di Alessandro Pontone
La ricetta vincente per battere il Covid-19? Semplice, collaborando. È quel succede in una partita a Pandemic (in italiano: Pandemia). Creato nel 2007 da Matt Leacock, il gioco da tavolo inizia a mietere riconoscimenti da subito e, nel 2009, si aggiudica il Golden Geek Award nella sezione Family Board Game (l’espansione On the Brick vince intanto il premio come migliore board game expansion). Nello stesso anno sale sul gradino più basso del podio al Deutscher Spiele Preis.
Tradotto (a partire dagli esordi) in una decina di lingue, nel 2013 Pandemic viene riedito con una grafica più accattivante e l’inserimento di nuovi personaggi. Gli ingredienti per il successo ci sono ancora, e nel 2015, con l’espansione Pandemic: Legacy (negli anni le espansioni raggiungeranno il numero di 15), viene premiato come il miglior gioco dell’anno dal sito boardgamegeek.com.
Il gioco
Pandemic è giocabile da 2 a 4 giocatori, ha una durata media per partita di circa 45 minuti e vede i partecipanti collaborare al fine di riuscire a debellare quattro pericolosissime malattie che minacciano il mondo. Ogni giocatore veste i panni di un membro dell’organizzazione antibatteriologica CDC (Centers for Disease Control and Prevention, con sede ad Atlanta), chiamata a debellare le epidemie che imperversano sull’intero pianeta cercando di arginarne la diffusione.
Sono le carte il vero motore del gioco. Ce ne sono tre mazzi.
Il primo mazzo è quello delle “carte personaggio”, che consentono di selezionare i panni da vestire per sconfiggere il virus (si può scegliere tra responsabile trasporti, Medico, Scienziato, Ricercatore ed Esperto delle Operazioni). Ogni personaggio ha un potere speciale, che va sfruttato e combinato al meglio con quello degli altri per la buona riuscita della missione.
Il secondo mazzo è quello delle “carte giocatore”, che si dividono in “carte città” e “carte epidemie”. Le prime rappresentano le principali risorse dei giocatori, sono gli strumenti per effettuare spostamenti più veloci e le chiavi per trovare le cure alle epidemie. Se si pesca una carta del secondo tipo vuol dire che nel mondo si stanno diffondendo mortali pandemie che, da questo momento in poi, attaccheranno l’umanità senza tregua.
Compongono il terzo mazzo le “carte del contagio”, che decidono quali città saranno focolai di diffusione epidemica. È un po’ come per il virus che, da Wuhan, si è propagato ovunque. Lasciare una città in balia dei contagi potrebbe farne un pericoloso focolaio, con tutte le ripercussioni che abbiamo visto nella realtà negli ultimi mesi. Un evento che, ripetuto un certo numero di volte, porterà inevitabilmente alla nostra sconfitta.
I giocatori dispongono di vari strumenti per evitare la fine del mondo. Tutti i personaggi hanno opzioni diverse per spostarsi da una città all’altra: possono guidare (o volare) da un certo punto fino a un punto adiacente, per esempio, o possono scartare carte città per spostarsi sul luogo prescelto. Le carte città, oltre a consentire gli spostamenti, sono anche un importante “ingrediente” per scoprire la cura. Spendendo un’azione in un centro di ricerca, e scartando cinque carte dello stesso colore, è possibile scoprire la cura per una determinata malattia liberando il pianeta.
La vittoria si raggiunge solo quando si riescono a debellare tutte e quattro le malattie di cui sopra prima che si sviluppino otto focolai. Se ciò accade la situazione è irreversibile (ma si perde anche per situazioni meno “romantiche”, come l’esaurimento delle carte del mazzo dei giocatori o dei “cubetti malattia” da piazzare sulla mappa).
In coda
Quali sono i segreti di un gioco quasi perfetto come Pandemic? Innanzitutto l’ambientazione, coerente e molto coinvolgente: lascia i giocatori in uno stato di ansia continua, degna di un film post-apocalittico. Attrattiva anche la componente cooperativa, perfettamente in linea con la situazione mondiale in corso, contribuisce per il resto un regolamento semplice e alla portata di tutti.
Una certa aleatorietà potrebbe far storcere il naso a quei giocatori che non amano molto vedere i propri piani mandati in fumo da una pescata sfortunata. In fondo, però, nessun piano prestabilito e nessun calcolo matematico possono fermare l’avanzata di una pandemia incalzante e implacabile, pronta ogni volta a mietere, cinica e indifferente, vittime su vittime.