I due erano stati condannati a lunghe pene detentive per il loro presunto legame con l'associazione terroristica del Fronte del Partito rivoluzionario di liberazione popolare. L'avvocatessa era morta la scorsa settimana dopo 238 giorni senza mangiare. La Cedu: "Si rispetti lo stato di diritto"
Una settimana dopo la morte dell’avvocatessa per i diritti umani Ebru Timtik, dopo uno sciopero della fame di 238 giorni, è stato rilasciato il collega Aytac Unsal: anche lui rifiutava di mangiare da 213 giorni. Ora è ricoverato in gravi condizioni in un ospedale di Istanbul. Il tribunale ha riconosciuto che prolungare la sua detenzione lo avrebbe messo in pericolo di vita. I due avvocati erano stati condannati a lunghe pene detentive – Timtik a 13 anni mentre Unsal a 10 anni e 6 mesi – per il loro presunto legame con il Fronte del Partito rivoluzionario di liberazione popolare, un’organizzazione terroristica in Turchia. Amnesty International ha definito le condanne “una parodia della giustizia basata su un processo politicamente motivato”.
Al momento della morte, Timtik pesava solo 30 kg. Prima del funerale, la polizia aveva usato gas lacrimogeni per disperdere i sostenitori che cercavano di entrare nel laboratorio forense di Istanbul dove era tenuto il suo corpo. L’Unione Europea ha sottolineato come Timtik sia stata la quarta persona, solo nel 2020, a morire per uno sciopero della fame in Turchia. “Il tragico esito della loro lotta per un processo equo illustra dolorosamente l’urgente necessità per le autorità turche di affrontare in modo credibile la situazione dei diritti umani”, ha detto il presidente della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu), Robert Spano, che ha incontrato ieri il presidente Recep Tayyip Erdogan e ha invitato la Turchia a rispettare lo stato di diritto.
Il presidente Erdogan ha criticato l’Ordine degli avvocati di Istanbul per aver appeso un’immagine di Timtik fuori dalla propria sede dopo la morte dell’avvocatessa. “Un avvocato che difende i terroristi non dovrebbe essere un avvocato”, ha detto Erdogan, suggerendo che dovrebbe esserci un modo per radiare gli avvocati in situazioni simili.
Questa settimana, il comitato dei ministri del Consiglio d’Europa è intervenuto sulla questione della detenzione di un uomo d’affari e difensore dei diritti, Mehmet Osman Kavala. “La Turchia deve assicurare l’immediato rilascio di Kavala, in attesa della decisione che deve prendere la Corte Costituzionale sul suo caso – sottolinea l’organo esecutivo del Consiglio d’Europa – Data l’urgenza della situazione il comitato dei ministri rivaluterà il caso nella sua riunione di fine settembre”.