Una soluzione vicina sulle linee guida per i contagi in classe, da ratificare venerdì in Conferenza Stato-Regioni. E una distanza che resta invariata sul trasporto pubblico, con l’avviso a meno di tre settimane dal ritorno in classe: “Così sarà caos”. Il vertice tra l’esecutivo e i governatori per la riapertura delle scuole finisce come previsto: accordo parziale per la gestione dei positivi in aula ma scontro e rinvio sulle regole di bus, scuolabus, metro, tram e treni attese da uno stress test al riavvio dell’anno scolastico dopo il primo scoglio post-lockdown. “Sui trasporti il governo si è preso qualche altro giorno. Abbiamo chiesto l’aumento della capienza a sedere, tra pochi giorni ci sarà una decisione definitiva”, spiega Stefano Bonaccini. La proposta che si fa largo è considerare i compagni di classe – e i colleghi di lavoro – come “congiunti” e di conseguenza superare la necessità di distanziamento sui mezzi pubblici.
Le Regioni sono preoccupate, temono di trovarsi in trincea e “se non si interviene in questi giorni chiarendo i limiti delle capienze si rischia il caos”, avvisa il governatore emiliano. Mentre il presidente dell’Anci Antonio Decaro mette le mani avanti: “Servono 200 milioni”. La soluzione, al momento, è un rinvio: i governatori e il Mit hanno avanzato le loro proposte (leggi) al Comitato tecnico scientifico, che tornerà a riunirsi per valutarle e finora è stato inflessibile sul distanziamento. Non a caso – secondo quanto trapelato dal vertice – la ministra Paola De Micheli sarebbe disponibile alle deroghe, mentre il ministro della Salute Roberto Speranza è contrario e ha richiamato proprio le regole già diramate dal Cts per sostenere come la via della prudenza sia imprescindibile.
C’è sorpresa nel governo per le reazioni critiche di alcuni governatori al termine della videoconferenza. “La riunione è stata costruttiva e venerdì nella conferenza straordinaria Stato-Regioni puntiamo a dare il via libera al protocollo unico di sicurezza nelle scuole in caso di contagio che per il governo è priorità assoluta. Stupisce che chi non è intervenuto durante la riunione faccia poi critiche a riunione ultimata”, spiegano fonti del governo alle agenzie. Se sul protocollo sembra raggiunta un’intesa di fatto, gli attacchi dei governatori si sono concentrati appunto sul nodo del trasporto pubblico su cui però oggi, spiegano sempre le stesse fonti, si sapeva che non si sarebbe ancora arrivati alla soluzione visto che è ancora in corso un confronto tra la ministra De Micheli e le Regioni: “La scuola va tenuta fuori dalla campagna elettorale, il governo sta lavorando con responsabilità su sicurezza sanitaria e trasporti”.
Un vertice complesso, al quale si è arrivati dopo settimane di tensione. Convocata dal ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia, alla riunione hanno partecipato anche la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, i governatori Zaia, Cirio, Fontana, Marsilio, Toma, Tesei, Kompatcher e il presidente dell’Upi Michele De Pascale. Presenti anche il capo della Protezione civile Angelo Borrelli, il numero uno del Comitato scientifico Agostino Miozzo e il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri, il quale ha spiegato che la distribuzione dei banchi con le rotelle “partirà venerdì”, mentre la consegna di mascherine e gel ha già avuto inizio.
Il trasporto scolastico – il cui vademecum firmato dal Cts è stato diffuso martedì dal Mit – resta il tema più spinoso, anche per ragioni economiche: Decaro è pronto a chiedere fondi aggiuntivi per 200 milioni di euro. Mentre Bonaccini ha avvisato: “Se non si interviene in questi giorni chiarendo i limiti delle capienze sul trasporto pubblico locale si rischia il caos”. Dopo un confronto serrato, è stato concordato che le Regioni presenteranno delle proposte per far fronte al tema, in particolare per le ore di punta che coincidono con gli orari di entrata e uscita dalle scuole. Quindi toccherà al Comitato scientifico esprimersi.
“Abbiamo il dovere di dare a famiglie e scuole la garanzia di ricominciare nella massima sicurezza. Per questo motivo il coordinamento con Regioni ed enti locali sarà un coordinamento convocato in maniera permanente fino all’avvio dell’anno scolastico per intervenire in tempo reale se dovesse presentarsi qualsiasi necessità”, ha spiegato Boccia definendo “serio” il documento dell’Istituto superiore di Sanità sulla gestione dei positivi – “robusto e strutturato”, secondo Speranza – e ha proposto ai governatori di adottarlo formalmente in Conferenza Unificata “con eventuali integrazioni o suggerimenti operativi per le attività delle Asl sui territori”. Il via libera arriverà giovedì.
Se sul protocollo per la gestione dei contagi la linea pare chiara e sposata da tutti gli attori in campo, continua a tenere banco anche la prudenza del Comitato tecnico scientifico sulle mascherine espressa il 12 agosto e ribadito la scorsa settimana. “Credo che il no all’obbligo della mascherina in classe sia una posizione ampiamente condivisa dalle Regioni. Così ho sentito esprimersi tanti governatori”, dice il governatore ligure Giovanni Toti sottolineando che “non è l’unico problema che abbiamo” perché restano da sciogliere i nodi riguardo alla “rilevazione della temperatura” e il “sistema di trasporto pubblico”. Un tema, quest’ultimo, sul quale, sostiene Toti, il governo “continua a dare regole impraticabili”.
Alla contestazione riguardo alle mascherine una risposta è arrivata anche dalla vice-ministra dell’Istruzione Anna Ascani, che ritiene la discussione “non fondata sulla lettura dei verbali del Comitato tecnico scientifico che su questo ha dato invece una risposta chiara”. Il governo, come ricordato da Arcuri, fornirà “10 milioni di mascherine gratuite al giorno alle scuole italiane – ha spiegato Ascani -perché studenti e personale possano avere a disposizione, nei momenti in cui il distanziamento non è garantito, un dispositivo di protezione individuale”. Al banco, invece, dove “la distanza reciproca è assicurata”, il Comitato tecnico scientifico “ha chiarito che non è necessario indossarla per 5 ore”. Un aspetto, quest’ultimo, che resta assai controverso vista la grandezza di molte aule e il numero medio di alunni nelle classi.