Scuola

Rientro a scuola, servono tamponi costanti come per i calciatori. O l’istruzione conta meno?

Distanziamento, mascherine, sanificazione, disinfettanti, termoscanner, percorsi obbligati, banchi monoposto, aule inadeguate, organici insufficienti, trasporti da definire, orari da determinare, doppi turni responsabilità legali. Ho sicuramente dimenticato qualcosa in questa estate da incubo per chi nella scuola, e rappresenta la maggioranza, si è trovato nella condizione di decidere come far ripartire le lezioni in sicurezza.

Conosco moltissimi dirigenti scolastici, collaboratori ed insegnanti che hanno “smontato” e rimontato le modalità di lezione a seconda delle circostanze, delle circolari ministeriali e delle indicazioni del comitato tecnico scientifico. So quanto queste persone stiano impegnandosi allo spasimo per poter dire, consapevoli delle necessità di sicurezza sociale da garantire: siamo pronti ad iniziare la scuola.

Immagino anche i timori di dover gestire situazioni complicate senza il supporto sanitario adeguato: se uno studente alla terza ora di lezione diventa febbricitante si può intravedere la psicosi collettiva destinata a scatenarsi nella comunità scolastica.

Insomma i problemi sono tanti soprattutto dopo aver scoperto che per la scuola dell’infanzia, la primaria e per la stragrande maggioranza degli alunni disabili la Dad (didattica a distanza) non può essere considerato una strumento efficace. La scuola, lo abbiamo ascoltato e ripetuto più volte, è altro.

Però qualcuno, mi riferisco alle società professionistiche di calcio, ha trovato una strada per riprendere allenamenti e competizioni. Come prescritto dal comitato tecnico scientifico i calciatori sono costretti a ripetere i tamponi ogni 4 giorni. Tutti, nessuno escluso.

Già prevedo l’obiezione che questo è praticamente impossibile da praticare per gli 8 milioni di studenti ed il milione di insegnanti e personale della scuola italiana… Forse però è una indicazione da considerare seriamente, forse potrebbe essere una direzione da intraprendere pensando innanzitutto ai bambini più piccoli, a turni di scuola da definire.

Capisco che stiamo attraversando un mare in burrasca ma, forse, insieme riusciremo ad uscirne mettendo un ordine alle priorità. La scuola lo è molto di più del campionato, i nostri figli ed i loro insegnanti valgono molto di più di un ottimo centravanti. O mi sbaglio?