allo studio, ma quello che è certo è che il profilo di suscettibilità specifico per età ha dimostrato come le persone sotto i 20 anni sono meno sensibili all’infezione da Sars Cov 2, rispetto a quelle di età superiore ai 20 anni. Tra le altre possibili ipotesi che spiegano questo fenomeno di “schermo” da parte dei bambini, c’è quella pubblicata su Jama – Journal of American Medical Association – in cui si deduce che i bambini hanno una ridotta incidenza di Covid 19 perché l’espressione dell’ACE2 (il recettore “chiave d’ingresso” di Sars-CoV-2) nel rinofaringe aumenta in relazione all’età, meno recettori meno chiavi di ingresso. Come per i bambini anche per i giovani la cronaca, anche in Italia, ha dovuto registrato alcuni casi gravissimi.
LE SCUOLE NEGLI ALTRI PAESI – Finora, secondo le indagini – del National Institute for Public Health and the Environment – sui casi individuati in ambito scolastico suggeriscono che la trasmissione da bambino a bambino nelle scuole non è comune e non è la causa primaria dell’infezione da Sars Cov 2 nei bambini la cui insorgenza coincide con il periodo in cui frequentano la scuola, in particolare nelle scuole materne ed elementari. La Danimarca è stato il primo paese a riaprire l’assistenza all’infanzia e l’istruzione primaria, a partire dal 15 aprile. Non hanno segnalato alcun effetto negativo dopo la riapertura delle scuole e non vedono alcun aumento del numero di riproduzioni.
Uno studio condotto in Australia ha mostrato che ci sono stati casi confermati di Covid in 9 bambini e 9 dipendenti, 735 bambini e 128 dipendenti erano stati a stretto contatto con questi pazienti. Nessun altro insegnante o membro del personale ha contratto. In Olanda le scuole elementari sono state parzialmente riaperte dall’11 maggio. Le scuole hanno riaperto completamente l’8 giugno. A partire da quella data sono riaperte anche le strutture per l’infanzia. Il 2 giugno sono state riaperte le scuole secondarie, le scuole secondarie speciali, l’istruzione pratica e l’istruzione per i nuovi arrivati. Dopo un doppio controllo con tutti i 25 servizi sanitari pubblici comunali (GGD), è emerso che non ci sono state segnalazioni di possibili cluster che avessero un collegamento con le scuole o le strutture di assistenza all’infanzia (o di assistenza temporanea) prima della chiusura delle scuole il 16 marzo. Dopo la riapertura delle scuole elementari e delle strutture di assistenza all’infanzia, sono pervenute alcune segnalazioni di infezioni tra i dipendenti delle scuole; il ministero della Salute olandese non ha ricevuto alcuna segnalazione di dipendenti che siano stati infettati da bambini (sulla base dei dati di inizio giugno 2020). Recentemente in Germania, dove in alcuni lander sono stati riaperti gli istituti, è stato deciso di chiudere un centinaio di scuole.
Lo studio su National Institute for Public Health and the Environment