La Südtiroler Volkspartei cerca da tempo un modo per consentire ai medici che sanno solo il tedesco di esercitare comunque nel privato (nel pubblico viene garantito il bilinguismo): il provvedimento è stato inserito con un emendamento nel decreto Semplificazioni e ha ottenuto il via libera in Commissione, manca solo l'ok a Palazzo Madama. Dove i tre senatori sudtirolesi sono pronti - in cambio - a votare la fiducia. La Federazione degli ordini chiede un "passo indietro"
Basta sapere il tedesco per iscriversi all’albo dei medici ed esercitare la professione in Provincia di Bolzano: la Südtiroler Volkspartei è riuscita a ottenere il primo sì a una norma cruciale per il consenso locale del partito di governo in Alto Adige. Il provvedimento infatti è contenuto in un emendamento al decreto Semplificazioni, presentato dalla senatrice Svp e presidente del Gruppo per le Autonomie, Julia Unterberger: la norma ha già ottenuto il via libera in Commissione, grazie ai voti della maggioranza. Ora manca solo il suo inserimento nel maxi-emendamento che sarà votato in Aula a Palazzo Madama insieme al decreto, su cui il governo si prepara a mettere la fiducia. Al Senato i voti dei tre senatori Svp, potenzialmente importanti per garantire al governo una solida maggioranza, arriveranno solo in cambio dell’ok alla norma. Intanto protesta la Fnomceo (Federazione degli ordini dei medici) che, attraverso il presidente Filippo Anelli, ha chiesto al governo e al Parlamento di fare un “passo indietro”.
Da tempo la Svp cerca una soluzione per consentire ai medici tedeschi che non conoscono l’italiano di esercitare comunque la loro professione, almeno nel privato. Un modo per fare arrivare professionisti dalla Germania e dall’Austria e sopperire alla carenza di camici bianchi soprattutto nelle valli, dove il tedesco resta la lingua più parlata. Un problema concreto, tanto che l’Asl ha dovuto prorogare fino a fine 2021 i contratti dei medici senza bilinguismo e senza specializzazione per evitare di rimanere senza medici. Inoltre la modifica, ha sottolineato al Corriere dell’Alto Adige il consigliere provinciale M5s Diego Nicolini, “a parti invertite, darà un’opportunità in più ai medici di sola lingua italiana”. Come sempre però, la partita è soprattutto politica: dopo il caso Thomas Müller, primario del laboratorio dell’ospedale di Bolzano radiato (e poi riammesso) dall’ordine provinciale nel luglio 2019 per conoscenza solo “passiva” dell’italiano, la destra sudtirolese ha cominciato una pesante campagna elettorale per denunciare la carenza di medici che conoscano la lingua tedesca. La Svp ha cercato di correre ai ripari già a ottobre scorso, con una legge provinciale finita al centro delle polemiche perché dal testo era stato rimosso il nome ‘Alto Adige’. Come già allora aveva spiegato ilfattoquotidiano.it, la vera partita era un’altra: non la toponomastica, bensì l’accesso all’albo dei medici di chi parla solo tedesco.
Il governo però, per mano del ministro Francesco Boccia, ha impugnato la norma. Il partito di governo sudtirolese allora ha scelto un’altra strada e con il decreto Semplificazioni si è presentata la prima occasione utile. “Per il territorio della Provincia autonoma di Bolzano, la conoscenza della lingua tedesca costituisce requisito sufficiente di conoscenza linguistica necessaria per l’esercizio delle professioni sanitarie”, si legge nell’emendamento presentato dalla senatrice Unterberger ma firmato anche da Steger, Durnwalder e Laniece. A tutela del bilinguismo viene almeno previsto che “nei servizi sanitari di pubblico interesse l’attività deve essere organizzata in modo che sia garantito agli utenti l’uso delle due lingue, italiana e tedesca”.
Il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, ha provato subito a spegnere ogni polemica: “La modifica normativa che è in discussione al parlamento riguarda soltanto la mera iscrizione dei medici di lingua tedesca all’ordine con riferimento specifico soltanto all’esercizio della professione privata sul territorio della Provincia di Bolzano”. “Per quanto riguarda il servizio sanitario pubblico – ha ribadito il governatore Svp – vige comunque e vigerà sempre l’obbligo della conoscenza della lingua italiana, oltre a quella della minoranza tedesca sul territorio”. Secondo Kompatscher, “la normativa si rende necessaria perché la direttiva europea prevede espressamente che gli stati là dove alla lingua ufficiale dello stato esistono altre lingue amministrative equiparate, l’esercizio della professione deve essere possibile anche per coloro che parlano quella lingua amministrativa”.
Le critiche arrivano comunque, a partire dalla Federazione degli ordini dei medici: “Non sapevo che la provincia di Bolzano fosse stata annessa all’Austria – ha ironizzato il presidente Anelli – La lingua ufficiale del nostro Paese, del nostro Servizio sanitario nazionale, è ancora l’italiano“. “Comprendiamo l’importanza del bilinguismo in Alto Adige e, anzi, lo appoggiamo”, ha proseguito il numero uno di Fnomceo, ma “esprimiamo la nostra contrarietà, anche in considerazione del fatto che una legge provinciale che andava nella stessa direzione è stata impugnata dal governo italiano di fronte alla Corte Costituzionale”. “Ci appelliamo dunque al governo e al Parlamento perché facciano un passo indietro e stralcino l’emendamento. Chiediamo in particolare alla Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati lo stralcio per estraneità di materia”, ha concluso Anelli.
Da Bolzano, dove è intervenuta durante la campagna elettorale per le comunali, la leader di Fratelli d’italia Giorgia Meloni ha criticato non tanto il merito ma il metodo: “Non si modifica lo Statuto d’autonomia con una legge ordinaria e certamente non ponendo il voto di fiducia”, ha detto Meloni. Aggiungendo: “La questione è come possiamo garantire a tutti i cittadini in Alto Adige, quelli di lingua italiana e tedesca, di essere curati, comprendendo il medico. Non credo che la via sia quella indicata dal governo”. Malumori anche di una minoranza interna ai Cinquestelle, come dimostra il post su Facebook della ex ministra della Salute, Giulia Grillo: “Anche se in uno dei commi è specificato che nei servizi sanitari di pubblico interesse debba essere garantito il bilinguismo, non è sufficiente a rendere l’emendamento neanche lontanamente accettabile“, ha scritto la deputata Cinquestelle.
La Svp non replica e si prepara al voto a Palazzo Madama: il decreto Semplificazioni deve essere approvato entro il 14 settembre. “La maggioranza ha espresso un voto compatto sul nostro emendamento. Ringrazio tutti i colleghi di Pd, M5s, Italia Viva che sono convenuti sulle nostre posizioni al termine di un confronto intenso ma fecondo”, ha detto il senatore Dieter Steger, uno degli artefici della trattativa. Un modo per ricordare che una volta ottenuto il via libera definitivo al provvedimento, la Svp garantirà i suoi tre sì al voto di fiducia. La Südtiroler Volkspartei si prepara a proseguire il dialogo con il governo: i prossimi nodi riguardano la revisione del Patto di garanzia sul gettito fiscale, la concessione dell’autostrada A22, ma anche le regole su orsi e lupi.