In Germania, i partiti del governo hanno trovato l’accordo per l’estensione delle misure di sostegno contro l’impatto economico del coronavirus. Sono stati stanziati altri 10 miliardi di euro che serviranno innanzitutto a finanziare il prolungamento di un regime di lavoro a orario ridotto, il pagamento dell’equivalente tedesco della nostra Cig, i sussidi per i lavoratori rimasti senza lavoro. I datori di lavoro che si iscrivono al regime entro la fine dell’anno possono beneficiare di un periodo di 24 mesi, anziché 12. E’ stata anche decisa la proroga del congelamento delle regole sulle insolvenze aziendali. Una misura contesta da molti economisti che la vedono come un artificioso “divieto di fallire” che tiene in vita le cosiddette “aziende zombies”, ossia che pagano interessi sui debiti che superano i loro guadagni, non facendo altro che rimandare la resa dei conti e “infettando” il resto dell’economia. Un rischio che secondo alcuni studi potrebbe riguardare fino a 550 mila imprese tedesche.

Annegret Kramp-Karrenbauer, leader del partito conservatore Cdu, ha dichiarato “Il coronavirus rimane una realtà e una sfida. Oggi abbiamo concordato che estenderemo importanti ed efficaci misure su come affrontare il coronavirus”. Come molti paesi la Germania si è trovata a fare i conti con una pesantissima caduta del Pil nel secondo trimestre dell’anno (-9,7%) e con segnali estremamente contrastanti sulla portata e la velocità della successiva ripresa. Se sembra confermata una ripresa dell’industria manifatturiera la situazione dei servizi risulta ancora sotto grave stress. In generale permane una profonda incertezza legata all’andamento dei contagi e al rischio di una riedizione delle misure restrittive. Dopo anni di conti in pareggio la Germania vedrà il suo deficit superare i 218 miliardi di euro proprio a causa degli ingenti stanziamenti disposti per fronteggiare la pandemia e le sue ricadute economiche. L’insieme delle risorse messe in campo da Berlino è imponente tra stimoli fiscali, sussidi e garanzie pubbliche si raggiungono i mille e trecento miliardi di euro.

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