Se il presente del partito repubblicano sarà ancora per quattro anni Donald Trump, il futuro sarà molto probabilmente Ivanka, la “prima figlia”, anche se in realtà è la secondogenita, vera star di nero vestita dell’ultimo atto della convention repubblicana, a cui Melania “la matrigna” non riesce neppure a sottrarre la scena del glamour con il suo abito verde.
Ivanka introduce il padre magnate e presidente, ma in realtà introduce soprattutto se stessa, lei, consigliere della Casa Bianca, le cui ambizioni, come il lato nepotistico del padre, divennero chiare al Mondo al Vertice del G7 di Taormina, il vertice dell’esordio fra i Sette Grandi dell’Amministrazione Trump. Lì, alzatosi il padre dal tavolo dei leader, fu lei a prenderne con disinvoltura il posto, sotto gli sguardi sorpreso di Paolo Gentiloni, il presidente di turno, e allibito della cancelliera tedesca Angela Merkel, che capì allora che cosa avrebbe dovuto trangugiare negli anni a venire.
Ivanka fa un discorso teso a umanizzare l’immagine di un padre dal carattere ruvido e istintivo: “Mio padre si batte per le famiglie, non per le élite. È lui che ha cambiato Washington, non viceversa. Lui è il difensore del buon senso, è il paladino della gente comune”, assicura Ivanka, che tra gli eroi americani cita David Crockett e Buffalo Bill, incurante del “politically correct” e del modernismo.
Per rendere il tutto più credibile, Ivanka lascia pure spazio a una critica: ammette che lo “stile di comunicazione” del padre “non piace a tutti”. “Lo so che i suoi tweet sembrano senza filtro, ma i risultati parlano da soli. Mio padre dice sempre quello che pensa”. E aggiunge che il papà Donald è un “guerriero” di cui lei è “orgogliosa” e l’America ha “bisogno per altri quattro anni”. E il meglio “deve ancora venire”.
Un meglio in cui magari ci sarà lei, se otto anni di cura Trump avessero avvicinato gli Stati Uniti alla Corea del Nord più che al Paese immaginato dai Padri fondatori. Dietro i sorrisi un po’ tirati, molta tensione, nello spettacolo di fine convention alla Casa Bianca, perché non c’è nulla come la famiglia per sentirsi a disagio, tra mogli gelose delle figliastre rampanti e fratelli altrettanto ambiziosi, anche se magari meno dotati, come Donald jr, il maggiore.
E, intanto, continuano a uscire indiscrezioni sul libro di Stephanie Winston Wolkoff, la “socialite”, ex amica e confidente della First Lady, colei che aiutò nell’organizzazione dell’insediamento nel gennaio 2017, che guastano un po’ la foto di famiglia dei Trump schierati sotto il balcone Sud della Casa Bianca ad ascoltare senza capirlo un tenore che canta All’alba io vincerò, dopo il discorso di accettazione della nomination del presidente candidato.
Già si sapeva, da quando il generale John Kelly sovrintendeva alla Casa Bianca, della difficoltà di fare andare d’accordo, o non troppo in disaccordo, Melania e Ivanka, che vogliono comandare entrambe dov’è loro competenza e magari un po’ più in là. Si scopre ora che Melania, che chiama Ivanka “la principessa”, cercò di escluderla dalla cerimonia del giuramento: a svelare il retroscena è il libro Melania and Me: My Years as Confidant, Advisor and Friend to the First Lady, di cui sono stati diffusi degli estratti.
Nella notte dell’apoteosi repubblicana, gli occhi del padre sono tutti per lei, bella, elegante, pacata, piena di verve, da sempre la figlia prediletta. Come nel 2016, Ivanka, 38 anni, un marito/genero molto vicino al babbo/suocero, Jared Kushner, tre figli, ha il ruolo di introdurre il discorso di accettazione della nomination. Ma stavolta è diverso: la presenza di Ivanka al fianco di The Donald appare quasi come un’investitura ufficiale.
“Prima figlia”, come e più di quanto lo fu la sua vecchia amica Chelsea Clinton – che era figlia unica -, per molti è la vera first lady, con buona pace di Melania. Colta, laureata con lode in economia alla Wharton School dell’Università della Pennsylvania, donna d’affari abile – col suo marchio di prodotti di lusso nel campo dell’abbigliamento, dei gioielli e degli accessori ha creato un vero e proprio impero -, Ivanka coltiva da tempo l’idea di un suo futuro in politica.
Per affrontarlo, dovrà evitare qualche scivolone costatole l’ironia dei social, come gli affari con la Cina in contrasto con le politiche del padre, la pubblicità ai fagioli di una società ispanica sostenitrice del padre e vestiti di lusso e sfarzosi gioielli, che inducono a paragonarla a Maria Antonietta.