La più antica, la più prestigiosa, la più ricca, la più ambita e, da domani, la prima grande corsa a tappe a “sfidare” la pandemia. Siamo alle soglie di settembre e il Coronavirus ha spostato in avanti la stagione ciclistica più bizzarra della storia.

Abbiamo già avuto degli assaggi con le classiche e qualche breve corsa ma un Grande Giro è qualcosa di straordinario sempre, figurarsi in un periodo da post lockdown con la spada di Damocle di nuove chiusure pendente sulla testa di tutti, anche oltre lo sport. Le chiusure che ci sono già state per permettere al Tour di partire da Nizza, città già “Zona rossa ad alta vulnerabilità” così come, da ieri, tutta la regione delle Alpi Marittime, fanno discutere.

Gli organizzatori dell’ASO infischiandosene del resto del mondo avevano programmato la loro partenza da qui, ma non potevano prevedere che le positività al Covid, in un mese, sarebbero quadruplicate. E a Nizza la Grande Boucle resterà tre giorni. Si circola solo con la mascherina, le autorità invitano la popolazione a stare in casa, solo qualche temerario prova a sbirciare fra le barriere opache piazzate sulla strada per impedire la visione del passaggio e scoraggiare la sosta degli spettatori. Dura la vita del tifoso del ciclismo che nel 2020 perde la sua libertà, la prerogativa che rende popolare questo sport.

Nei prossimi giorni ci sarà la mazzata finale, salite inibite ai camper e agli amatori. Se gli spettatori vivono male questa vigilia, i ciclisti sono già nell’incubo giallo da giovedì sera. La mestizia della presentazione in Place Masséna è stata poca cosa rispetto all’inquietudine che serpeggia in gruppo dopo l’esclusione di quattro membri del team Lotto Soudal, rispediti in Belgio per direttissima. Si andrà avanti con una ghigliottina pronta a scattare: il protocollo parla chiaro, con due contagi su 30 membri di un team si torna a casa, tutti, anche se indossi la maglia gialla e magari è l’ultima settimana.

Gli occhi degli altri organizzatori (Giro e Vuelta) saranno puntati più sul contorno che sulla corsa, la sfida fra i corridori sarà l’unica cosa che ci farà dimenticare la fatica del dover andare avanti, nonostante il virus circoli ancora, più forte di chi sta in sella. Sulle salite, durissime e caldissime di questa strana estate non si troverà neppure il bravo tifoso a bagnare la testa al suo beniamino con una bottiglietta d’acqua. Le regole sono fatte per essere infrante, la passione per il ciclismo non chiuderà in casa chi sogna il passaggio dei corridori, non tutti almeno, e anche qualche bottiglietta potrebbe arrivare a dare sollievo a chi suderà sotto il sole estivo. Ci saranno sanzioni per pubblico e corridori? Forse, ma potranno sempre dire che si trattava di amuchina!

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