Politica

Elezioni regionali: è ora di cambiare partendo dalla sanità

Spesso nella mia vita di cittadino ho avuto dei dubbi se recarmi al seggio ad esprimere il mio parere. Mi piace in tal senso citare l’esempio di un grande giornalista quale io ritengo sia, Enrico Mentana, che, nel suo “estremo” senso di indipendenza, dichiara: “Non voto perché, facendo il lavoro che faccio, devo essere neutrale, come un prete”. Poi il mio senso civico mi obbliga ogni volta a non deluderlo.

Nell’imminente tornata il mio Comune e la mia Regione non saranno interessate. Anche qui però, da grillo parlante, dico la mia. Perché non si decide che le elezioni locali, comunali e regionali, siano svolte in un unico giorno in tutta Italia come le politiche? Sono dei veri misteri. Naturalmente, come nelle politiche, nel caso di scioglimento anticipato delle giunte ci sarebbero elezioni straordinarie.

Per la sanità come saprete le scelte sono soprattutto di pertinenza regionale, visto l’articolo V della Costituzione, ma una recente sentenza della Corte Costituzionale, la numero 62 del 2020, precisa che la determinazione dei livelli essenziali di assistenza socio-sanitaria è un obbligo del legislatore statale, ma la proiezione in termini di fabbisogno regionale coinvolge necessariamente le Regioni, ribadendo che la fisiologica dialettica tra questi soggetti dev’essere improntata alla leale collaborazione per assicurare il miglior servizio alla collettività.

Leale collaborazione proprio nel caso emergenziale che stiamo vivendo non mi pare proprio che ci sia stata. Anzi. Ma facciamo il paragone fra la mia Regione Lombardia e la Regione Puglia nelle scelte sanitarie.

Mi interessa la Puglia perché nel 2016 mi meravigliai quando appresi della nomina, agli alti vertici della Sanità della giunta Emiliano, di quel Giancarlo Ruscitti che aveva lasciato delle scie in Regioni di tutt’altro colore politico come il Veneto e la Lombardia. Ma vediamo come è oggi la situazione della sanità pugliese pubblica e privata accreditata, per paragonarla a quella lombarda che ha sofferto molto in questo periodo di emergenza sanitaria.

La prima cosa da evidenziare è che nella delibera della Regione Puglia n 1079 del 9/7/2020 si confermano le scelte del ministro della Salute Roberto Speranza che vuole aumentare i posti di emergenza nel pubblico. Infatti alla pagina 13, che ha come oggetto il “potenziamento della rete ospedaliera ai sensi dell’articolo 2 del decreto legge del 19 maggio 2020 n 34 e del DM n 70/2015. Modifica ed integrazione del regolamento regionale n 23/2019”, si legge: “Tale potenziamento dovrà essere programmato nell’ambito delle strutture pubbliche della rete ospedaliera regionale”.

Nulla da eccepire: sono soldi pubblici, occorre investirli in strutture pubbliche. Il problema è a monte. Come mai il ministro (esponente della sinistra) e le regioni (nel caso specifico nemmeno quella di centro-sinistra di Michele Emiliano) non pensano che prima di spendere soldi pubblici occorrerebbe obbligare le strutture private accreditate, che vivono grazie al pubblico, ad avere un numero di posti emergenziali adeguato? In alternativa occorrerebbe altrimenti togliere la convenzione, che usano solo per eseguire esami o interventi ben remunerati.

Insomma: Regione che vai, con giunta di destra o di sinistra, poco cambia. La Puglia è simile alla Lombardia, infatti in Puglia ci sono 32 strutture pubbliche e 25 private accreditate con due Istituti di ricerca pubblici e due privati accreditati. I numeri delle rianimazioni sono veramente di grande rischio: la Puglia quindi è stata fortunata a non avere un attacco frontale dal Coronavirus. La struttura pubblica più grande, il Policlinico di Bari, ha 1148 letti con solo 32 rianimazioni, mentre la struttura privata accreditata più grande, la Casa di Cura Santa Maria, ha 145 posti letto con 10 rianimazioni. Mentre il totale delle rianimazioni nel pubblico è di 191 posti letto, mentre nel privato accreditato 65.

Le politiche sanitarie devono essere riviste, per cui a mio avviso il vecchio dualismo Emiliano-Fitto dovrebbe essere smontato dai cittadini che piuttosto dovrebbero votare per la giovane e battagliera candidata Antonella Laricchia, che non si è sottomessa a nessuno, a cominciare dal Presidente del Consiglio.

Un’aria nuova, indipendente non può che dare vigore a idee per una sanità pulita, contro gli sprechi e la corruzione, per il solo bene comune. Questo a mio avviso è insito nel genotipo femminile di cui la politica dovrebbe sempre tenere conto. Io non ho dubbi. Spero i pugliesi si liberino definitivamente dagli obblighi e dai diktat dei partiti.