Non era riuscito ad evitare una frecciatina, l’ex presidente provinciale di Coldiretti, nonché ex vicepresidente di Verona Fiere, Claudio Valente, quando ha annunciato l’adesione a Fratelli d’Italia, con candidatura alle prossime Regionali. Il 3 marzo scorso, presenti il coordinatore regionale Lucio De Caro e quello provinciale Ciro Maschio, aveva detto: “Io non provengo da alcun altro partito…”. Ha sbandierato l’unicità della propria scelta perché sul carro della Meloni, in Veneto, sono saliti tutti e di più, praticamente la metà dei candidati, provenienti in particolare da Forza Italia. Voltagabbana? Cambiacasacche? Forse. Sicuramente hanno trovato un polo d’attrazione di destra nel centrodestra. E così vengono strappati a ciò che resta dell’esercito di Silvio Berlusconi bacini di consenso e uomini che, andandosene, non hanno risparmiato critiche feroci. In Veneto Fratelli d’Italia presenta 55 candidati, 9 nelle cinque province più popolose, 5 a Rovigo e Belluno. La bellezza di 25 candidati hanno fatto il salto della quaglia, più o meno recente, frutto di una serrata campagna acquisti orchestrata dall’eurodeputato Sergio Berlato. C’è anche chi proviene da Lega o Cinquestelle. E chi si avvale dei servizi professionali di uno spin doctor vicino al Pd.

Lucia Camata, da sempre impegnata nel mondo del volontariato, era coordinatrice di Forza Italia a San Donà di Piave. Renato Brunetta la chiamava: “La mia amica Lucia”. Chissà se sono rimati amici. A Venezia, Maika Canton ha aderito lasciando la civica dell’assessore Renato Boraso. E l’onorevole De Caro, gongolante, ha commentato: “Per noi essere a Venezia significa allargare il progetto politico, mostrare il legame con il territorio”. Un vero ribaltone a Chioggia, dove l’avvocatessa Patrizia Trapella, assessore nella giunta a Cinquestelle, ha completato la mutazione genetica nella destra.

Passando a Padova, troviamo un nome famoso, Elisabetta Gardini, apripista per antonomasia, per due legislature deputata di Forza Italia, per tre legislature eurodeputata, una giovinezza da socialista, infine l’approdo a FdI nel 2019. Il sindaco di Cervarese Santa Croce, Massimo Campagnolo, nel 2009 era capogruppo della civica “Cervarese per la Libertà – Lega Nord”, ma fu sconfitto. Ci riuscì nel 2014 e nel 2019 (unico candidato). “Non passerò mai in Fratelli d’Italia. Non sono un Carlo Pasqualetto o un Riccardo Russo qualsiasi, rimango fedele alla lista civica Bitonci. L’opposizione è unita e granitica” aveva invece detto nel 2017 Elena Cappellini, giovane consigliera comunale a Padova dopo il ribaltone che defenestrò il leghista Bitonci. All’inizio fu granitica anche lei, ma nel luglio 2019 l’annuncio: assieme ad Enrico Turrin fondava il gruppo di FdI. A breve è stata seguita dall’ex assessore di Bitonci, Matteo Cavatton (anche lui ora candidato). Nel drappello c’è anche Mauro Fecchio, per cinque volte sindaco di Correzzola, già An e Pdl. Dulcis in fundo, Enoch Soranzo, ex sindaco di Selvazzano: quando fu eletto presidente della Provincia di Padova (grazie a veti incrociati), Raffaele Zanon, portavoce di FdI-An, commentò: “È un utile cavallo di troia della sinistra, sembra di essere tornati al compromesso e ai padrinaggi della prima repubblica”. Corsi e ricorsi storici.

A Treviso, il nome di spicco è l’avvocato Fabio Crea, già esponente di rilievo di Forza Italia, che quando a febbraio comunicò l’adesione a FdI era assieme a Matteo Bellomo, già spin doctor dell’ex sindaco del centrosinistra, Giovanni Manildo. Tommaso Razzolini, vicesindaco di Valdobbiadene, ha lasciato Forza Italia dopo essere stato il consigliere più votato delle ultime amministrative. E ha confessato: “Da mesi non ho più la tessera di Forza Italia, troppe cose non mi convincono. Ho militato prima in An, poi nel Pdl, infine in Forza Italia. Ma non cambiato tre partiti, in realtà è stato il mio partito a cambiare”. Critiche anche dal transfuga Luigi Susin, forzista della prima ora e promotore dell’esercito di Silvio: “Se qualcuno vuole fare politica, Forza Italia non è più il posto adatto. Non mi rappresenta più, in Veneto è ancorata a logiche del passato e guidato da persone che preferiscono gestire il declino, conservando il loro orticello”.

