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Alessandro Gassman: “Al ristorante mi hanno misurato la febbre, avevo 34, praticamente morto… Ma ‘ste macchinette sulla fronte funzionano, sì?”

L'attore e regista mette in discussione l'affidabilità delle pistole laser che misurano la temperatura corporea all'ingresso dei luoghi al chiuso. Diversi utenti su Twitter gli rispondono e confermano che in effetti hanno riscontrato la loro temperatura troppo bassa

di Andrea Conti

Da quando è scoppiata la pandemia, la piccola “pistola” misura febbre è ovunque: in aeroporto, al supermercato, al ristorante e in tutti i luoghi, dove è previsto dal Dpcm. Una delle condizioni per accedere in questi posti è, appunto, non avere la temperatura che superi i 37.5 gradi. Una delle particolarità del Covid-19, infatti, è che si manifesta subito con la febbre. Sui social però si è messo sempre in discussione questo metodo di misurazione della temperatura corporea, addirittura c’è chi ha sottolineato come queste piccole pistole laser non siano poi così attendibili.

A dare manforte a questa teoria ci ha pensato l’attore e regista Alessandro Gassman, figlio dell’indimenticato Vittorio. “Ieri al ristorante mi misurano giustamente la febbre… 34,2 praticamente morto, un ramarro – ha scritto su Twitter – Ma ‘ste macchinette sulla fronte funzionano sì? Andiamo tranquilli?”. E infine l’hashtag “Famo a fidasse”.

Diversi utenti hanno dato ragione all’attore. “A me hanno detto che siamo sudati, accaldati, le macchinette non misurano giusto. In effetti l’ho riscontrato”, un’altra fan ha scritto “anche io sono quasi una morta vivente, ogni volta che mi misurano la febbre ho meno di 35, chissà se funzionano davvero” e c’è chi si spinge ancora più in là “dice che dipende dalla taratura dello strumento che se ho ben capito viene impostata autonomamente dall’acquirente”.

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