Per tutti era il cantante Zagor Camillas, ma non solo. Mirko Bertuccioli è stato un protagonista della scena indipendente italiana: scrittore, talent scout, organizzatore di eventi. A soli 46 anni, Bertuccioli è morto a seguito del Covid-19, per cui era stato ricoverato d’urgenza i primi di marzo in ospedale a Pesaro, poi trasferito alla Terapia Intensiva di Torrette di Ancona, dove è deceduto il 14 aprile.
Con l’amico Vittorio Ondedei – il fratello Ruben alla chitarra, lui alle tastiere – aveva fondato nel 2004 la band pesarese I Camillas, gruppo di pop-rock alternativo dai testi iperreali e gioiosi, portato alla ribalta televisiva nazionale da Italia’s Got Talent nelle finali del 2015 (ma poi anche a Colorado su Italia1 e in Rai come sigla per La Gialappa’s Band). La sua famiglia musicale, quella dei Camillas, successivamente allargatasi all’attuale formazione, con il valente batterista Michael (Enrico Liverani) e il giovane bassista Theodore (Daniel Gasperini). Con loro portava la sua intelligente ironia sui palchi e nelle piazze di tutta Italia e in Europa.
Ma Mirko era tantissimo altro. Autore di libri surreali, scritti a quattro mani con Vittorio Ondedei, da “La rivolta dello zuccherificio” pubblicato nel 2015 per Il Saggiatore, a “La storia della musica del futuro” scritto all’inizio di quest’anno e uscito postumo per la casa editrice People a fine lockdown. Ed era anche il titolare del Plastic Music Dispenser di Pesaro, storico negozio di dischi cittadino dove si sono formate intere generazioni di giovani (una su tutte, la pesarese Maria Antonietta) e appunto uno scopritore di talenti emergenti e un organizzatore di eventi con la sua Agenzia di Plastica (in scuderia, da Pop X a Calcutta).
“Per colpa del coronavirus, mi ha lasciato un grande amico, Mirko – lo ha ricordato sui social Bugo, nome d’arte del cantante Cristian Bugatti – Mio coetaneo, ci conoscevamo dal 2002, quando mi invitò a suonare al Plastic, suo negozio di dischi in quel di Pesaro. Da allora ne abbiamo fatte di cose insieme, tante al punto da diventare un vero amico della mia famiglia”.
“L’hanno scritto tutti quelli che ci hanno passato cinque minuti, cinque anni, tutta la vita, chi solo un attimo, chi il tempo di un concerto. Siamo frastornati dai ricordi e abbiamo un buco nel petto. L’amore semplice, le lacrime dal ridere, poi le lacrime e basta. Faremo senza e non è giusto. Ciao Mirko, ti vogliamo bene”. Così scriveva Lo Stato Sociale, la band bolognese che al concerto del Primo Maggio ha dedicato a Zagor proprio quella sua Canzone del Pane, di cui oggi le insegne luminose campeggiano su via Almerici a Pesaro, la strada che porta al Conservatorio Rossini e che l’amministrazione comunale ha voluto dedicare al suo ricordo, un ricordo vivo, luccicante degli occhiali colorati che era solito portare.
Perché soprattutto, Mirko – come ha ben descritto Simone Stefanini per RockIt – era una di quelle “persone che fanno star bene gli altri, che sanno far ridere e migliorare la giornata di chi gli sta intorno, quelle che non dovrebbero morire mai e che ci sentiamo privilegiati ad avere incontrate nel cammino”. Mirko faceva succedere le cose: concerti, feste, mostre, e anche incontri, spiega l’amico di sempre Vittorio Ondedei. E lo continua a fare anche adesso che non c’è più ma tutti ancora faticano a parlarne al passato. Sempre presente, con uno dei suoi migliori, soliti, sorrisi. “Sono sempre lì a dire e fare e cantare e rovesciarvi e sorridervi” avevano scritto I Camillas per annunciare la triste notizia sui social.
E così è stato, anche solo pochi giorni fa. Quando la sua Pesaro ha voluto rendergli omaggio e la sua straordinaria carica vitale ha risuonato e vibrato per tutta la Città della Musica, sabato scorso dal palco di Piazza del Popolo per le tre ore del concerto “Luccichini Dappertutto”, con cui è stata inaugurata anche la 56esima Mostra Internazionale del Nuovo Cinema, di cui Mirko Bertuccioli era da alcuni anni il curatore del dopo-Festival in note (“Il muro del suono”, sempre al fianco di Ruben).
“Luccichini Dappertutto”, un evento corale ed onirico che ha “rovesciato” il pubblico della piazza principale cittadina, benché compostamente seduto secondo le più stringenti normative anti-Covid. Per l’occasione si sono riuniti gli amici di sempre: Calcutta, Maria Antonietta, Pop X, Brace, Giacomo Laser, Vanessa Vermuth, Lo Stato Sociale, The Bluebeaters, Duo Bucolico, Colombre e Auroro Borealo. Dal palco, trascinante come non mai, Ruben Camillas, chitarra scatenata e voce del pensiero di tutti: “Il ringraziamento più importante. Ringrazio Mirko e lo ringraziamo tutti. Perché questa cosa qui che accade, e alcune cose che succederanno anche nelle nostre vite individuali, saranno possibili perché Mirko ha vissuto molto intensamente e ha fatto in modo che le persone stessero bene nelle relazioni assieme. Per questo vogliamo ricordare Mirko in maniera rigogliosa. È tutta vita. Lo sappiamo tutti, siamo d’accordo: grazie Mirko”.