In una delle giornate calcistiche più clamorose di questo periodo che si inserisce tra la fine di una stagione assurda e l’inizio di un’altra piena di incognite, arriva la notizia della conferma di Antonio Conte sulla panchina dell’Inter, o come hanno preferito leggerla altri, il benestare di Conte al progetto dell’Inter. Punti di vista insomma.

Situazione molto intricata in realtà.

Fatto sta che questa faccenda ha preso i lineamenti di una storia d’amore, con tutte le sfaccettature positive e negative del caso.

A proposito di punti di vista contrastanti, la scelta ne offre due molto interessanti. Uno lo leggete di seguito, l’altro qui.

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di Giacomo Manini

L’Inter prosegue il progetto di crescita all’insegna della continuità. Confermati i vari Marotta e Ausilio e Conte a seguito di giorni di riflessioni e diplomazia orchestrata da cauto (per questa volta) Zhang.

La stagione 2019-20 ha visto miglioramenti in tutte le competizioni e la vittoria di un trofeo è stata avvicinata sensibilmente. Il lavoro svolto ha segnato una discontinuità, passando dalla difesa a 4 a quella a 3 e passando da un sistema con un solo attaccante centrale alle due punte. Giusto non sprecare questo lavoro. In più giocatori come Lukaku, Lautaro, Barella e Bastoni sono stati voluti e sistemati ad hoc nello scacchiere e altri seguiranno questo percorso (Hakimi, Tonali?).

Conte non è l’allenatore perfetto, sia chiaro, pure quest’anno ha mostrato limiti come la poca flessibilità nel cambiare modulo (ha sofferto contro avversari a “specchio”), la comunicazione farraginosa e piena di lamentele (quando lo si prende si prende il pacchetto completo), la gestione Eriksen e le sostituzioni spesso tardive (ha perso 20 punti da situazioni di vantaggio in Serie A). C’è da aggiungere il discorso economico, 12 milioni per altre due stagioni sono troppi per potersene liberare a cuor leggero e nessun allenatore con pochi giorni di lavoro e investimenti oculati avrebbe garantito un miglioramento.

La stagione 2020-21 vedrà di nuovo partire l’Inter non come la squadra da battere (ruolo che Conte avrebbe voluto cucirsi addosso a tutti i costi in questo periodo), ma stavolta potrà avere dalla sua la continuità progettuale, preziosa come visto per Atalanta e Lazio, e potrebbe avvantaggiarsi dell’inesperienza di Andrea Pirlo come allenatore dei principali rivali.

Conte ha chiesto, tra le altre cose, che la società faccia capire ai tifosi che lo scudetto non è un obbligo, però il primo a crederci, restando alla guida del progetto, sembra proprio lui.

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