Il segretario Pd scrive a Repubblica: "Non è più possibile sopportare chi agisce per destabilizzare il quadro politico attuale, mentre c'è chi si carica spesso da solo la responsabilità della tenuta unitaria, l’immenso lavoro di lotta quotidiana". "Comprensibile" invece la preoccupazione "di non procedere con atti isolati che possano mettere in squilibrio il funzionamento delle istituzioni". Ecco perché "intendiamo accompagnare il taglio dei parlamentari a modifiche regolamentari e legislative"
Dietro a tanti pronunciamenti per il No al referendum c’è uno “spirito polemico contro il Pd e contro la scelta del Sì”. Il risultato è che il No diventa, “a prescindere dal merito, la clava per colpire il Pd, la maggioranza e il governo stesso”. Ma chi ha questo obiettivo meglio farebbe a “chiedere apertamente” la fine dell’esperienza di questo esecutivo Pd–M5s–Italia viva, assumendosene le conseguenza. “Si dica che si preferiscono le elezioni politiche con questa legge elettorale o un ritorno ad ipotesi di un governo di tutti che inevitabilmente umilierebbero ancora una volta la politica“. E’ il cuore della lettera inviata a Repubblica dal segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti. Che aggiunge: “Non è più possibile sopportare l’ipocrisia di chi agisce per destabilizzare il quadro politico attuale, mentre c’è chi si carica spesso da solo la responsabilità della tenuta unitaria, l’immenso lavoro di lotta quotidiana, di fronteggiamento delle drammatiche condizioni date, di far avanzare avanti, nei processi reali, le nostre idee e i nostri valori per un’Italia diversa”.
“In queste settimane – afferma Zingaretti – è cresciuta una critica molto forte e anche pretestuosa sulle difficoltà di trovare un equilibrio nei rapporti tra il Pd, i 5Stelle e Italia Viva, nel governo del Paese. (…) In verità, solo sette dirigenti erano contrari alla formazione del governo. Tutti gli altri e poi numerosi imprenditori, sindacalisti, sindaci erano uniti nella volontà di varare l’esecutivo Conte due, considerandola la sola strada per salvare l’Italia. Nelle successive e doverose trattative porre problemi di contenuto o sulla qualità dei nomi fu persino difficile rispetto alla suprema esigenza di chiudere, al più presto, il patto che sembrava possibile. In quella sede si decise di procedere al taglio dei parlamentari insieme all’avviamento di un processo di riforme regolamentari e legislative“.
Nel corso di questo anno “siamo riusciti a salvare la Repubblica da pericolose avventure e da un inesorabile declino. Abbiamo gestito bene l’emergenza del Covid. Molto meglio di numerosi Paesi anche europei. C’è stato un ricollocamento strategico dell’Italia nei rapporti con l’Europa. Guidiamo con successo un processo di rinnovamento e siamo alla vigilia del più grande piano di investimenti degli ultimi cinquant’anni che davvero può aprire inedite prospettive e un nuovo modello di sviluppo per il nostro Paese. Tutto questo, soprattutto, grazie al Pd. Alla sua battaglia ideale e politica e al suo gruppo dirigente in Italia e a Bruxelles. Siamo nelle condizioni di costruire un progetto nazionale in grado di creare lavoro, innovare il sistema produttivo, combattere le disuguaglianze sociali. Non c’è stata alcuna subalternità: abbiamo noi segnato l’identità del governo, pur in presenza di gruppi parlamentari assai ridotti per la sconfitta del 2018 e per le scissioni avvenute in seguito”.
Arrivando al referendum, Zingaretti nota che “dietro a tanti pronunciamenti per il No” ci sono “due motivazioni diverse. La prima: una comprensibile e sana preoccupazione di non procedere con atti isolati che possano mettere in squilibrio il funzionamento delle istituzioni e della democrazia. Questa preoccupazione è anche la nostra. (…) Ecco perché intendiamo accompagnare il taglio dei parlamentari a modifiche regolamentari e legislative capaci di garantire l’integrità delle istituzioni, il rapporto di esse con i cittadini e la rappresentanza di tutti i territori italiani. In queste settimane ho lavorato per raccogliere e dare una risposta a questi timori; infatti, con l’iniziativa politica del Pd si è riaperto un dibattito che spero si possa concretizzare nei prossimi giorni (…) Ma accanto a esigenze vere e sincere vedo anche il crescere, soprattutto fuori di noi, di uno spirito polemico contro il Pd e contro la scelta del Sì. Il Pd fa sentire la sua voce e questo dà fastidio a molti”. E questo spirito polemico nasce, per il leader dem, da “un’insofferenza verso il governo, la maggioranza e il lavoro svolto. Il No così diventa, a prescindere dal merito, la clava per colpire il Pd, la maggioranza e il governo stesso“. Ma “se si vuole indebolire il Pd e il governo si chieda apertamente la fine di questa esperienza. Si dica che si preferiscono le elezioni politiche con questa legge elettorale o un ritorno ad ipotesi di un governo di tutti che inevitabilmente umilierebbero ancora una volta la politica”.