Scuola

Lezioni all’aperto o in serre: così si torna in classe (in sicurezza) alle porte di Milano. “Scelta per il Covid ma occasione anche per didattica”

Il viaggio del Fatto.it nelle scuole italiane alle prese con i preparativi per la riapertura fa tappa a Melegnano, in provincia di Milano, nella primaria "Lazio". Qui fino a prima del lockdown si faceva lezione nei container per problemi all'edificio scolastico, ma gli spazi non erano sufficienti. "Non cercavamo solo strutture, ma anche occasioni per migliorare la qualità dell'insegnamento”, spiega la dirigente. Da qui l'idea di trasferire le lezioni negli spazi di Cascina Cappuccina: sei ettari di terreno a due passi da un’oasi naturale del WWF ospiteranno ogni giorno due classi

Non torneranno a scuola tutti insieme nei container, ma a turno faranno lezione immersi nel verde di una cascina dell’hinterland milanese. Sarà un rientro in classe diverso per i 380 bambini e bambine della scuola primaria “Lazio” di Melegnano. Studieranno geometria progettando un orto, matematica preparando le dosi per una torta e scienze osservando il ciclo dell’acqua. Mentre tanti presidi cercavano spazi nei corridoi o nelle palestre, viste le misure anti-Covid – la dirigente scolastica Giordana Mercuriali ha scelto un’altra via.

Grazie al cofinanziamento del Comune, ogni giorno, a rotazione, da settembre due classi faranno lezione all’aperto negli spazi della Cascina Cappuccina. Lasceranno così i container dove da settembre dello scorso anno erano costretti a stare per problemi all’edificio scolastico: due anni fa un crollo aveva evidenziato la presenza di amianto e i lavori di bonifica non sono ancora terminati. Così, fino al lockdown, gli studenti hanno seguito le materie nelle aule prefabbricate allestite accanto alla vecchia scuola. “Quando abbiamo capito che la scuola sarebbe ripartita dovendo rispettare il distanziamento, ci siamo resi conto che nei container le classi più numerose non ci sarebbero state”, racconta la preside al Fatto.it.

L’opzione poteva essere quella di ridurre l’orario scolastico, ma, dice ancora, “la nostra esigenza era quella di garantire il tempo pieno a tutti”. A Melegnano, a pochi chilometri da Milano, la maggior parte delle famiglie fa la vita da pendolare e anche una minima riduzione avrebbe comportato delle gravi difficoltà. Così è iniziata la ricerca di spazi alternativi. “Il Comune ci ha messo a disposizione degli edifici vuoti, delle biblioteche e delle palestre, ma abbiamo pensato che spostarci dalla scuola per andare in un luogo simile alla scuola non valesse la pena e abbiamo puntato su qualcosa di diverso. Non cercavamo solo spazi, ma cercavamo occasioni per migliorare la qualità della didattica”.

Da qui l’idea di trasferire le lezioni negli spazi di Cascina Cappuccina. Sei ettari di terreno a due passi da un’oasi naturale del WWF che ospiteranno ogni giorno due classi. Raggiungeranno la cascina a piedi per frequentare lezioni sia teoriche sia pratiche in mezzo a orti, animali, alveari e serre utilizzabili in caso di maltempo senza problemi di distanziamento. “I bambini non dovranno stare incollati al banco – spiega la maestra di italiano Angela Bedoni facendo riferimento alle indicazioni del Ministero – ma potranno muoversi e interagire in sicurezza rispettando le distanze. Il banco per noi non è il posto dove ci si siede e basta, ma è un banco di lavoro”.

Le attività saranno progettate dalle insegnanti e dalle educatrici della cooperativa Praticare il Futuro che da anni lavora sul tema dell’educazione ambientale: “Proveremo a fare un’altra scuola – spiega Giuliana Piccolo, una delle fondatrici della cooperativa – useremo le api e la terra come strumento di didattica per trasmettere i valori del rispetto per la terra e per il lavoro”. Ma non solo. “Negli scorsi anni abbiamo anche coltivato insieme ai bambini un metro quadro di granella dal quale siamo riusciti a ricavare due biscotti. Questo ha aiutato i bambini a comprendere il rispetto per il lavoro”. La sfida è quella di ragionare non solo sugli spazi ma sulla qualità della didattica: “Siamo partiti da un’esigenza pratica, la mancanza di aule, per poi rispondere ad altre esigenze come quelle dell’educazione ambientale che caratterizza la nostra identità di scuola”. Le uniche difficoltà? “Abbiamo investito tutto su questo progetto, non sappiamo come comprare la carta delle fotocopie”, scherza amaramente la dirigente scolastica. “Speriamo che questa proposta di didattica all’aperto possa proseguire anche dopo la fine dell’emergenza. Non possiamo permetterci di fare dei passi indietro”.