“Sono 200 giorni senza di te, la conta va avanti, sperando che questo incubo finisca presto così ti potrò riabbracciare. Mi manchi”. Sembra ieri, ma sono ormai quasi sette mesi dall’alba in cui Patrick Zaki, 29 anni, studente Erasmus all’Università di Bologna, è stato arrestato all’aeroporto del Cairo al controllo doganale in arrivo con un volo dall’Italia. A scandire il time lapse della sua prigionia arriva il messaggio della sorella di Patrick, Marise, il suo pensiero affidato ad un post su Facebook, lo strumento attraverso il quale lei sta portando avanti la sua battaglia personale. I social media come alternativa al percorso legale, molto complesso.
Ad oggi, in questo anniversario purtroppo parziale, Patrick Zaki si trova nella terribile prigione di Tora, alla periferia meridionale del Cairo, nella sezione Scorpion II dedicata ai detenuti per reati di coscienza tra attivisti, giornalisti, avvocati e così via. Tutto in 200 giorni. Era il 7 febbraio, Zaki al controllo passaporti ricevette il cosiddetto ‘semaforo rosso’, una schermata che costringe gli operatori frontalieri a bloccare il passeggero e a rivolgersi alla polizia interna per procedere al fermo. Più tardi si scoprirà la ragione di quel fermo poi tramutato in detenzione, anche se periodicamente rinnovata di 15 e poi di 45 giorni in attesa di giudizio. L’ultimo rinnovo alla fine di luglio, due settimane dopo il precedente. Quel giorno, il 27 luglio, erano in tanti ad essere ottimisti e mai come allora i suoi cari speravano fosse arrivato il giorno della sua scarcerazione. Attese smentite dall’ennesimo rinnovo.
L’accusa nei confronti di Patrick Zaki è di diffusione di informazioni dannose per lo Stato e incitazioni ad azioni contro il medesimo. Galeotti i suoi post su Facebook successivi alle proteste di piazza del 20 settembre 2019 in tutto il Paese, scaturiti dall’attacco social dell’ex attore Mohamed Ali. Le autorità egiziane gliel’hanno fatta pagare, hanno atteso il ritorno in patria di Zaki azzerando la sua libertà. In poche ore lo studente egiziano è passato dalla libertà e dal progetto di trascorrere qualche giorno di riposo a casa insieme alla sua famiglia, prima del ritorno a Bologna per proseguire gli studi, ad una cella della prigione di Mansoura, 130 chilometri a nord della capitale e città natale di Zaki. Un black-out lungo un giorno in cui i genitori e la sorella Marise non hanno saputo cosa gli fosse accaduto. La ricomparsa nell’aula della Procura di Mansoura ha tranquillizzato la famiglia ma è da quel punto che ha preso il via il lungo calvario di Patrick Zaki.
Nel periodo del lockdown lo studente Erasmus di Bologna è stato di nuovo spostato da Mansoura a Tora, dove sta scontando una pena in attesa di giudizio. Per mesi la famiglia e i legali non hanno avuto notizie sulla sua detenzione. L’emergenza pandemica ha spinto le autorità giudiziarie a interrompere le visite e le udienze di rinnovo in presenza. Di fatto dopo averlo potuto appena vedere e incontrare a Mansoura nel febbraio scorso, la famiglia non ha più avuto fisicamente l’occasione di un incontro, limitandosi a scambi epistolari.
Marise non molla e nel messaggio dimostra tutto il suo amore per il fratello: “Patrick – scrive nel post pubblicato stamattina – mi manchi tu, mi manca ogni minuscolo dettaglio di te, ogni tuo punto di vista sui piani della mia vita, le tue parole che mi motivavano a perseguire nei miei progetti. Il tempo passa e io faccio sempre più fatica a vivere la quotidianità senza di te. Sono 200 giorni e tu non sei qui al mio fianco, non possiamo parlare non possiamo condividere le piccole cose. Ti sogno sempre, rivedo davanti a me il tuo splendido sorriso e sento nitida la tua voce. A presto, fratello mio”.
Il responsabile dell’organizzazione che segue anche l’aspetto legale del caso, Gasser Abdel Rezak, ci ha confermato che Patrick Zaki, nonostante tutto, è in buone condizioni di salute e, al momento, sta seguendo il regime detentivo senza ansie particolari ed immediate. In realtà le preoccupazioni non dovrebbero mancare. Nelle ultime settimane due detenuti di Tora, uno nella stessa sezione, sono morti in circostanze poco chiare. Prima il leader della Fratellanza Musulmana, Essam al-Erian, stroncato da un attacco cardiaco durante un’accesa discussione, poi un tassista morto il 10 agosto folgorato in cella da un bollitore, ma la notizia comunicata ai suoi familiari soltanto otto giorni più tardi. A maggio era toccato al giovane regista e blogger Shady Habash.