Lo smottamento politico è ancora più evidente a Verona. Il consigliere regionale Stefano Casali, assieme al collega Andrea Bassi, faceva parte del gruppo Centro Destra Veneto – Autonomia e Libertà. Lo avevano creato dopo essere usciti nel 2017 dalla “Lista Tosi per il Veneto”. Poi, per entrambi, l’illuminazione sulla via che porta a Giorgia Meloni. Il pezzo più pregiato è Massimo Giorgetti, vicepresidente del consiglio regionale, entrato nel gruppo “Più Italia! – Amo il Veneto”, dopo aver lasciato Forza Italia, preludio dell’abbraccio con FdI. Una carriera da pluri-assessore cominciata sotto il segno di Giancarlo Galan e proseguita fino alla prima giunta di Luca Zaia. Ma visto che nel 1975 faceva parte del Fronte della Gioventù, ha elogiato la continuità: “È da quando avevo 16 anni che porto avanti le battaglie della destra”. E poi, velenosamente: “A Forza Italia avevo più volte chiesto pubblicamente un congresso fondativo di un nuovo progetto. Mi hanno risposto: ‘FI ha bisogno di servitori e non di creatori di problemi’”.

Dall’area di Flavio Tosi arriva il veronese Massimo Mariotti, storico esponente della destra sociale, ex consigliere e assessore comunale, che già alle ultime comunali aveva appoggiato il futuro sindaco Sboarina. Così giustificò il divorzio: “Tosi ha avuto una deriva centrista. Tanti personaggi di peso a Verona. Come Daniele Polato, assessore comunale alla sicurezza in carica, che nel 2019 ha lasciato Forza Italia. A dicembre è stato condannato a un anno con la condizionale per aver sottoscritto firme false raccolte da altri per far correre alle regionali del 2015 la lista di Forza Nuova. Si è difeso invocando l’ideale della “democrazia partecipativa”, anche un piccolo partito deve avere una chance elettorale.

Acquisti in serie anche a Vicenza. Non ci riferiamo tanto a Joe Formaggio, per undici anni sindaco di Albettone (con una civica), in quanto si era già candidato con Fdi nel 2015, ed è poi subentrato come primo dei non eletti in consiglio regionale. Al primo posto dei cambia-casacca ecco Elena Donazzan, che avrà anche un passato da Alleanza Nazionale, ma poi è stata rieletta (facendo l’assessore sia con Galan che con Zaia) con il Popolo della Libertà e Forza Italia. Ha fondato “Amo il Veneto”, prima di entrare in FdI come Giorgetti. Percorso a slalom per Patrizia Barbieri che da assessore comunale (2006-08) e consigliere comunale leghista (2008-13) è stata rieletta con la lista Idea Vicenza – Rucco Sindaco, ed ora abbraccia i Fratelli d’Italia. Ma candidato alle regionali c’è anche un assessore in carica di Rucco, Silvio Giovine, titolare delle Attività produttive. E dalla zona di Bassano è arrivata anche Silvia Pasinato, sindaco di Cassola, dopo aver smesso la casacca del Pdl.

In Polesine si candida ValeriaFolchini, ex assessore comunale a Rovigo per Forza Italia, che lasciò il partito “per le forti divisioni interne del gruppo cittadino”. Un altro ex assessore del Pdl è Daniele Ceccarello, di Adria, dal 2016 con FdI. Per finire, Marco Trombini, ex azzurro, ex sindaco di Ceneselli, ex presidente della Provincia di Rovigo. Nel 2013 si candidò con “Futuro e Libertà” di Fini, nel 2018 annunciò solennemente: “Non mi candido alle politiche con Fratelli d’Italia, è più probabile con Forza Italia”. Fuori da ogni classificazione possibile è Pier Luigi Svaluto Ferro, consigliere comunale di Perarolo di Cadore dal 1975 in poi, sindaco dal 1990 al 2004 (con Psi, come indipendente e con una “civica”) e ancora sindaco dal 2009. Alla fine della strada anche lui ha trovato un posto nella lista di Fratelli d’Italia, in cambio di una congrua dote di voti.

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