Il ministro dello Sviluppo, intervistato da La Stampa, traccia gli obiettivi: confermare il bonus sulle ristrutturazioni edilizie, così come il pacchetto per l’innovazione. Si sta ragionando inoltre su un’estensione della decontribuzione ai dipendenti delle aziende del Nord. Misure da finanziare "in parte con il Recovery Fund europeo". Ma smentisce che il governo punti a ottenere un anticipo di quelle risorse già quest'anno: "Nulla di tutto ciò"
L’ecobonus al 110% sulle ristrutturazioni edilizie diventerà strutturale, come anche tutto il pacchetto per l’innovazione. Mentre la decontribuzione del lavoro dipendente per le aziende del Sud potrebbe essere estesa a quelle del Nord. E il governo pensa a “uno sconto fiscale al cento per cento sugli utili reinvestiti“. Sono gli obiettivi dichiarati dal ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, intervistato da La Stampa. I provvedimenti “verranno finanziati in parte con il Recovery Fund europeo”, spiega il titolare del Mise. Che però smentisce recisamente le indiscrezioni – riportate nei giorni scorsi da Repubblica – stando alle quali il governo avrebbe nutrito la speranza di ottenere un anticipo di quelle risorse già quest’anno: “Nulla di tutto ciò”.
Bisogna “rendere strutturali” le misure, dice Patuanelli, “dal superbonus edilizio a quello per l’innovazione delle imprese, il ‘mondo 4.0‘, potenziandone le aliquote”. Quanto alla decontribuzione per il lavoro dipendente per le aziende del Sud, “stiamo ragionando su un’estensione della misura ai dipendenti delle aziende del Nord e uno sconto fiscale al cento per cento sugli utili reinvestiti”, aggiunge. I primi fondi potrebbero arrivare già entro quest’anno ed entro la primavera del 2021 “potremo avere il dieci per cento dei progetti finanziati. Il resto nella seconda parte dell’anno o nel 2022″. Patuanelli non ritiene invece che i fondi del Mes “siano lo strumento più adatto per noi. Vedremo come evolverà la situazione”. Per investire le risorse, il suo ministero ha individuato tre filoni: “Transizione digitale e ambientale, rafforzamento del sistema produttivo”. Da un lato “vogliamo sostenere chi vuol fare investimenti e riportare produzioni delocalizzate, il cosiddetto reshoring. Dall’altra consentire un miglior accesso al credito aiutando la ricapitalizzazione delle imprese”.
Della società unica delle reti a maggioranza Tim “discuteremo con Bruxelles. Il progetto è una società che non si occupi solo di fibra, ma anche di 5G, cloud, i cosiddetti server di prossimità. E sarà aperta a tutti. Telecom si è riservata di tenere il 50,1 per cento, ma non è detto che ciò alla fine avvenga”. Comunque la gestione della società “sarà a trazione pubblica e la missione di essere neutrale”. Il sì al referendum “passerà, e comunque andranno le elezioni non ci saranno conseguenze sul governo”. Rispetto alle divisioni dei Cinquestelle, il ministro non vede “rischi di scissioni, semmai un problema di dialogo fra governo e gruppi della maggioranza”.