Ordine pubblico e difesa della supremazia americana nel mondo ecco i temi centrali emersi dal messaggio elettorale proposto dalla coppia Trump-Pence al congresso repubblicano tenutosi questa settimana. Paradossalmente tutto ciò prendeva forma mentre la tensione razziale risaliva nelle strade delle città americane, con scontri e morti; mentre un mega uragano simile a Katrina metteva in evidenza le conseguenze nefande di chi nega i cambiamenti climatici e mentre il braccio di ferro con la Cina si faceva sempre più serrato. Come interpretare queste scelte elettorali?
È chiaro che la crisi del Covid ha costretto Donald Trump a virare verso destra. Anche se Wall Street è di nuovo ai massimi storici le diseguaglianze e soprattutto le esclusioni di classe e di colore dell’America moderna che la pandemia ha scoperchiato hanno contribuito al calo di popolarità del presidente percepito come prodotto delle élite. Ma piuttosto che contrastare questo trend ed aprire alle minoranze, piuttosto che usare questa opportunità per presentarsi come il presidente di tutti, piuttosto che raccontare al popolo che questa America dilaniata può ancora tornare ad essere grande sotto la sua guida, Trump ha teso la mano agli ultraconservatori.
Tra questi naturalmente c’è il vice presidente, tra i pochi compagni della sua avventura politica ancora al suo fianco. Nel discorso alla convention Pence ha calcato molto la mano sul pericolo che Joe Biden rappresenta per l’ordine pubblico, sulla minaccia che la sua amministrazione democratica pone alla sicurezza delle famiglie americane. Naturalmente Pence parlava ai bianchi perché tutti gli altri dagli afro-americani fino agli asiatici, ai messicani hanno più paura della polizia che delle minorante etniche.
Si percepisce nel linguaggio elettorale del fronte Trump uno scollamento con la realtà, un’idea di America arcaica che non solo non esiste oggi ma neppure esisteva negli anni cinquanta, prima del human rights movement. Dal 2016 il cambiamento è radicale e molto probabilmente suicida, in questo modo Trump perderà la rielezione con un candidato mediocre, senza carisma, vecchio ed anche un po’ smemorato. Biden potrebbe vincere per il semplice fatto che non è Trump.
L’America che la campagna Trump dipinge nel 2020 è dunque un’America bianca, dove le minoranze non hanno voce in capitolo, ma è anche un’America terrorizzata dal diverso, e quindi bigotta, piccolo borghese, campanilistica e fuori dal tempo. Un’America che ha bisogno delle armi in casa per poterle imbracciare quando il diverso compare sul marciapiedi di fronte l’uscio. È questa la narrativa presentata al congresso dalla testimonianza a favore di Trump della coppia di avvocati di St. Louis, nel Missouri.
Le immagini ed i video di Mark e Patricia McCloskey ritratti con una pistola lei ed un fucile semiautomatico lui di fronte alla loro villa per “difenderla” dalla marcia pacifica a favore del Black Lives Matter ha fatto il giro del mondo. Immagini scioccanti in una paese civile, ricco e democratico.
Se la virata a destra sembra dare buoni frutti sul fronte anti cinese – a quanto pare anche tra i democratici la linea dura riscuote consensi – Trump rischia di inimicarsi gli aficionados di TikTok, e quindi i giovani che di certo non amano Biden ma potrebbero decidere di andare alle urne e votarlo per dare una lezione al presidente che gli sta togliendo il giocattolo dalle mani. Anche le grandi imprese americane potrebbero voltargli le spalle, prima fra tutte la Apple che risentirebbe pesantemente dell’embargo su WeChat.
E così Trump, come Bush padre e Carter, potrebbe finire tra i non rieletti, un’onta non indifferente per lui. A quel punto è possibile che Trump si rifiuti di accettare la sconfitta e accusi i democratici e il sistema postale di aver manipolato le elezioni. Uno scenario che sovraimposto alle tensioni attuali potrebbe avere risolti pericoli sulla democrazia americana. Auguriamoci che non succeda.