Negli Stati Uniti sono oltre 40 mila le segnalazioni per presunte frodi operate da imprenditori con i fondi pubblici che servono per evitare i licenziamenti. Secondo chi indaga "siamo solo all'inizio". Ma il "Paycheck Protection Program" mostra problemi anche di natura strutturale, penalizzate le aziende gestite da persone afroamericane
Consoliamoci, ogni paese ha i suoi. Imprenditori “furbetti del Covid” sono apparsi anche negli Stati Uniti. Per ora ad essere stati scoperte dal Dipartimento di Giustizia sono una sessantina di persone, ma chi indaga li definisce “la punta di un iceberg”. Con soldi pubblici che in teoria avrebbero dovuto essere usati per salvare aziende e lavoratori si sono comprati di tutto: Lamborghini, Rolls Royce, notti nei nigthclubs, orologi Rolex, criptovalute e altro. Il denaro era quello del “Paycheck Protection Program Loans” varato dall’amministrazione USA a favore di aziende con un massimo di 500 dipendenti, comprese le sedi americane di gruppi esteri. Un piano per cui sono stati sinora stanziati 522 miliardi di dollari che sono andati a circa 5 milioni di aziende, quasi un impresa americana ogni 5. Secondo i dati del governo il programma ha salvato o aiutato a salvare 51 milioni di posti di lavoro. Altre stime indipendenti ridimensionano questa cifra a 14 milioni. Il sostegno è fondamentalmente un prestito a condizioni molto vantaggiose, garantito dallo Stato, ma parte della somma ottenuta può diventare a fondo perduto se non si licenzia nessuno. Un piano insomma non molto diverso dal nostro fondo di garanzia.
I tanti modi per truffare lo Stato – L’agenzia federale incaricata di gestire il programma e vigilare sulla sua corretta attuazione, ha fatto sapere di avere già ricevuto 42 mila segnalazioni per presunte frodi nell’uso degli aiuti. Raramente si tratta di episodi eclatanti come quelli dei denunciati che compravano auto e beni di lusso. Più spesso si tratta di imprenditori che sfruttano le “aree grige” del regolamento o approfittano delle condizioni di assoluta necessità dei dipendenti. Magari chiedendo indietro parte dello stipendio corrisposto grazie ai finanziamenti pubblici. Ma la “fantasia” non manca. Lo scorso 14 luglio, il procuratore distrettuale del Texas ha arrestato un uomo che avrebbe presentato richieste di prestiti fraudolente per 1,1 milioni di dollari nell’ambito del Paycheck Protection Program, utilizzandoli poi per speculare in criptovalute. Il New York Times riporta il caso di una clinica medica del Minnesota ai cui lo stipendio è stato corrisposte con i fondi pubblici, in cambio dell’impegno a lavorare gratis una volta finiti i sussidi e nel caso che l’afflusso di pazienti non fosse tornato su livelli pre Covid. Le prime denunce sono iniziate ad arrivare poco dopo che il programma è partito, in aprile. “Siamo solo all’inizio, per scoprire tutte le frodi serviranno anni”, ha affermato Mike Ware, ispettore generale del U.S. Small Business Administration (SBA), l’agenzia che aiuta le piccole aziende statunitensi e gestisce il programma di aiuti.
Più aiuti a chi ne ha meno bisogno – Indipendentemente dalle frodi il programma non è stato sinora esente da critiche per il modo in cui è strutturato. I finanziamenti passano attraverso le banche (come i nostri ) e questo ha finito per favorire imprese che avevano già buone relazioni con gli istituti di credito. Quindi aziende già solide e di discrete dimensioni a scapito delle imprese più piccole. In particolare le aziende gestite da persone di colore tendono ad avere rapporti meno stretti con il mondo del credito. Il risultato è che i soldi non sono arrivati proprio dove più ce ne sarebbe stato bisogno. Nel quartiere Bronx di New York i finanziamenti sono andati ad esempio solo al 7% delle aziende, nel Queens al 13%. Il fondo ha dotazioni ulteriori per 130 miliardi che potrebbero essere ulteriormente incrementati. I critici chiedono di coinvolgere nella gestione di fondi non solo le banche tradizionali ma anche le fintech, con cui la comunità dell’imprenditoria afroamericana ha maggiori contatti.