A gennaio intorno alla proposta era scoppiato un caso, con il governo finlandese costretto a smentire che l’obiettivo di ridurre la giornata lavorativa a sei ore fosse nel programma della giovane premier Sanna Marin. Ma ora la prima ministra socialdemocratica, 35 anni, rilancia: occorre “una concreta e chiara roadmap” per accorciare l’orario di lavoro e migliorare la vita lavorativa in Finlandia, ha detto lunedì parlando al congresso del partito.
Secondo Helsinki Times, Marin ha spiegato che la proposta “non è in conflitto con l’obiettivo di avere maggiore occupazione e robusta economia pubblica“. Infatti “un modo per distribuire più equamente la ricchezza è migliorare le condizioni di lavoro e ridurre le ore, in modo che ciò non danneggi i livelli di reddito. Quando la Finlandia è passata alla giornata lavorativa di otto ore e a cinque giorni a settimana, come da obiettivi dei socialdemocratici, ciò non ha portato al collasso dei salari, che nei decenni sono invece aumentati”, ha proseguito, sottolineando che studi ed esperimenti dimostrano che ridurre le ore lavorative migliora la produttività, rendendo così possibile il passaggio da otto a sei ore senza cambiamenti nella paga.
“E’ ovvio che ci saranno delle sfide da affrontare, ma questo non vuol dire che non dobbiamo porre obiettivi importanti”, ha concluso.