di Jakub Stanislaw Golebiewski
Ascolto volentieri il suo divertente monologo, simile ai tanti che si trovano in rete realizzati da internauti che in questi mesi indossano assieme a lui i panni di esperti virologi. Infatti non c’è voluto molto, dopo qualche minuto ne ha sparata una grossa al punto da farmi sobbalzare sulla sedia: “Manderò mia figlia a scuola senza mascherina e plexiglas. Fa male tenerla per sei ore”. Per un attimo ho sperato che stesse scherzando. Invece no, ho alzato la testa e visto il suo faccione serioso, abbronzatissimo e poco intellettuale perché senza occhiali. Il bello di Salvini restituito in formato 16:9.
Su La7, ospite di Luca Telese e David Parenzo nel programma In onda, c’è il senatore Matteo Salvini, ex ministro dell’Interno, noto per l’inconfondibile voce insicura e le mitiche risposte fuori tema, quasi sempre poco pertinenti alla domanda che introducono elementi estranei alla questione, ma in linea con la perenne ed inefficace campagna elettorale che porta avanti da mezzo lustro.
Non poteva iniziare peggio quest’ultima settimana di agosto. Da papà responsabile con l’aggravante di essere anche separato, sto cercando di far tornare i conti per settembre, portandomi avanti sulla stangata che mi aspetta con la riapertura delle scuole. Per chi come me ha figli in età scolare sa bene di cosa parlo. Sono solito fare i conti la sera, dopo cena e con la televisione accesa per farmi compagnia. Alla nutrita comitiva si aggiungono un foglietto di carta e una penna a sfera che, come una bacchetta magica, trasforma l’inchiostro in lacrime ogni qualvolta la colonna della spesa per libri, quaderni, cancelleria si riempie di numeri.
Le sue sono state parole dirompenti ma allo stesso tempo agghiaccianti. Ho visto tutta la forza e la potenza di un pater familias racchiusa in una sola frase. Io, padre, dispongo e infine impongo. E la mamma sarà d’accordo nel mandare la figlia a scuola senza mascherina? Questo però non siamo tenuti a saperlo. Eppure credo che quell’ “Io manderò” stride quanto un Mozart stonato che prova e riprova, ma il senso del vero non trova. Ma sempre quell’ “io” è stato bandito fino a qualche mese fa dallo stesso Salvini che propagandava di piazza in piazza, con il rosario stretto in mano, l’importanza per i figli di avere “una mamma e un papà”.
Ma a parlare oggi c’era solo il suo “io”. Eppure basta poco, essere semplicemente consapevoli che una donna, una mamma in famiglia si include con tre sole lettere, noi. Sorrido perché mi torna in mente una frase di mio nonno: “Fai quello che dico ma non fare quello che faccio”, infatti le parole di Salvini le ritengo un pericolosissimo messaggio di provocazione e incitazione al non rispetto della legge e delle regole fondamentali per la saluta pubblica, quella di tutti, nessuno escluso, ovviamente.
La prova comprovata viene proprio dai cattivi maestri in termini di gestione Covid-19 le cui parole hanno fatto una brutta fine in diversi paesi del mondo, ma soprattutto l’hanno fatta fare ai cittadini dei loro paesi, i numeri degli infetti e dei deceduti sono inconfutabili. Sono abituato a prediche e giravolte mediatiche di chi, ormai disorientato politicamente, non sa più quale direzione prendere ma, grazie alla resilienza agisco con maggiore facilità ed efficacia: basta comportarsi in modo opposto a ciò che viene predicato. Per queste ragioni, da cittadino e da padre indignato, vorrei dirle.
Caro Salvini, mi rivolgo a Lei, papà esemplare per gli italiani, continui pure a ballare spensierato al Papeete sorseggiando un ottimo mojito che alla salute dei nostri figli ci pensiamo noi genitori decidendo sul da farsi in aderenza alla legge e alle regole. Sono un papà sempre attento alla loro salute, ma ci rispetti, per benignità la smetta di usarci in modo strumentale per far passare messaggi distorti e distanti da una realtà globale che richiede l’assoluta sobrietà di tutti, in primis della politica.
I suoi continui “menefrego” sono un inno avverso al senso civico e il buonsenso. Ogni sua lusinga ai facinorosi della disobbedienza incivile gliela restituisco volentieri, almeno per rispetto di chi ha seguito e segue le regole con dignità e scrupolo verso il prossimo, ma soprattutto verso chi, a causa di riscontrate irresponsabilità ha già perso la vita. Le consiglio un ottimo libro di Salvatore Primiceri, Etica del Buonsenso dal quale (spero) potrà comprendere che l’uso del buonsenso, elemento innato dell’essere umano che ci consente di distinguere ciò che è buono da ciò che è cattivo, restituisce sempre serenità e felicità sia per chi agisce sia per chi riceve.