Alla ripresa del negoziato dopo la pausa estiva, le posizioni restano lontanissime. Come preannunciato dal presidente David Sassoli, il Parlamento europeo non intende dare via libera all’accordo sul prossimo bilancio pluriennale e sul Recovery fund raggiunto dai capi di stato e di governo il 21 luglio se non ci saranno progressi sulla difesa dei principi dello stato di diritto. Una clausola per l’accesso ai fondi europei che non è entrata nell’intesa, per evitare che le posizioni di Paesi dell’est come Polonia e Ungheria si irrigidissero impedendo di trovare la quadra.

I capigruppo dei principali partiti del Parlamento Ue hanno scritto alla cancelliera tedesca Angela Merkel, presidente di turno del Consiglio Ue, e alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen per avvertire che, così stando le cose, sarà “impossibile” per l’Aula “avanzare sull’Mff” 2021-27, il Quadro finanziario pluriennale dell’Ue, che necessita del via libera del Parlamento per entrare in vigore. Nella lettera, firmata da Manfred Weber (Ppe), Iratxe Garcìa Perez (S&D), Dacian Ciolos (Renew Europe), Ska Keller e Philippe Lamberts (Verdi), si esprime “forte rammarico” per il fatto che il Consiglio Europeo abbia “indebolito in modo significativo gli sforzi della Commissione e del Parlamento” per introdurre un meccanismo simile.

Durante il Consiglio Europeo fiume di metà luglio, al terzo giorno di negoziati il premier ungherese Viktor Orban uscì dai lavori per dichiarare pubblicamente che era pronto a rimanere a Bruxelles anche per “tutta la settimana” per negoziare su questo tema. I capigruppo esortano “la presidenza tedesca a serrare i ranghi e ad unirsi agli sforzi del Parlamento per sostenere la democrazia, lo Stato di diritto e i diritti fondamentali, finalizzando l’adozione della proposta senza indebiti ritardi”.

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