di Marta Coccoluto
A meno di due settimane dalla riapertura delle scuole e con i dati dei contagi in risalita netta, si riaccende il dibattito sullo smart working. Il lavoro agile, disciplinato dalla legge 81/2017, è stato il viatico per attraversare il lungo lockdown, ma come ne siamo usciti? Intanto con un travisamento di fondo, ovvero uguagliare il lavoro da remoto, si legge da casa, con lo smart working.
Quest’ultimo sottintende una rivoluzione nel modo di concepire il lavoro, orientato agli obiettivi e ai risultati, in cui a misurare la produttività è la qualità del lavoro svolto, non più le ore trascorse alla scrivania e neanche quelle in collegamento costante da casa. Ne parla Silvia Zanella, giornalista, direttrice Comunicazione e manager per una società di consulenza, nel libro Il Futuro del Lavoro è Femmina (Bompiani), in cui dedica ampi capitoli proprio al lavoro agile.
“Lo smart working è cosa ben diversa dal telelavoro. Si basa su fiducia, responsabilizzazione, ascolto, delega. Si tratta di una vera e propria rivoluzione aziendale, dei rapporti professionali e di come viene misurata la produttività – chiarisce Zanella, – con le scuole chiuse, assenza di welfare pubblico e una non equa distribuzione dei carichi familiari e di cura, fare smart working puro è praticamente impossibile, e ciò va a svantaggio prevalentemente delle donne. Sono loro a prendere congedi, a dare le dimissioni, a rinunciare alla carriera”.
Ne ha parlato dal palco del Meeting di Rimini anche il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, sottolineando il rischio di isolamento per le donne che lavorano da remoto, che vedono venir meno “l’occasione per uscire da un certo ambiente e sviluppare elementi di socialità, (…) per interagire con altre persone”. Sono soprattutto le donne ad aver puntato a un’alleanza tra la vita professionale e quella personale, a una compenetrazione tra due ambiti rispetto a cui si è spesso costrette a scegliere, eppure alla prova dei fatti non è andata proprio così.
“Oltre al lavoro, le donne sono state incaricate tacitamente di occuparsi della gestione della casa, ma anche dei figli, con annessa la didattica a distanza, che richiede un enorme impegno”, dice Ella Marciello, direttrice creativa di Ribelli Digitali e coautrice del libro Smart Working (Hoepli).
“A causa della pandemia, le conquiste lavorative e di diritti delle donne, in special modo delle madri, hanno rischiato e rischiano tuttora un pericoloso salto indietro, in una situazione di confino umano e professionale che ricorda gli anni 50”, prosegue Marciello, che insieme a Flavia Brevi e Isotta Dell’Orto di Hella Network, ha ideato la campagna social #iorestoacasa, proprio per denunciare la condizione femminile durante il periodo di lockdown. Se il restare a casa per molte donne è stata l’anticamera della disoccupazione, è proprio nell’immediato futuro che non si deve rinunciare al cambio di passo.
A un patto nuovo e diverso tra azienda e lavoratore, mira South Working – Lavorare dal Sud, un progetto nato dall’idea di Elena Militello, all’esperienza di smartworker rientrata a Palermo dall’estero durante il lockdown, orientato a diffondere la possibilità di lavoro agile da dove si desidera, in particolare dalle regioni del Sud.
Il progetto intercetta la tendenza sempre più diffusa a voler restare a vivere e lavorare nei luoghi d’origine dopo il rientro forzato dal lockdown. Luoghi dove il costo della vita è più basso che nelle grandi città e la qualità è più alta, dove restare sperimentando modalità più spinte ed evolute di lavoro da remoto che consentano di mantenere il ruolo in azienda.
E non si tratta solo di nuove forme di conciliazione vita lavoro, ma di creare quelle condizioni per riportare al Sud Italia competenze, professionalità e anche occasioni per nuovi business, con il più ampio obiettivo della rigenerazione dei luoghi e del rilancio economico e sociale del Mezzogiorno, a cominciare dall’occupazione femminile.
È un’idea percorribile? Difficile rispondere, di certo non è impossibile, soprattutto se si riporta nel cuore del dibattito il concetto di nomadismo digitale con Internet come volano per attività mobili e indipendenti, da svolgere in vero smart working, svincolati da orari e logiche da ufficio.