Danilo Marino, vigile del fuoco di 39 anni, originario di Formia ma in servizio a Verona, è ora fuori pericolo dopo 4 ore in balia delle acque dell'Adige in piena e una temperatura corporea scesa fino a 34 gradi. Trasportato in stato d'ipotermia all'ospedale di Borgo Trento, già lunedì mattina ha potuto riabbracciare i suoi cari. La moglie: "Sono molto fiera di lui, per fortuna ho sentito dell'accaduto solo dopo averlo visto sano e salvo"
Ha tentato di salvare un ragazzo che si era gettato nelle acque dell’Adige ma è stato trascinato per 16 chilometri dalle correnti del fiume, superando due dighe, prima di essere salvato dai suoi colleghi. Arrivato all’ospedale in stato d’ipotermia, Danilo Marino, vigile del fuoco di 39 anni, originario di Formia ma in servizio a Verona, è ora fuori pericolo dopo 4 ore in balia delle acque dell’Adige in piena e una temperatura corporea scesa fino a 34 gradi. “Ho fatto solo il mio lavoro, stavo pensando solo a quello, e al dispiacere di non aver salvato una vita”, ha spiegato il pompiere.
Tutto è iniziato domenica sera mentre al Teatro Romano di Verona era in corso un evento. Attorno alle 21.30, un medico della Croce Rossa in servizio nella struttura si è accorto che sul vicino Ponte Pietra c’era un uomo che si era sporto in maniera pericolosa sul parapetto che gridava: “Non voglio più vivere”. Gettatosi nelle acque dell’Adige, è stato raggiunto da due poliziotti che, per primi, hanno tentato di salvarlo. Si sono tuffati in acqua, riuscendo a prenderlo e, trascinati poco più a valle dalla corrente, si sono aggrappati a un ramo che sporgeva dalla riva. Nel frattempo sono arrivati sul posto anche i vigili del fuoco e Marino, vestito con l’idrotuta, si è avvicinato al gruppo in pericolo nel tentativo di salvare il ragazzo e gli agenti.
Quando sembrava fatta, il ramo a cui i due poliziotti e il ragazzo, d’origine moldava, si erano aggrappati, si è spezzato e il sommozzatore, insieme al ragazzo e a uno degli agenti sono stati trasportati via dalla corrente del fiume. Il poliziotto è riuscito a mettersi in salvo un centinaio di metri più avanti, mentre il vigile del fuoco è rimasto intrappolato nelle correnti del fiume. Passato attraverso le dighe di Pestrino e Zevio, Marino ha dovuto attendere per più di quattro ore prima che i suoi colleghi siano riusciti a individuarlo e recuperarlo.
Lo hanno trovato alle 2.15 vicino a un ponte che collega Zevio, una cittadino a sud-est del capoluogo veneto, dove Marino era riuscito ad aggrapparsi. Dopo il salvataggio è stato portato all’ospedale di Borgo Trento, in stato d’ipotermia. Già lunedì le sue condizioni sono migliorate e ha potuto abbracciare i due figli e la moglie. La compagna, raggiunta dal Corriere, ha commentato dicendo: “Sono molto fiera di lui, per fortuna ho sentito dell’accaduto solo dopo averlo visto sano e salvo”. Intanto, continuano le ricerche del ragazzo gettatosi nel fiume: di lui ancora non c’è traccia.