Avrebbero dovuto fornire un milione di camici e un milione di tute alla Regione Lazio per l’emergenza Covid entro l’8 aprile scorso, ma a distanza di mesi una società di Taranto aveva consegnato alla Protezione Civile laziale solo 140mila camici che dopo una serie di controlli si sono anche dimostrati non conformi alle normative. Un affidamento da 17 milioni di euro che nelle scorse ore la Regione guidata da Nicola Zingaretti ha revocato alla società Internazionale Biolife srl che da tempo era finita sotto la lente della Guardia di finanza e della Procura di Taranto che ha iscritto quattro dirigenti nel registro degli indagati con l’accusa di truffa.
I militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria nei giorni scorsi ha sequestrato l’unica fornitura di dpi che la società tarantina aveva consegnato nei mesi scorsi: sono stati il procuratore facente funzione Maurizio Carbone e il sostituto Antonio Natale a coordinare il lavoro dei finanzieri dopo la segnalazione giunta nei mesi scorsi proprio dall’ente regionale che il 30 marzo scorso aveva affidato alla Internazionale Biolife la fornitura e il giorno dopo aveva liquidato un acconto da 2 milioni e 800mila euro sul conto corrente della società. In queste ore però, la regione Lazio ha fatto sapere che non c’è stata alcuna perdita per l’ente: la Internazionale Biolife, infatti, aveva fornito regolarmente anche una significativa quantità di mascherine e la Regione guidata dal leader Pd , per rientrare dell’acconto versato sui camici mai arrivati, non ha liquidato alla società la somma di 2 milioni e 800mila euro come ultima rata di un affidamento da 13 milioni di euro per la fornitura di 3 milioni di mascherine Ffp2 e 3 milioni di chirurgiche stipulato il 27 marzo.
“L’Agenzia di Protezione Civile del Lazio – si legge in una nota inviata alla stampa – in queste settimane ha collaborato a stretto contatto con la Procura di Taranto in merito ad una indagine che ha portato al sequestro di una partita di camici consegnato dalla società Biolife e alla conseguente risoluzione del contratto stipulato dalla Regione. In accordo con l’Autorità giudiziaria nessuno di questi dispositivi è stato mai distribuito. Inoltre, la Regione Lazio non ha subito alcuna conseguenza finanziaria poiché l’anticipo di 2,8 milioni di euro versato per la fornitura di camici è stato interamente coperto. L’Agenzia di Protezione Civile del Lazio, infatti, per rientrare dell’anticipo non ha saldato una fornitura di mascherine, autorizzate e conformi, provenienti della stessa società”. La revoca, tuttavia, prevede una penale di 1 milione e 400mila euro: 10mila euro per ogni giorno di ritardo come previsto dal contratto sottoscritto dalle parti.
Nei guai sono finiti, come detto, in quattro: si tratta di Giacomo De Bellis, 49enne tarantino amministratore della Internazionale Biolife, i due soci Antonio Formaro 63enne anch’egli tarantino, Raffaele Buovolo 64enne di Brindisi e infine Francesco Oliverio, romano di 40 anni che ricopre il ruolo di responsabile commerciale della società. La Internazionale Biolife, però, è nel mirino anche della procura di Roma che indaga su una seconda fornitura fantasma. Una vicenda particolarmente complessa come documentato tempo da Ilfattoquotidiano.it. La Regione Lazio, infatti, fra il 16 e il 20 marzo ha assegnato tre commesse alla Ecotech che, forte della presenza di un socio minoritario operativo in Cina, Pan Hongyi, riteneva di poter consegnare i pochi giorni la maxi-fornitura. Le cose, però, tra blocchi doganali e cavilli burocratici, si sono messe male e Pan si è tirato indietro. La Ecotech, quindi, per non perdere la commessa si è rivolta a due diverse aziende tra le quali la Exor Sa, con sede a Lugano ma diretta dal milanese Paolo Balossi.
Quest’ultima a sua volta ha contattato la Internazionale Biolife per reperire i dispositivi dalla Cina. A un certo punto, però, la società Exor ha denunciato l’azienda tarantina dopo che a Lugano le autorità ticinesi avevano sentito i vertici della Exor, raccogliendo le deposizioni sulle inadempienze del loro fornitore. Al centro della questione ci sarebbe una certificazione Sgs non valida presentata l’8 aprile alla Regione Lazio, che tutti i protagonisti disconoscono e che avrebbe dovuto provare l’esistenza del carico di mascherine. Un carico in realtà mai arrivato se non in minima parte e l’affidamento, il 25 aprile scorso, è stato revocato. Ora è battaglia legale tra le varie società per la restituzione dei soldi alla Regione Lazio e anche in questo caso Internazionale Biolife, dovrebbe restituire oltre 4 milioni e 700 mila euro alla Exor che a sua volta dovrebbe restituirli alla Ecotech che dovrebbe restituirli alla Regione. Al momento, però, l’unica cosa certa è l’azione legale mossa dall’ente pubblico per ottenere un decreto ingiuntivo nella speranza di rivedere quei milioni di euro.