Non finisce mai per la Regione Lazio la scia di problemi derivanti dagli acquisti emergenziali di dpi durante il lockdown: la società tarantina Internazionale Biolife, fino a febbraio scorso specializzata in prodotti omeopatici e per il benessere sessuale, ha deciso di agire direttamente sui conti correnti a disposizione della Protezione civile dell’ente guidato da Nicola Zingaretti. L'attuale amministratore a Ilfatto.it: "La Regione non può pensare di rivalersi su di noi per evitare guai alla Corte dei Conti"
Mascherine, tute e camici mai arrivati, ben 11,7 milioni di euro di anticipi andati “perduti” e ora anche un’istanza di pignoramento che rischia di bloccare i conti della Protezione civile per 8.640.000 euro. Non finisce mai per la Regione Lazio la scia di problemi derivanti dagli acquisti emergenziali di dpi durante il lockdown. La società tarantina Internazionale Biolife, fino a febbraio scorso specializzata in prodotti omeopatici e per il benessere sessuale, ha deciso di agire direttamente sui conti correnti a disposizione della Protezione civile dell’ente guidato da Nicola Zingaretti.
Il perché dell’azione sui conti – Il motivo sta nel fatto che la giunta regionale si è rifiutata di pagare la fattura a saldo dell’unica commessa andata a buon fine fra quelle affidata alla ditta pugliese, ovvero la partita da 6 milioni di mascherine (fra chirurgiche e Ffp2) al costo di 10.800.000 euro, per la quale era già stato pagato un acconto da 2.160.000. Questo perché la stessa Biolife, dal 30 marzo scorso, non ha ancora consegnato 2 milioni fra tute e camici, sequestrati il 28 agosto dalla Guardia di Finanza, per il quale la Regione aveva versato un anticipo di 2.800.000 euro. “Si tratta di due fatture diverse, la Regione non può pensare di rivalersi su di noi per evitare guai alla Corte dei Conti”, dice a Ilfattoquotidiano.it l’attuale amministratore di Internazionale Biolife, Luciano Giorgetti. Che poi aggiunge: “Hanno emesso dei documenti contradditori, prima ci premiano per la nostra ‘affidabilità’ e ora ci dicono che siamo ‘inaffidabili’”.
Le inchieste sulla Biolife – La Procura di Taranto sta lavorando da settimane su Biolife ed ha iscritto nel registro degli indagati i precedenti vertici: i soci Giacomo De Bellis e Antonio Formaro, il primo amministratore della società, Raffaele Buovolo, brindisino residente in Bulgaria, e il direttore commerciale, Francesco Oliverio, 40 anni, romano. Alla ditta pugliese, il 25 aprile scorso è stato affidato anche il compito di reperire 1 milione di ulteriori mascherine Ffp2 (al costo di 750.000 euro) in parziale sostituzione della maxi-fornitura non ottemperata dalla Ecotech, 7,5 milioni di dispositivi per oltre 35 milioni di euro. Una coincidenza particolare. Perché a capo della filiera di fornitori delle cosiddette “mascherine fantasma” del Lazio – sulla quale sta indagando la Procura di Roma coadiuvata dai magistrati di Taranto, Lugano e Londra – c’era proprio la Internazionale Biolife, che avrebbe dovuto vendere i dpi alla svizzera Exor che a sua volta avrebbe dovuto fornirli alla Ecotech e quindi alla Regione Lazio. Sull’affidamento del 25 aprile, la Lega nel Lazio ha presentato un’interrogazione in Consiglio regionale, in quanto la fornitura risulterebbe non essere stata ancora consegnata.
Si allarga il “buco” nel bilancio regionale – Il possibile pignoramento dei conti correnti sta mettendo in allarme i contabili della Regione Lazio. All’appello mancano ancora 11.740.000 euro dei 14.000.000 anticipati per le mascherine di Ecotech; a questi vanno aggiunti i 2.800.000 euro di acconti sborsati in favore della Internazionale Biolife per le tutte e i camici oggetto della revoca di venerdì scorso. Ancora, la Regione non sarebbe rientrata della commessa assegnata alla Worldwide Luxury Corner – che fa capo a un’ex candidata del Pd – che ha visto l’ente anticipare la somma di 2.142.149 euro. A queste situazioni, va aggiunto anche il possibile pignoramento di 8.640.000 euro operato dalla Biolife. Il totale è di oltre 25,3 milioni di euro.