L’ordinanza è ovviamente una provocazione, ma il problema è concreto: Gianluigi Littarru, sindaco di Desulo, comune in provincia di Nuoro, ha proposto “l’abolizione dei gruppi WhatsApp delle mamme” in vista della riapertura delle scuole. Il suo messaggio su Facebook è scritto in burocratese, proprio come un’ordinanza, e prevede per “mamme, zie e nonne il divieto di utilizzo degli attuali gruppi medesimi nonché il divieto assoluto di creare nuovi cosiddetti ‘gruppi mamme’ o analoghi”, pena il ” sequestro dello smartphone” e “la sospensione dell’account Whatsapp fino al termine dell’anno scolastico”. Il sindaco ha poi precisato che non c’è nessuna accusa al mondo femminile. Anzi, “lì si parlava di gruppi di mamme. Ma mi riferivo anche ai papà che sono presenti in quei gruppi o che, pur non essendo presenti, dicono la loro. A volte senza nemmeno attingere personalmente a quelle notizie, vere o false, che si diffondono nelle chat. Estendo l’appello a tutti i genitori, per completezza”, ha spiegato intervistato da Giornalettismo.

Come ha confermato nell’intervista, il post su Facebook è scherzoso ma i timori del sindaco sono concreti: l’inizio della scuola, specialmente in epoca Covid, “potrebbe causare una esplosione di messaggi ed esternazioni in grado di confondere ancora di più la cittadinanza – si legge nella finta ordinanza – nonché di riflettersi negativamente sia sul personale docente che quello non docente”. Per questo, e “constatato purtroppo che, immancabilmente, immutatamente, la responsabilità viene imputata al sottoscritto (“La colpa è sempre del Sindaco”)”, Littarru propone il divieto assoluto di usare o creare le chat delle mamme, ricordando anche che “la piattaforma Whatsapp può essere usata come uno strumento valido di comunicazione e scambio di messaggi e/o documenti soprattutto mediante lo strumento dei gruppi”. In fondo al post l’ultima avvertenza: “Non è ammesso ricorso al Tar perché contrariamente a quanto pensino le mamme, il sindaco ha sempre ragione“.

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