In Europa tornano le miniere. Paradossalmente, l’attività estrattiva in territorio europeo è ritenuta indispensabile per attuare il Green Deal: per compiere la rivoluzione “verde” dell’economia, c’è bisogno di materie prime che ad oggi vengono estratte in pochi Paesi del pianeta, e non sempre in condizioni sostenibili. Così la Commissione europea ha lanciato un piano di azione per il reperimento di materie prime fondamentali come il litio, indispensabile per le auto elettriche, e la grafite. Secondo il documento, il fabbisogno europeo di litio aumenterà di almeno 18 volte di qui al 2030 e di 60 volte entro il 2050. Oggi il litio viene estratto in pochi Paesi: Cile, Australia, Argentina e Cina. In Europa il Portogallo ha riserve limitate del metallo, che per la prima volta è stato inserito nella lista delle materie prime fondamentali dell’Ue. La lavorazione avviene oggi principalmente in Cina. Anche la grafite, essenziale per le batterie, viene estratta per il 65% in Cina, dove viene lavorata in impianti molto inquinanti.

Per fare un uso migliore delle risorse disponibili in Europa, la Commissione lavorerà con gli Stati membri per identificare progetti minerari e di lavorazione delle commodities nell’Ue che possano essere operativi entro il 2025. Un’attenzione particolare sarà dedicata alle regioni dove si estrae ancora il carbone e ad altre regioni in transizione, con riguardo per le competenze e il know how accumulati nel campo dell’attività mineraria e della lavorazione. Anche aumentare la capacità di lavorazione, oltre a quella estrattiva, è fondamentale per ridurre la dipendenza da altri Paesi.

Nelle prossime settimane, la Commissione creerà un’Alleanza europea che, riunendo tutti i principali portatori di interesse, si focalizzerà sui bisogni più urgenti. Gli obiettivi sono aumentare la resilienza nelle terre rare – elementi come l’ittrio e lo scandio, più i 15 lantanoidi, dal lantanio al lutezio – e nei magneti, poiché si tratta di due materie fondamentali per l’industria europea delle energie rinnovabili, dello spazio e della difesa; migliorare l’attività esplorativa, utilizzando anche il programma di osservazione satellitare Copernicus; sostenere la ricerca e l’innovazione, specie nelle tecnologie minerarie e nel riciclo. Entro la fine del 2021, verranno definiti dei criteri sostenibili per finanziare l’industria mineraria e verrà mappato il potenziale per le materie prime secondarie, cioè estratte dai rifiuti, identificando progetti fattibili di riciclaggio entro il 2022.

E per quanto riguarda quelle materie prime che nei territori europei non si trovano, l’anno prossimo partiranno progetti di partnership con il Canada, i Paesi africani e con i Paesi territorialmente vicini all’Europa. In questo ambito e in tutte le sedi internazionali, l’Ue si batterà per attività minerarie sostenibili e responsabili e per la loro trasparenza. “La verità nuda e cruda è che siamo largamente dipendenti da materie prime non sostenibili, che vengono da Paesi con standard ambientali e sociali più bassi, con meno libertà e dall’economia instabile – ha detto il vicepresidente della Commissione Europea Maros Sefcovic, presentando in videoconferenza stampa a Bruxelles la strategia Ue sulle materie prime -. Il nostro piano di azione delinea misure concrete, che renderanno l’Europa più resiliente e sosterranno la nostra autonomia strategica in un mondo interdipendente”. L’Unione Europea promuoverà progetti estrattivi sul territorio, ma le miniere avranno “i più alti livelli di standard ambientali. E quando dico i più alti, intendo i migliori del mondo”, assicura Sefcovic. “Sappiamo quanto questo è importante per avere l’appoggio delle comunità locali, che spesso si oppongono all’avvio dell’attività estrattiva”.

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