Al ghiacciaio della Marmolada restano non più di 15 anni di vita. È la previsione dei glaciologi dell’Università di Padova: la drammaticità della situazione emerge, spiegano, se confrontata con oltre cent’anni di misurazioni condotte dall’ateneo. “Il ghiacciaio negli ultimi 70 anni – afferma Aldino Bondesan, coordinatore delle campagne glaciologiche per il Triveneto e autore con Roberto Francese, dell’Università di Pavia, di indagini sullo spessore del ghiaccio con georadar – ha ormai perso oltre l’80% del proprio volume passando dai 95 milioni di metri cubi del 1954 ai 14 milioni attuali. Le previsioni di una sua estinzione si avvicinano sempre di più: il ghiacciaio potrebbe avere non più di 15 anni di vita”. Entro il 2035 le Dolomiti rischiano di perdere il loro gigante bianco.

La causa non sono soltanto le alte temperature, osserva il professor Mauro Varotto: arretra perché si è assottigliato il volume, non è più un ‘sistema’ vivo, comincia a erodere la superficie e quando lo spessore è inferiore a 1-2 metri lo scioglimento accelera velocemente. Un effetto che per fortuna non è uniforme sull’enorme massa: il ghiacciaio si estende dai 3.300 metri di Punta Penia ai 2.700 metri. Se in alcuni punti lo spessore è ridotto, non ci sono più i 50 metri rilevati dai georadar nel 2005, nelle aree più in salute la Marmolada potrebbe misurare ancora 20-30 metri di ghiaccio.

L’unica buona notizia, in questi mesi di lockdown nel mondo, è stata la riduzione delle emissioni di CO2 indotta dalla pandemia Covid, che influisce sul clima planetario, ma è poca cosa per invertire un trend come quello dei ghiacciai delle Alpi. Lo dimostrano le misurazioni annuali sulla Marmolada condotte da geografi e glaciologi dell’Università di Padova: “La sua superficie – osserva Mauro Varotto – è passata da circa 500 ettari stimati da Richter nel 1888 ai 123 ettari del 2018. Dal 2010 al 2020 la fronte è arretrata in media di 10 metri l’anno sui 9 segnali di misura”.

Sulla base di questi dati, ecco la predizione sul futuro del ghiacciaio veneto-trentino: “Se estendessimo il trend di riduzione di superficie degli ultimi 100 anni (3 ettari/anno) – spiega Varotto – la fine del ghiacciaio è fissata per il 2060. Se consideriamo il trend di contrazione degli ultimi 10 anni (5 ha/anno), la fine viene anticipata al 2045. Ma il trend degli ultimi 3 anni è ancora più allarmante (9 ha/anno) e potrebbe portare alla scomparsa di buona parte del ghiacciaio già nel 2031“.

La rapida contrazione dei ghiacciai e il ripetersi di eventi estremi trovano un epicentro, spiegano gli studiosi, proprio nel comune di Rocca Pietore, ai piedi della Marmolada, il territorio più colpito dalla tempesta Vaia del 2018, insignito della bandiera verde di Legambiente per l’impegno nel ripristino dei danni prodotti. Per far conoscere le attività di ricerca e sensibilizzare la cittadinanza sugli effetti del cambiamento climatico, il Museo di Geografia del Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell’Antichità ha lanciato nel 2019 l’iniziativa “Misuriamo assieme il ghiacciaio della Marmolada”, una campagna glaciologica partecipata inserita all’interno della Carovana dei Ghiacciai di Legambiente.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Trentino, altro che ordine pubblico: con gli orsi bisogna convivere. Catturarli non risolve nulla

next