A Lampedusa sono sbarcate altre 370 persone nella notte e il governatore Nello Musumeci parla di “emergenza umanitaria“, spiegando di aver scritto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte “per chiedere una riunione d’urgenza del Consiglio dei ministri, alla quale ho diritto di partecipare, quando si tratta di argomenti che riguardano la mia isola”. “Al premier chiedo interventi urgenti e adeguati”, attacca il presidente della Regione, protagonista negli scorsi giorni di un duro scontro con il governo culminato con un’ordinanza – impugnata dal governo a cui poi il Tar ha dato ragione – con cui intendeva cacciare i migranti dall’isola. “Bisogna dare un segnale forte per allontanare la convinzione che per Roma la Sicilia sia diventata soltanto un problema. Avevamo chiesto a Roma di recuperare i mesi persi senza nessuna programmazione”.
In serata il ministero dell’Interno fa sapere di “seguire con estrema attenzione la grave situazione legata allo sbarco di circa 400 migranti la scorsa notte a Lampedusa”, sottolineando che “nei giorni scorsi il Presidente del consiglio Giuseppe Conte e il ministro Luciana Lamorgese hanno deciso di ricorrere all’utilizzo di ulteriori tre navi, in aggiunta alle due già operanti, per la sorveglianza sanitaria dei migranti irregolari in arrivo”. La prima, fa sapere il Viminale, arriverà a Lampedusa entro domani notte, le altre due entro mercoledì. Circa 300 migranti verranno evacuati dall’hotspot tra stasera e domani mattina.
Le strutture presenti sull’isola, infatti, accolgono ad oggi 1.526 persone. Il trasferimento in agenda per oggi di 55 persone con il traghetto di linea è saltato a causa del maltempo. Questa mattina ci sono stati momenti di tensione davanti al Comune di Lampedusa dove un gruppo di cittadini ha manifestato per chiedere la chiusura dell’hotspot dell’isola. Alla guida della protesta l’ex senatrice leghista Angela Maraventano che la notte scorsa ha protestatoanche al porto. Per domani il sindaco Salvatore Martello ha convocato le associazioni per decidere uno sciopero generale. “Abbassiamo le saracinesche, il governo nazionale continua ad mantenere un silenzio che fa paura”, dice il primo cittadino. “Qualcuno può ricordare a Conte che Lampedusa è italiana? Posso capire che non si vedono arrivare i barchini ma se un peschereccio di queste dimensioni con centinaia di persone arriva fin qui e nessuno se ne accorge, vuol dire che non c’è alcun controllo nel Mediterraneo. Ma che fanno le navi militari? Il Centro di accoglienza è colmo oltre ogni limite di sopportazione umana, e l’Esercito che era stato inviato per evitare che qualcuno abbandonasse la struttura evidentemente non basta dal momento che c’è chi continua ad uscire dal Centro violando le disposizioni di sicurezza sanitaria”.
Era notte quando il vecchio peschereccio con 370 persone a bordo è stato soccorso a 4 miglia da Lampedusa, mentre rischiava di capovolgersi a causa del forte vento di scirocco. La tragedia è stata evitata grazie all’intervento delle motovedette della Guardia costiera e della Guardia di finanza, che hanno scortato l’imbarcazione in porto. Sono stati subito fatti scendere a terra i profughi, tra cui 13 donne e 33 minori, per poi essere stati trasferiti alla Casa della Fraternità del parroco don Carmelo La Magra, dato che nell’hotspot di contrada Imbriacola sono già ammassate 1.160 persone, dieci volte la capienza della struttura.
Molti, a Lampedusa, si chiedono come possa essere successo che un’imbarcazione così grande sia arrivata quasi in porto praticamente indisturbata: la risposta è che il controllo capillare del Canale di Sicilia è impossibile. Lo confermano i circa 30 sbarchi di piccole imbarcazioni, con un totale di 500 migranti, avvenuti nelle precedenti 24 ore. E la situazione resta tuttora fluida. Intenso anche il lavoro per le navi delle Ong. La Louise Michel, finanziata da Banksy, ora non ha più ospiti a bordo, dopo che ieri la Guardia costiera italiana e la nave dell’ong Sea Watch 4 hanno trasbordato gli oltre 200 migranti che aveva soccorso, “ma la battaglia dei sopravvissuti – twitta l’equipaggio – non è finita”. Sulla Sea Watch ora si trovano 350 persone salvate in circa una settimana ed è verosimile che comincerà un nuovo braccio di ferro, come tanti se ne sono visti in passato, con l’Europa e i singoli Paesi per l’individuazione di un porto e la redistribuzione dei naufraghi.