La Procura di Perugia ha chiesto di processare per corruzione Luca Palamara, accusato di avere ricevuto il pagamento di diversi soggiorni e viaggi in Italia e all’estero dall’imprenditore Fabrizio Centofanti, al quale avrebbe in cambio messo a disposizione le sue funzioni di magistrato. Stessa imputazione per la sua amica Adele Attisani considerata dai magistrati perugini “istigatrice” delle presunte condotte illecite e beneficiaria in parte delle ipotizzate “utilità”. Di favoreggiamento personale è invece accusato Giancarlo Manfredonia, titolare di un’agenzia di viaggi. Deve rispondere in particolare di avere consegnato agli investigatori documentazione “manipolata” relativa a un viaggio in aereo e un soggiorno a Dubai. In modo tale da far apparire che ad esso non aveva preso parte l’ex presidente dell’Anm e consigliere del Csm. Addebiti delineati nella richiesta di rinvio a giudizio depositata da qualche giorno al gip di Perugia che ora dovrà fissare la data dell’udienza preliminare. Un atto firmato dal procuratore Raffaele Cantone e dai sostituti Gemma Miliani e Mario Formisano, titolari del procedimento.

Nella richiesta non compare invece il nome dell’ex consigliere del Csm Luigi Spina per il quale è stato ipotizzato il reato di rivelazione di segreto di ufficio in concorso con Palamara. Al quale avrebbe comunicato l’avvenuta iscrizione nel registro degli indagati di Perugia (ma anche i nomi degli altri coinvolti e dei pm) dopo che la notizia era stata formalmente portata a conoscenza del Consiglio superiore della magistratura. Spina – che ha sempre rivendicato la correttezza del suo comportamento – ha chiesto la sospensione del procedimento e la messa in prova. Istanza alla quale la Procura di Perugia ha dato parere favorevole e che ora è al vaglio del gip (come per un’altra richiesta di archiviazione sempre per rivelazione di segreto che lo coinvolge da solo).

Secondo la ricostruzione accusatoria, Palamara e Attisani hanno ricevuto da Centofanti il pagamento di soggiorni in località turistiche quali Favignana e San Casciano dei Bagni ma anche a Londra, Dubai e Ibiza. Per il magistrato si parla inoltre di un viaggio a Madrid con il figlio per assistere alla partita di Champions league della Roma. Al centro dell’indagine anche diversi lavori eseguiti presso l’abitazione di Attisani e viaggi con autista per la stessa, tutto considerato dai pm utilità fornite da Centofanti. Un’inchiesta dalla quale a Perugia è scaturito anche un altro filone, ancora in itinere, nel quale Palamara è accusato di avere ricevuto la disponibilità di “almeno due scooter” da un rivenditore “per il suo interessamento per il buon esito” di un procedimento penale. Ma che soprattutto ha terremotato il Csm portando alle dimissioni di diversi consiglieri per le intercettazioni di colloqui – captati anche con il virus trojan inserito nel cellulare di Palamara – nei quali con esponenti politici discutevano delle nomine al vertice delle procure, a cominciare da quella di Roma. Sarà ora il gip di Perugia a dovere decidere quali far trascrivere, distruggere o tenere agli atti del pm. La procura del capoluogo umbro – che ritiene le intercettazioni utilizzabili – e i difensori di Palamara – secondo i quali sono invece “del tutto illegittime” – si sono già confrontati in un’apposita udienza e il giudice ha fissato la data del 21 settembre per rendere nota la sua decisione. Palamara e altri cinque magistrati sono poi attesi dal procedimento davanti alla sezione disciplinare del Csm. Al centro del ‘dibattimento’ la riunione notturna del 9 maggio del 2019 all’hotel Champagne per parlare di nomine ai vertici degli uffici giudiziari e, soprattutto, di quella a capo della procura di Roma. Un procedimento aperto a luglio ma subito rinviato a dopo l’estate. Fra i presenti alla riunione c’erano l’ex presidente dell’Anm, il deputato di Italia viva Cosimo Ferri, il renziano Luca Lotti e gli ormai ex consiglieri del Csm Morlini, Lepre, Spina, Cartoni e Criscuoli. Una vicenda che, unita alle altre chat pubblicate sui giornali, è costata a Palamara anche l’espulsione dall’Anm per “gravi e reiterate violazioni del codice etico”.

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