di Carblogger
Toyota, Nissan e Honda, se avete soldi da spendere e annusate l’aria forse siete pronti a scommetterci su. Me lo fa pensare uno che si chiama Warren Buffett, il mitico finanziere venuto da un posto sperduto coma Omaha nel Nebraska e diventato uno degli uomini più ricchi del mondo con investimenti occhiuti e previsioni azzeccate, oltre a spese personali ridotte all’osso (cose tipo niente carta di credito, niente macchine nuove ma solo vecchi suv e prime colazioni da meno di 4 dollari a un drive da McDonald’s, guardate qui per credere).
Buffett ha compiuto 90 anni il 30 agosto scorso e si è regalato un investimento da circa 6 miliardi di dollari comprando partecipazioni azionarie dei cinque principali colossi commerciali giapponesi, Itochu, Marubeni, Mitsubishi, Mitsui e Sumitomo Corp. “Spero che nel futuro si presentino opportunità che beneficino entrambe le controparti”, ha detto senza badare più di tanto all’anagrafe. Un grande.
Ma la vera notizia è che, in tempi di Covid-19 di ritorno, Buffett scommette sul Giappone. Non ancora su Toyota, Nissan e Honda – a suo tempo il finanziere ha scelto Byd nell’auto – ma un segno chiaro di attrazione per quel Paese.
Può significare almeno due o tre cose, considerando che lui è solito investire sul lungo termine: 1) che il Giappone e la sua economia usciranno dal Covid-19 prima di altri, dopo aver avuto meno contagi e meno vittime che altrove; 2) un “bye bye” polemico al premier Shinzo Abe, il capo di governo più longevo che il Paese abbia mai avuto e che ora lascia per motivi di salute, e alla sua politica economica chiamata “Abenomics” con la quale ha provato a portare il Giappone fuori da una stagnazione interminabile, infrangendosi però sugli scogli della deflazione e poi del coronavirus; 3) che il Giappone fa bene a tenersi lontano dallo scontro fra Stati Uniti e Cina, con l’Europa troppo pericolosamente in mezzo.
Vi basta il “buy” di Buffett per farvi scommettere su Toyota, Nissan e Honda?
Oggi Toyota perde soldi come tutti in questa fase ma è un gruppo solido finanziariamente e si è irrobustito (come ha già fatto nel secolo scorso) facendo entrare nella sua galassia marchi più piccoli attraverso partecipazioni azionarie o accordi industriali. Nissan è quello messo peggio dei tre dopo gli sconquassi dell’era post Ghosn. Tuttavia il nuovo ceo si è sbilanciato puntando sul quarto trimestre dell’anno fiscale giapponese (gennaio-marzo 2021) per una rinascita e gli si può dare fiducia guardando anche a cosa accadrà all’azionista di riferimento Renault, dove molte cose sono destinate presto a cambiare. Honda è l’alfiere dello “stand alone”, della crescita senza fusioni né alleanze troppo compromettenti, ma sempre attentissimo ai conti.
Toyota, Nissan e Honda lavorano sul futuro che è fatto (come per tutti) di elettrificazione e guida autonoma, e Toyota e Honda hanno una marcia in più che si chiama idrogeno, sostenuti dal sistema Giappone. Buffett direbbe di loro “investo in ciò che mangio”, frase usata parlando di Coca-Cola di cui è azionista e gran bevitore. Ma oggi si può dire che valga pure per le strategie dei tre big jap.