Il 20 agosto, dalla villeggiatura sull'isola di Fort de Bregancon, il presidente diceva: “Non si può fermare il Paese, perché i danni collaterali sono considerevoli”. Ma allora i contagi erano meno di un quarto. Il ministero della Sanità: "Dinamica di progressione è esponenziale, indicatori ospedalieri in aumento"
I dati sui contagi da coronavirus in Europa continuano a salire: la Spagna ha registrato 3.829 nuovi casi e 15 nuovi decessi nelle ultime 24 ore, 1.276 in Gran Bretagna, la Romania – il Paese più colpito nei Balcani – 1.318, con 48 altri decessi. Ma è la Francia a registrare l’aumento peggiore: 7.379 in 24 ore, rintracciati grazie a un numero record di tamponi, 900mila in una settimana. Ieri erano stati 6.111, oltre mille in meno. Il presidente Emmanuel Macron parlando con la stampa ha detto: “Non avrei imparato a sufficienza da quello che stiamo vivendo da alcuni mesi se vi dicessi che escludo totalmente un nuovo lockdown“. Per poi aggiungere: “Noi però ci predisponiamo per fare di tutto per impedirlo”. Appena otto giorni fa, dalla villeggiatura sull’isola di Fort de Bregancon, diceva il contrario: “Non si può fermare il Paese, perché i danni collaterali sono considerevoli”. La media dei contagi, allora, era di 2mila al giorno. Quattro volte in meno. “Il rischio zero non esiste mai”, ripeteva in un’intervista a Paris Match, ma “non si può richiudere tutto il Paese”.
Oggi il quadro epidemiologico in Francia è decisamente mutato: il ministero della Sanità sottolinea che “la dinamica di progressione è esponenziale” e che “gli indicatori ospedalieri sono in aumento“. Le cifre dicono inoltre che sono stati 20 i decessi nelle ultime 24 ore, che hanno portato il totale a 30.596 da inizio epidemia. Stabile a 4.535 il numero dei ricoveri, in aumento di 6 unità quello dei pazienti gravi in rianimazione, a 387. In totale, 19 dipartimenti sono stati dichiarati “zona rossa“: è obbligatorio indossare la mascherina, anche all’aperto, a Parigi, Marsiglia, Strasburgo e altri Comuni del Basso Reno. In tutto il Paese è obbligatorio indossarla nei trasporti pubblici dall’11 maggio, nei luoghi pubblici chiusi dal 20 luglio e diventerà obbligatorio nelle imprese a partire dal 1 settembre.
Gran Bretagna: 1276 casi – Anche nel Regno Unito i casi rimangono stabilmente sopra i mille al giorno: nelle ultime 24 ore i contagi diagnosticati sono stati 1276, in diminuzione rispetto agli oltre 1500 di ieri, e i morti sono stati 9 (a fronte dei 12 del giorno prima). Le nuove infezioni sono state riscontrate su 186.000 test. Il governo di Boris Johnson ha intanto revocato alcune restrizioni: nelle scorse settimane erano stati introdotti lockdown localizzati in diversi comuni dell’Inghilterra del nord che avevano visti una ripresa di contagi superiori alla media: da Manchester a vari municipi delle contee di Lancashire e West Yorkshire. Limitazioni ancora in vigore a Leicester, da oltre un mese la città a più alto tasso d’infezioni e decessi del Paese, mentre è allerta pure in alcuni centri del Kent, nel sud del Paese.
Germania, Merkel: “Niente sarà più come prima” – In Germania ogni giorno si registrano intorno ai 1.500 nuovi casi e amministratori federali e locali guardano lo sviluppo della curva con dichiarata apprensione. Non si potrà tornare alla normalità dei comportamenti prima dell’arrivo del vaccino e dei farmaci adeguati, ha ripetuto la cancelliera, che non ha nascosto una punta di pessimismo: dopo la pandemia niente “sarà più come prima”, il virus “ci ha messo a dura prova, anche dal punto di vista esistenziale”. Ad ogni modo, ha tagliato corto, “diversamente dalla crisi finanziaria, dove sapevamo che ricapitalizzando le banche si sarebbe tornati a dei livelli economici ragionevoli, non sappiamo quando finirà questa pandemia”.
Balcani, casi in aumento – Intanto l’Ungheria, per limitare la diffusione della pandemia entro i suoi confini nazionali, ha annunciato la chiusura delle frontiere dal 1 settembre: ingressi chiusi a chi proviene da altri Stati, salvo “rarissime eccezioni” ancora da definire. L’altro fronte che viene monitorato con attenzione, infatti, è quello dei Balcani: in Romania, nelle ultime 24 ore, i nuovi casi di coronavirus sono stati 1.318, con 48 altri decessi. I totali salgono rispettivamente a 84.468 e 3.507, con il Paese balcanico che resta nella regione quello maggiormente colpito dal Covid-19. Finora la Romania ha effettuato più di 1,7 milioni di test, il numero più alto nei Balcani. La Bosnia-Erzegovina registra 293 casi e nove morti nelle 24 ore, la Macedonia del Nord 159 contagi e cinque decessi, la Bulgaria 157 casi e otto morti. Sensibile l’aumento dei contagi in Montenegro, dove domenica si vota per le elezioni legislative. Da ieri il bilancio è stato di 105 casi (su 601 test) e tre decessi, nel Paese che in giugno aveva dichiarato finita l’epidemia dopo 28 giorni di zero casi e zero decessi. Alta l’incidenza del contagio in Kosovo, con 119 casi (su 480 test) e un morto nelle 24 ore. In crescita le infezioni anche in Slovenia dove da ieri sono stati registrati 42 nuovi casi di coronavirus, ma nessun nuovo decesso. Si conferma invece il progressivo calo dei contagi in Serbia, che ha registrato nelle 24 ore 108 nuovi casi su 9.513 test, e due morti. Ieri per la prima volta da due mesi la Serbia non aveva fatto registrare alcun decesso.