Il via libera definitivo del Comitato tecnico scientifico è atteso a ore, ma l'orientamento è quello di scartare le mascherine di comunità a scuola. Pregliasco: "Le chirurgiche sono all’insegna della massima prudenza, anche perché sono usa e getta e non presentano dubbi legati, ad esempio, alla disinfezione e al riuso"
Arriva oggi l’ufficialità, ma la strada sembra segnata: il Comitato tecnico scientifico sceglie la mascherina chirurgica per i bambini e gli studenti che torneranno a scuola, preferendola a quella di comunità (cioè di stoffa) e contando sugli 11 milioni di pezzi che il commissario Domenico Arcuri ha promesso di inviare ogni giorno agli istituti. Per i prof invece il Cts ha dato il via libera alla mascherina trasparente’: il nome tecnico è ‘mascherina per lettura labiale’, un dispositivo – peraltro indispensabile negli istituti per ragazzi sordomuti – che permette di leggere il labiale degli insegnanti e facilita la comprensione e il dialogo anche in caso di alunni non udenti.
Il progetto, unico in Italia, delle mascherine trasparenti è stato presentato al team del commissario per l’emergenza Arcuri dall’azienda ‘Under Shield’ di Fontaniva (Padova), che lo ha elaborato insieme all’Istituto per sordi Magarotto di Padova e Roma. “Il Cts – riferisce all’Adnkronos Salute Paolo Pandin, fondatore di ‘Under Shield’ – chiedeva che questo tipo di mascherine avessero il marchio Ce (che attesta la conformità del prodotto ai requisiti previsti dalle direttive comunitarie) e noi ci siamo adeguati. La settimana prossima le nostre mascherine trasparenti saranno omologate come dispositivi di protezione. Siamo quindi pronti a partire con la produzione”. Il dispositivo debutterà proprio all’Istituto Magarotto.
Tra gli esperti che sposano la linea del Cts sulle mascherine chirurgiche a scuola, anche il virologo dell’Università degli Studi di Milano Fabrizio Pregliasco, che sottolinea come “in questi mesi si sono moltiplicati gli studi sull’efficacia anti-Covid dei vari tipi di mascherine e visiere disponibili. Ebbene, le chirurgiche sono all’insegna della massima prudenza, anche perché sono usa e getta e non presentano dubbi legati, ad esempio, alla disinfezione e al riuso“. Pregliasco sottolinea poi quanto sia prioritario che la distribuzione negli istituti sia “regolare”, che ci sia “un ricambio adeguato e la gratuità dei dispositivi”.
Pregliasco, rivolgendosi a presidi e dirigenti scolastici, parla di “momento delicato”, ma ricorda che “non si trovano con una tempistica e una pressione identica a quella che abbiamo dovuto affrontare noi, come direttori sanitari, in piena emergenza. Ormai conosciamo le misure chiave per frenare il virus, mentre ad esempio con le riaperture sembrava quasi necessaria una preparazione chirurgica per prendere un caffè. Poi si è visto che bastavano attenzione e buon senso”. Fondamentali a scuola per ridurre i rischi per studenti e prof sono quindi “mascherine efficaci, pulite e messe correttamente, distanziamento sociale e igiene delle mani. In questi giorni – conclude Pregliasco – le scuole si trovano a fare i conti con una fase di assestamento che porterà a una nuova normalità nelle aule”. Almeno fino a quando non ci sarà un vaccino.