Sono arrivati ieri all’aeroporto di Fiumicino cinque cittadini eritrei a cui il Tribunale di Roma aveva, lo scorso novembre, riconosciuto il diritto a fare ingresso sul territorio mediante il rilascio di un visto con lo scopo di accedere alla domanda di protezione internazionale, dopo che l’Italia li aveva soccorsi con una nave della Marina militare nel mar Mediterraneo e illegalmente respinti in Libia nel 2009.

Hanno così ottenuto finalmente giustizia e il rispetto dei propri diritti coloro che, nel 2009, in un gruppo di 89 migranti e richiedenti asilo, erano stati ricondotti dalle autorità italiane in Libia, dove erano stati vittime di condizioni inumane e degradanti, tra violenze e torture.

Dopo l’arrivo sul territorio libico tutte le persone erano state detenute, e solo dopo lunghi mesi di prigionia erano state rilasciate. Alcune di loro, nonostante il rischio di essere nuovamente respinte, avevano tentato nuovamente la traversata del Canale di Sicilia. Alcuni avevano perso la vita in naufragi negli anni successivi, mentre altri erano riusciti a raggiungere le coste italiane e ad arrivare in altri paesi, come la Germania e la Svizzera, dove hanno ottenuto la protezione internazionale.

Sedici di loro, tutti cittadini eritrei, decisero di non correre nuovamente i rischi di un viaggio in mare e di tentare di raggiungere l’Europa via terra. Dopo aver attraversato l’Egitto e il deserto del Sinai, arrivarono in Israele.

Per circa 10 anni sono rimasti bloccati in Israele, dove il loro diritto a richiedere asilo non è rispettato e col rischio costante di essere rimandati verso paesi africani che avevano stretto accordi bilaterali con Israele, come Uganda e Ruanda.

Il 25 giugno 2014, assistiti dagli avvocati Cristina Laura Cecchini e Salvatore Fachile di Asgi e sostenuti dalla documentazione fornita da Amnesty International Italia, 14 dei 16 hanno promosso l’azione legale presso il Tribunale civile di Roma nei confronti della presidenza del Consiglio e dei ministeri degli Affari esteri, della Difesa e dell’Interno dello stato italiano. Il 28 novembre 2019, è stata emessa una sentenza di portata storica.

La sentenza afferma infatti che al fine di rendere effettivo il diritto di asilo è necessario “espandere il campo di applicazione della protezione internazionale volta a tutelare la posizione di chi, in conseguenza di un fatto illecito commesso dall’autorità italiana si trovi nell’impossibilità di presentare la domanda di protezione internazionale in quanto non presente nel territorio dello Stato, avendo le autorità dello stesso Stato inibito l’ingresso, all’esito di un respingimento collettivo, in violazione dei principi costituzionali e della Carta dei diritti dell’Unione europea”.

Dopo il periodo di quarantena previsto dalle norme vigenti, i cinque cittadini eritrei potranno finalmente avviare la procedura per chiedere all’Italia il riconoscimento della protezione internazionale ed ottenere, finalmente, tutti i diritti che ne conseguiranno.

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