Mondo
Patrick Zaki prigioniero in Egitto da 200 giorni. La sorella: “Spero che questo incubo finisca presto”
Si trova nella sezione riservata ai detenuti per reati di coscienza nella terribile prigione di Tora. Il 7 febbraio lo studente, di ritorno al Cairo da Bologna, è stato fermato in aeroporto e da allora è in carcere. In attesa di un processo. E la sorella Marise in un post su Facebook scrive: "Mi manchi"
“Sono 200 giorni senza di te, la conta va avanti, sperando che questo incubo finisca presto così ti potrò riabbracciare. Mi manchi”. Sembra ieri, ma sono ormai quasi sette mesi dall’alba in cui Patrick Zaki, 29 anni, studente Erasmus all’Università di Bologna, è stato arrestato all’aeroporto del Cairo al controllo doganale in arrivo con un volo dall’Italia. A scandire il time lapse della sua prigionia arriva il messaggio della sorella di Patrick, Marise, il suo pensiero affidato ad un post su Facebook, lo strumento attraverso il quale lei sta portando avanti la sua battaglia personale. I social media come alternativa al percorso legale, molto complesso.
Ad oggi, in questo anniversario purtroppo parziale, Patrick Zaki si trova nella terribile prigione di Tora, alla periferia meridionale del Cairo, nella sezione Scorpion II dedicata ai detenuti per reati di coscienza tra attivisti, giornalisti, avvocati e così via. Tutto in 200 giorni. Era il 7 febbraio, Zaki al controllo passaporti ricevette il cosiddetto ‘semaforo rosso’, una schermata che costringe gli operatori frontalieri a bloccare il passeggero e a rivolgersi alla polizia interna per procedere al fermo. Più tardi si scoprirà la ragione di quel fermo poi tramutato in detenzione, anche se periodicamente rinnovata di 15 e poi di 45 giorni in attesa di giudizio. L’ultimo rinnovo alla fine di luglio, due settimane dopo il precedente. Quel giorno, il 27 luglio, erano in tanti ad essere ottimisti e mai come allora i suoi cari speravano fosse arrivato il giorno della sua scarcerazione. Attese smentite dall’ennesimo rinnovo.
L’accusa nei confronti di Patrick Zaki è di diffusione di informazioni dannose per lo Stato e incitazioni ad azioni contro il medesimo. Galeotti i suoi post su Facebook successivi alle proteste di piazza del 20 settembre 2019 in tutto il Paese, scaturiti dall’attacco social dell’ex attore Mohamed Ali. Le autorità egiziane gliel’hanno fatta pagare, hanno atteso il ritorno in patria di Zaki azzerando la sua libertà. In poche ore lo studente egiziano è passato dalla libertà e dal progetto di trascorrere qualche giorno di riposo a casa insieme alla sua famiglia, prima del ritorno a Bologna per proseguire gli studi, ad una cella della prigione di Mansoura, 130 chilometri a nord della capitale e città natale di Zaki. Un black-out lungo un giorno in cui i genitori e la sorella Marise non hanno saputo cosa gli fosse accaduto. La ricomparsa nell’aula della Procura di Mansoura ha tranquillizzato la famiglia ma è da quel punto che ha preso il via il lungo calvario di Patrick Zaki.
Nel periodo del lockdown lo studente Erasmus di Bologna è stato di nuovo spostato da Mansoura a Tora, dove sta scontando una pena in attesa di giudizio. Per mesi la famiglia e i legali non hanno avuto notizie sulla sua detenzione. L’emergenza pandemica ha spinto le autorità giudiziarie a interrompere le visite e le udienze di rinnovo in presenza. Di fatto dopo averlo potuto appena vedere e incontrare a Mansoura nel febbraio scorso, la famiglia non ha più avuto fisicamente l’occasione di un incontro, limitandosi a scambi epistolari.
Marise non molla e nel messaggio dimostra tutto il suo amore per il fratello: “Patrick – scrive nel post pubblicato stamattina – mi manchi tu, mi manca ogni minuscolo dettaglio di te, ogni tuo punto di vista sui piani della mia vita, le tue parole che mi motivavano a perseguire nei miei progetti. Il tempo passa e io faccio sempre più fatica a vivere la quotidianità senza di te. Sono 200 giorni e tu non sei qui al mio fianco, non possiamo parlare non possiamo condividere le piccole cose. Ti sogno sempre, rivedo davanti a me il tuo splendido sorriso e sento nitida la tua voce. A presto, fratello mio”.
