Dopo il crollo del secondo trimestre, nel periodo luglio-settembre l’economia italiana rimbalzerà a doppia cifra. Anche se il livello del prodotto interno lordo resterà più basso rispetto a prima della pandemia e la strada da fare per recuperare il divario è molto lunga. Sono le stime di Istat e Ref Ricerche, che confermano la ripresa in corso pur con molti timori per l’autunno e le eventuali nuove misure restrittive per limitare i contagi.
Ref – una delle quattro società di analisi che l’Ufficio parlamentare di bilancio utilizza come punto di riferimento per le proprie previsioni – nel suo ultimo documento sulla congiuntura attesta come il secondo trimestre sia stato senza dubbio “il momento peggiore per la nostra economia“, con un “collasso dell’attività economica senza precedenti” e una “caduta di entità drammatica” dell’occupazione. Ma “già nel terzo
trimestre il Pil e le ore lavorate registreranno un ampio recupero”. Pesa in positivo il fatto che la caduta dei consumi sia risultata “decisamente più accentuata rispetto a quella del potere d’acquisto delle famiglie” grazie all’aumento dei trasferimenti da parte dello Stato, che hanno “comportato una contrazione dei redditi delle famiglie decisamente inferiore rispetto a quanto si sarebbe verificato in assenza delle misure di finanza pubblica adottate, e anche recentemente rafforzate con la manovra di agosto”. Così si è assistito ad un forte aumento del risparmio, che è la “controparte della riduzione del risparmio pubblico, dato il forte aumento del deficit pubblico in corso. In questo modo si è consentito alle famiglie di accumulare potere d’acquisto da spendere nella fase di ripartenza dell’economia nella fase post-lockdown“.
Questo nonostante il crollo dell’occupazione che, rilevano gli analisti, è stato ben superiore rispetto a quel che emerge dai dati ufficiali: se si guarda alle unità di lavoro standard (che “normalizzano” le posizioni a tempo parziale sulla base di un orario di lavoro annuale standard e scorporano il monte ore di Cig), si vede come siano calate, sebbene in via temporanea, addirittura del 17%. “La quantificazione del numero di occupati corrispondenti alla riduzione delle ore lavorate è impressionante: ben 5 milioni, rispetto ai circa 750mila occupati in meno calcolati sulla base delle “teste”“, si legge nell’ultimo rapporto Congiuntura Ref.
Ora comunque molte indicazioni convergono nel confermare il recupero iniziato con le riaperture di maggio: “i consumi di input energetici hanno approssimato ad agosto i livelli del 2019″, i dati sui consumi
di benzina a luglio “mettono in evidenza una normalizzazione graduale della mobilità, mentre le immatricolazione
di autovetture hanno continuato a risalire la china”. E “anche le informazioni relative alla stagione turistica mostrano certamente una situazione molto difficile, ma meno grave rispetto alle attese” grazie alla scelta di molti italiani che hanno fatto le vacanze all’interno dei confini nazionali.
Non solo: le survey dell’Istat presso i consumatori hanno confermato la relativa tenuta delle attese dopo il crollo di marzo-maggio. Per il Ref “è anche un esito dell’efficacia delle politiche, che hanno limitato la trasmissione della caduta della produzione ai livelli occupazionali. Grazie all’utilizzo degli ammortizzatori sociali è stata ridimensionata la percezione di precarietà delle prospettive economiche da parte delle famiglie, prevenendo quindi una situazione di crollo delle aspettative che avrebbe aggravato ulteriormente l’andamento dei consumi”.
Secondo Ref, a conti fatti l’aumento del prodotto “potrebbe superare il 10 per cento rispetto ai minimi toccati nel secondo trimestre. L’incognita principale è rappresentata ancora dall’evoluzione dell’epidemia, anche alla luce dell’aumento del numero dei contagi osservato negli ultimi giorni”. Ottimista anche l’Istat: nell’audizione alla commissione Bilancio della Camera sull’utilizzo delle risorse del Recovery fund Roberto Monducci, direttore del Dipartimento per la produzione statistica, ha detto che “a luglio stime preliminari sui flussi commerciali con i paesi extra-ue indicano la prosecuzione della fase di risalita delle vendite all’estero, con un dimezzamento del calo tendenziale dell’export osservato a giugno”. E “il livello di produzione industriale registrato a giugno, seppure ancora inferiore del 12,8% rispetto a febbraio, determinerebbe una crescita media del terzo trimestre rispetto al secondo del 16,4%, nell’ipotesi che l’indice restasse invariato nei mesi estivi”.
Tuttavia, ha spiegato Monducci, “il passaggio da un rimbalzo alla ripresa richiede il mantenimento di un sentiero di crescita della produzione industriale positivo anche nei mesi estivi, seppure a tassi mensili più moderati di quelli dei due mesi precedenti”. Anche Ref invita alla cautela: “Questi segnali di miglioramento potrebbero
attenuarsi nel corso della parte finale dell’anno. I rischi sono soprattutto relativi all’incerta evoluzione dell’epidemia, ma anche al fatto che con il passare dei mesi alcuni settori maggiormente colpiti dalla crisi potrebbero vedere l’uscita dal mercato di un numero significativo di imprese. Dopo l’atteso rimbalzo del terzo trimestre, le prospettive sono più incerte”.