Da una settimana i docenti vengono attaccati per la presunta defezione di fronte ai test sierologici mentre molti di loro, come tanti italiani, erano altrove in vacanza. Considerando poi che il rapporto alunni/docenti è di almeno 5 a 1, i ragazzi sono mediamente meno rispettosi delle regole e più facilmente asintomatici rispetto al Covid-19 e l’elevata età media degli insegnanti esclude per lo più che si dedichino a movida e discoteche ma li pone a rischio molto più serio rispetto alla malattia, è palese che il personale della scuola è la potenziale vittima di contagio, non il potenziale untore come si sta facendo credere. Quindi qualsiasi tipo di test dovrebbe essere fatto prima sugli allievi.
Inoltre, secondo l’apposita pagina del Ministero della Sanità, “I test sierologici, pur risultando importanti nella ricerca e nella valutazione epidemiologica della circolazione virale (cioè per le statistiche sui contagi precedenti, ndr) non sono attualmente dirimenti per la diagnosi di infezione in atto, in quanto l’assenza di anticorpi non esclude la possibilità di un’infezione in fase precoce, con relativo rischio che un individuo, pur essendo risultato negativo al test sierologico, risulti contagioso” e i falsi positivi sono molto superiori alla media dei test per via delle reazioni crociate con altri virus omologhi. “Inoltre, non esiste alcun test rapido validato per la diagnosi di contagio virale o di COVID-19″. Ecco perché i test agli insegnanti sono volontari.
Invece, “allo stato attuale il Comitato Tecnico Scientifico (CTS) ritiene che l’approccio diagnostico standard rimane quello basato sulla ricerca dell’RNA nel tampone rino-faringeo”, mentre a coloro che tacciano pubblicamente di irresponsabilità i docenti per la bassa adesione al test sierologico risponde il dott. Paolo Spada, chirurgo esperto di numeri del Covid, che riporta anche le fonti dell’Oms e dei centri internazionali sulla diffusione delle malattie.
La polemica a danno dei docenti è un’arma di distrazione di massa per coprire il vero problema: la tutela dei lavoratori della scuola in generale ed in particolare dei lavoratori fragili, ovvero il personale con età avanzata e/o con eventuali patologie aggravanti il rischio di morte in caso di contagio Covid.
I docenti fragili e non, infatti, verranno mandati allo sbaraglio, visto che non è più richiesto di garantire il distanziamento nei primi mesi, la misurazione della febbre sarà fatta (?) a casa e si assiste a un balletto sull’obbligo di uso delle mascherine, che qualcuno definisce una “tortura”…
Mentre poi le associazioni dei medici del lavoro e competenti avevano individuato una vasta serie di patologie da sole in grado di far prevedere una evoluzione più grave per i lavoratori di tutti i settori in caso di contagio, il lavoro agile a scuola è stato eliminato ed arriverà a breve anche una stretta su tipo e gravità delle malattie (almeno due, è già stato aggiunto) che pongono il lavoratore a rischio.
Il problema è di tutti i lavoratori, ma ci sono settori, come la scuola, dove il tipo e la numerosità dell’utenza e la continguità quotidiana con essa pone maggiormente a rischio rispetto al lavoro all’aperto o in contesti di soli adulti con pochi operatori per metro quadro o vetri di protezione.
Verranno quindi obbligati al servizio in presenza anche tanti lavoratori con malattie croniche dell’apparato respiratorio che predispongono a frequenti affezioni infiammatorie o batteriche (inutile il vaccino stagionale). Questi, complici le correnti d’aria dovute alla necessità di arieggiare gli ambienti, si ammaleranno continuamente, con sintomi che simulano il Covid.
Forse si riterrà sacrificabile il docente che ad ogni episodio morboso avrà paura di aver contratto il virus, dovrà fare il tampone, subirà incolpevole le lamentele dell’utenza per la discontinuità del servizio e dovrà assumere antibiotici o antinfiammatori che nel complesso lo indeboliranno di fronte ad una infezione da Covid-19, ma almeno le misure di tutela del lavoratore siano adottate per evitare alle scuole continui allarmi, problemi didattici e procedure straordinarie anti-contagio.