Non accenna ad abbassarsi l’onda lunga dello scandalo emissioni. Stavolta a finire sotto la lente di ingrandimento è la Porsche: infatti, l’autorità tedesca per i veicoli a motore, la KBA, ha ufficialmente aperto un’investigazione sul costruttore di auto sportive per presunte manipolazioni dei motori a benzina. Questi ultimi sarebbero stati fraudolentemente truccati per superare i test ambientali in fase di omologazione e ottenere risultati sulle emissioni inquinanti migliori di quelli riscontrabili in reali condizioni di utilizzo.

Un portavoce della KBA ha specificato che l’indagine riguarda veicoli che Porsche ha prodotto per il mercato europeo prima del 2017. È stato lo stesso costruttore ad avvertire le autorità di questa presunta frode, dopo che alcune indagini interne hanno portato alla luce sospette irregolarità. Giova ricordare che l’anno scorso i pubblici ministeri tedeschi avevano multato la Porsche di 535 milioni di euro per aver manipolato i dati sulle emissioni dei motori turbodiesel.

La casa madre sta lavorando a stretto contatto con le autorità tedesche per fare luce su questo ipotetico misfatto che, secondo quanto riportato dal quotidiano Bild am Sonntag, riguarderebbe motori sviluppati tra il 2008 e il 2013, finiti sotto al cofano di modelli come Panamera – la nuova edizione del modello in questione, peraltro, è attesa in commercio a settembre – e 911.

Capo d’accusa? Lo stesso di sempre: sospette modifiche illegali a hardware e software, le medesime che avrebbero influito sulla resa dei sistemi di scarico e sui componenti del motore. Presunte frodi le cui tracce sarebbero state cercate pure nei verbali delle riunioni aziendali e in centinaia di migliaia di e-mail scambiate fra i dipendenti. Della questione sono state informate anche le autorità americane.

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