L'ex capitano giallorosso intervistato su Repubblica da Paolo Condò ricorda quando da dirigente cercò di portare l'ex ct in panchina: "Parlai con Antonio per dieci giorni in modo sempre più dettagliato". La missione fallì e poi si ruppe anche il rapporto con Pallotta: "Ha commesso errori, Friedkin ha capito in fretta". Poi su Pirlo allenatore: "Spero ce la faccia"
Da dirigente della Roma, Francesco Totti fece di tutto per avere Antonio Conte in panchina. L’ex ct della Nazionale alla fine decisi di cedere alla corte dell’Inter, ma oggi Totti racconta che la trattativa per averlo in giallorosso era molto più avanzata di quanto si possa pensare. La confessione arriva durante la lunga intervista a Repubblica dell’ex capitano della Roma, che si è raccontato a Paolo Condò. “Pensavo di avercela fatta, chieda a Fienga, anche lui ormai si stava convincendo”, ricorda Totti. “Parlai con Antonio per dieci giorni in modo sempre più dettagliato, voleva sapere tutto, giocatori da cedere e giocatori da prendere, clima interno allo spogliatoio, ricordo che pretendeva soltanto tre figure a contatto con la squadra, gli altri tutti lontani, e l’avremmo accontentato”, spiega ancora l’ex numero 10. Che ormai si era convinto di essere riuscito a portare Conte nella Capitale: “Ci rimasi male, quando alla fine scelse l’Inter”.
Totti racconta della sua esperienza da dirigente, delle difficoltà e della rottura con l’ex patron James Pallotta: “Ha commesso degli errori perché decideva in base a notizie riportate. Il proprietario deve viverle in diretta”. Per questo la bandiera giallorossa plaude all’arrivo di Dan Friedkin: “Ha capito in fretta la cosa fondamentale, a Roma la proprietà dev’essere fisicamente presente e l’annuncio che il figlio Ryan verrà a vivere qui va nella giusta direzione”. Per questo Totti non esclude un ritorno in società: “Non brucio dall’esigenza di cambiare, ho trovato un’altra cosa che mi appassiona. Messa in chiaro la premessa, è naturale pensare che prima o poi io e la Roma ci ritroveremo. Ma i tempi non li detto io”.
Quello che lo appassiona è la ricerca di giovani talenti: “Mi sono reinventato una vita professionale interessante e piacevole. Lavoro con vecchi amici: Candela segue la Francia, Aldair il Sudamerica. Assieme cerchiamo ragazzi con qualità di base notevoli e spieghiamo loro la mentalità che porta al vertice”. Malgrado tutto, però, “il rapporto con il ceo Guido Fienga è rimasto ottimo. E sul fatto che la Roma gradisca avermi come interlocutore quando si tratta di assistere un giovane, di fare il suo bene nel senso più ampio, beh… l’ho notato anch’io. Con piacere, naturalmente”, commenta Totti.
Lui ha scelto questa strada, mentre molti sui colleghi campioni del mondo nel 2006 ora siedono in panchina: “Quando parla un allenatore che è stato un campione, lo spogliatoio ascolta perché lo rispetta”, dice Totti a Condò. “Il rispetto per il tuo passato ti garantisce un po’ di tempo in più e Gattuso per esempio l’ha sfruttato benissimo. Pirlo? È una persona d’oro, spero sinceramente che ce la faccia e devo dire che la Juve difficilmente sbaglia una scelta. Ma non mi aspettavo un passo così deciso, non è normale che un debuttante riceva un incarico gravato da simili aspettative. Andrea dovrà essere Pirlo, vale a dire un fuoriclasse, anche in panchina. E da subito”, avverte Totti. Che in panchina vede bene anche Daniele De Rossi: “per me sarebbe prontissimo e trovavo adeguata l’idea Fiorentina. La Roma per ora lasciamola stare, Fonseca ha fatto una buona prima stagione, ha perso qualche punto dopo la ripresa ma Atalanta e Lazio erano comunque irraggiungibili“.