Il responsabile dell’organizzazione che segue anche l’aspetto legale del caso, Gasser Abdel Rezak, ci ha confermato che Patrick Zaki, nonostante tutto, è in buone condizioni di salute e, al momento, sta seguendo il regime detentivo senza ansie particolari ed immediate. In realtà le preoccupazioni non dovrebbero mancare. Nelle ultime settimane due detenuti di Tora, uno nella stessa sezione, sono morti in circostanze poco chiare. Prima il leader della Fratellanza Musulmana, Essam al-Erian, stroncato da un attacco cardiaco durante un’accesa discussione, poi un tassista morto il 10 agosto folgorato in cella da un bollitore, ma la notizia comunicata ai suoi familiari soltanto otto giorni più tardi. A maggio era toccato al giovane regista e blogger Shady Habash.
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Roma, 20 feb. (Adnkronos) - "Tweet invecchiati male: un sottosegretario alla giustizia che attacca i magistrati che lo condannano. E la Meloni sta con lui. Dalla Repubblica delle Banane è tutto". Lo scrive Matteo Renzi sui social postando un tweet di Andrea Delmastro del 2015 in cui scriveva: "Renzi contro la magistratura. Esiste qualcosa che non sappia di berlusconismo con 20 anni di ritardo? #figliodiberlusconi".
Roma, 20 feb. (Adnkronos) - “Lo scontro tra i ministri Lollobrigida e Piantedosi sulla vicenda Bari conferma l’arroganza e lo scarso senso dello Stato di questa destra. Un esponente come Lollobrigida avrebbe preteso, fuori da ogni regola e ignorando il lavoro della Commissione di accesso, di imporre al Ministro dell’Interno lo scioglimento del Comune di Bari. Fin dall’inizio la destra si è comportata in questo modo, ma tutto ha dimostrato l’infondatezza di queste accuse e manovre, il lavoro importante contro le mafie svolto da sindaco De Caro e presidente Emiliano. Non può essere che un ministro come Lollobrigida si comporti in questo modo. Chiameremo il Governo a risponderne”. Così il capogruppo Pd in commissione Antimafia Walter Verini.
Roma, 20 feb. (Adnkronos) - "Il sottosegretario alla giustizia Delmastro, condannato a otto mesi di carcere per rivelazione di segreto d’ufficio e un anno di interdizione dai pubblici uffici, ha dichiarato di non volersi dimettere. È senza vergogna. Se ne vada e lo faccia il prima possibile. Le istituzioni sono una cosa seria, non la proprietà privata di qualcuno”. Così sui social Antonio Misiani della segreteria del Partito Democratico.
Milano, 20 feb. (Adnkronos) - I carabinieri hanno raccolto tutte le dichiarazioni rese dagli staff e direttamente dagli imprenditori contattati dal gruppo di truffatori che usando il nome del ministro della Difesa Guido Crosetto hanno tentato raggiri milionari. La banda ha contattato almeno una decina delle famiglie più note e ricche in Italia, tra cui Massimo Moratti (l'unica vittima che ha denunciato il raggiro subito), Marco Tronchetti Provera, esponenti delle famiglie Beretta, Del Vecchio, Caprotti e Della Valle, lo stilista Giorgio Armani.
Una volta sentiti dai militari non tutte le persone che hanno risposto alle telefonate del finto ministro o del sedicente generale hanno deciso di sporgere denuncia. La procura di Milano che indaga sulle truffe sta proseguendo il lavoro sul fronte internazionale, per capire i movimenti bancari del denaro recuperato, mentre restano due gli indagati stranieri per associazione per delinquere finalizzata.
Roma, 20 feb. (Adnkronos) - "Delmastro è sottosegretario alla Giustizia, la sua condanna è grave già solo per questo. In più questa condanna arriva perché ha usato i suoi attuali poteri di sottosegretario per manganellare l'opposizione in Parlamento rivelando informazioni che non potevano essere rivelate. C'è un evidente e gigantesco problema politico. Non può restare al suo posto, è inaccettabile". Così Anna Ascani, Vicepresidente della Camera e deputata dem, intervenendo a Metropolis.
Roma, 20 feb. (Adnkronos) - “Senza disciplina. Senza onore. Doveva dimettersi ben prima, a prescindere dalla condanna. Ogni minuto di permanenza in carica di Delmastro è un insulto alle istituzioni”. Così sui social Peppe Provenzano della segreteria del Partito Democratico.
Roma, 20 feb. (Adnkronos) - Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto nel pomeriggio al Quirinale, in separate udienze, per la presentazione delle Lettere Credenziali, i nuovi Ambasciatori: S.E. Vladimir Karapetyan, Repubblica di Armenia; S.E. Roberto Balzaretti, Confederazione Svizzera; S.E. Francella Maureen Strickland, Stato Indipendente di Samoa; S.E. Amb. Matthew Wilson, Barbados; S.E. Augusto Artur António da Silva, Repubblica della Guinea Bissau; S.E. Noah Touray, Repubblica del Gambia; S.E. Richard Brown, Giamaica. Era presente il Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Edmondo Cirielli. Si legge in una nota del Quirinale.