di Sara
Finalmente è settembre e anche i genitori di bambini e bambine di tenera età stanno ripartendo con la riapertura degli asili nido e un’organizzazione familiare e lavorativa meno in preda “ad una crisi di nervi”. Ovviamente noi genitori, per arrivare a settembre preparati, ci siamo mossi a partire da gennaio con le domande di pre-iscrizione al nuovo anno, fase pre-Covid.
Durante i mesi di chiusura, poi, chi ha inserito il figlio/a in un asilo nido privato (per mancanza di posti al comunale) si è visto arrivare richieste di sostegno a titolo volontario, facendo leva sull’ansia genitoriale “altrimenti a settembre non sapremo se saremo a aperti o no”, richiesta di pagamento della retta anticipata del primo mese a giugno (quando ancora non erano chiare le direttive del ministero), richiesta di aumento della quota perché si “vociferava” la necessità di assumere nuove educatrici in considerazione delle linee guida che prevedevano un rapporto insegnante-bambino più ristretto rispetto alla fase pre-Covid (cosa che poi non è stata attuata, rispetto invece all’aumento della quota che è stato mantenuto).
Ora che finalmente tutto sembrerebbe riprendere, ecco che arriva il nuovo regolamento, in cui all’articolo relativo alle quote mensili viene riportato: “In caso di chiusura della struttura per motivi indipendenti dalla volontà dei titolari (a titolo esemplificativo e non esaustivo, ipotesi di nuova emergenza sanitaria, pandemia, eventi naturali…) la quota del primo mese di riferimento viene ridotta al 50% e per gli eventuali mesi di chiusura successivi viene richiesto il pagamento della quota mensile di € 150,00.”
Oltre alla quota non viene fatta menzione di possibilità immediata di recesso del contratto in caso di chiusura della struttura per motivi indipendenti dalla volontà delle titolari. Inoltre l’asilo nido in questione è in convenzione con la regione e riceve anche un contributo dalla stessa, per cui mi chiedo se ci sia uniformità nei regolamenti degli asili nido privati convenzionati.
Come genitore, lavoratore e cliente di un servizio mi sono indignata nel leggere tra le righe la responsabilità del rischio di impresa a carico del cliente. Mi chiedo se è possibile che le imprese in epoca post-Covid possano comportarsi in questo modo, e quali sono le conseguenze economiche e sociali dei rischi futuri sulla spesa dei singoli cittadini.