Il presidente del Comitato tecnico scientifico è stato sentito in audizione alla Camera sciogliendo alcuni dubbi sulla ripartenza dell'anno scolastico, ma ricordando la possibilità che aumentino i contagi. Anche l'Oms ha sottolineato l'importanza della riapertura sottolineando che "finora i contesti scolastici non sono stati vettori della pandemia"
“È necessario riaprire la scuola“, nonostante i “rischi” che ci sono e ci saranno. Così in audizione alla Camera, il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo, sentito proprio per sciogliere i dubbi sulla ripartenza, dalle mascherine alla misurazione della temperatura, mette un primo punto fermo sul nuovo anno scolastico. Senza nascondere, però, che il ritorno in classe potrebbe “produrre un lieve incremento dell’indice di trasmissione”, e cioè dei contagi. Una posizione in linea con quella dell’organizzazione mondiale della sanità, che proprio oggi ha sottolineato l’importanza di riaprire gli istituti, tenuto conto anche del fatto che “finora i contesti scolastici non sono stati vettori della pandemia“, ricordando però le diverse pubblicazioni sul ruolo dei bambini nella trasmissione.
L’esperto in audizione ha toccato molti dei “tasti dolenti” della ripartenza scolastica, puntualizzando su alcune ipotesi, e dubbi, circolati negli ultimi giorni, come il controllo della febbre a casa, o l’utilizzo di dispositivi di protezione, obbligatori per tutti al di sopra dei sei anni se non si rispetta il distanziamento di almeno un metro, “come da indicazioni dell’Oms”. “Non siamo contrari alla misurazione della temperatura a scuola, ma ci sono problemi tecnici che rendono questo esercizio veramente complicato. Si creerebbero code che comportano aggregazioni che stiamo cercando di evitare”, ha evidenziato Miozzo, parlando sia della difficoltà di trovare qualcuno che, banalmente, sappia usare un termoscanner, sia del rischio di creare momenti di assembramento all’ingresso. Il coordinatore del Cts, poi, ha sottolineato l’importanza di un “medico scolastico”, cioè un medico di famiglia o un infermiere specializzato, comunque qualcuno che sia “in presenza”. Anche sull’utilizzo delle mascherine Miozzo ha voluto rassicurare, evidenziando che anche “la società italiana di pediatria” ha dichiarato che “non esiste un problema nell’indossarle neppure per i più piccoli a meno che non abbiamo patologie o difficoltà di vario genere”. “La mascherina non è dannosa, non crea danni”, ha detto Miozzo, ricordando però le distinzioni per fasce di età. Per i bambini sopra i 6 anni indossino la mascherina sia nel tragitto da casa a scuola, per esempio sui mezzi pubblici o sugli scuolabus, sia entrando a scuola, sia in classe, nel caso in cui seduti non ci sia il distanziamento. Se c’è la distanza, da seduti, di almeno un metro, invece, possono toglierla. Va indossata, inoltre, quando si muovono, mentre va tolta nel momento del pranzo e quando fanno attività sportiva. Dalle medie in poi c’è obbligo di indossare la mascherina se non c’è adeguato distanziamento. Altrimenti si può togliere. Per i docenti e gli operatori, invece, Miozzo ha paventato l’idea di “mascherine trasparenti”, che facciano quindi leggere il labiale, anche se va verificata la “compatibilità con il lavoro”.
Sulla questione dei test sierologici per i docenti, partiti in tutta Italia il 24 agosto, Miozzo è stato chiaro: doveva essere obbligatorio per tutti. “È una procedura invasiva che deve avere un percorso normativo, ma siete voi i rappresentanti del parlamento”, ha detto ai deputati in audizione, rispondendo alle domande. E a chi chiedeva se il Comitato, nelle proprie valutazioni, abbia mai ceduto alle pressioni politiche, Miozzo ha risposto di no. “Non ho mai portato dati fasulli o bufale, ho portato i dati e le validazioni della comunità scientifica internazionale. Alcune affermazioni le ritengo una offesa al lavoro di 26 esperti. Non abbiamo mai ceduto a pressioni politiche, mai ci sono state forzature dal governo o dai singoli ministri per imporci una lettura diversa da quella che la scienza impone di dare”.
Miozzo poi non ha nascosto che c’è una grande “incertezza della comunicazione scientifica, non c’è uniformità non solo in Europa ma in tutto il mondo: non c’è un Paese che faccia quello che fa il paese limitrofo. Questo genera problemi: siamo chiamati a dare indicazioni, ed è frustrante sapere che noi stessi non siamo in grado di dare certezze granitiche a chi deve pianificare”. “Tra due settimane vedremo come è l’andamento dell’epidemia – ha rassicurato Miozzo – se schizza verso l’alto molto probabilmente altre precauzioni dovranno essere prese ma siamo convinti questo non succederà. Ci saranno se necessari dei lockdown locali, quello totale è memoria del passato, non dovremo più immaginarlo”. “Vogliamo arrivare all’apertura della scuola e al suo mantenimento anche se ci dobbiamo preparare a probabili chiusure, dobbiamo fare i conti con la realtà”, ha concluso il presidente del Cts, sottolineando che, almeno per quanto riguarda i trasporti, il verbale verrà chiuso oggi e sarà “entro sera disponibile”.