Conosco Daniele Quattrocchi, attivista “ribelle” di Extinction Rebellion Bologna. È venuto ad aiutare la nostra prima “Critical Mass” (o biciclettata di protesta) a Faenza. Con la sua bici, e il suo zainetto con la clessidra a X ormai scolorita. Serietà, serenità e forza. Da 5 giorni ormai, fa lo sciopero della fame a Bologna. In piazza Re Enzo, per ricordare al comune gli impegni presi con la Dichiarazione d’Emergenza Climatica ed Ecologica. Ha iniziato martedì scorso.

L’intenzione è continuare fino a quando non otterranno quel che chiedono. Perché il Comune di Bologna non tiene fede alla Dichiarazione di Emergenza climatica ed ecologica (Dece, ottenuta grazie allo sciopero della scorsa estate di Filippo Guerrini, anche lui attivista di Extinction Rebellion), che prevedeva il raggiungimento dello zero netto (diminuire le emissioni e prevedere compensazioni per quelle che non si riescono ad azzerare) di emissioni entro il 2030, la costituzione di Assemblee Cittadine con istituzioni, cittadini/e, esperti/e di diversi temi e scienziati/e per proporre nuove politiche ambientali dal basso.

Com’era da immaginare, tutti impegni rimasti a oggi ancora sulla carta: dall’istituire le Assemblee Cittadine, ad abbandonare i progetti non in linea con gli obiettivi della Dichiarazione di Emergenza Climatica ed Ecologica. Nonostante un’estate con altissime temperature, nubifragi spaventosi e con una concentrazione spaventosamente alta di CO2 nell’atmosfera (418 ppm), i politici locali, regionali e nazionali continuano as usual.

Extinction Rebellion chiede allora di dire la verità, che la Dichiarazione sia portata a conoscenza dei cittadini attraverso tutti i canali pubblici e istituzionali (incredibile che non sia ancora stato fatto dopo 1 anno!). Chiede che sia organizzato a carico dell’amministrazione un incontro pubblico con la presenza di scienziati che permetta ai cittadini di conoscere i dati dell’emergenza climatica ed ecologica.

Chiede che siano abbandonati i progetti in contrasto con la dichiarazione di emergenza climatica, quale il progetto edilizio sui Prati di Caprara, sull’ex caserma Mazzoni e quello sul Passante di mezzo, perché vanno in senso contrario agli obiettivi della DECE. Tutti progetti con un enorme impatto ambientale. Per il Passante di Mezzo (fortemente voluto anche dal presidente della Regione Bonaccini), la scelta è miope e assurda. Oltre a cementificare zone di campagna, le nuove strade non fanno altro che attirare altro traffico per la semplice ragione che… più il traffico è fluido, scorrevole, più la gente è invogliata a muoversi in auto. Aumentando inquinamento e CO2.

Costruire una nuova strada non è una scelta temporanea, è un carico pesante, un’eredità di cemento che si lascia alle nuove generazioni. Entro il 2050 (se vogliamo sopravvivere all’emergenza climatica) dovremo spostare la stragrande maggioranza delle merci e persone su ferrovia; a che ci serviranno quindi tutte queste nuove strade e tangenziali? Per chi le costruiremo, per chi avremo distrutto suolo fertile?

Come sempre ai politici mancano parecchi gradi di lungimiranza. Stessa cosa per il progetto edilizio sui Prati di Caprara contro il quale lotta da anni il Comitato Rigenerazione No Speculazione. Per non parlare del progetto di riqualificazione dell’ex caserma Manzoni, che secondo i comitati, prevede la costruzione di ben 195 appartamenti suddivisi in 7 grandi palazzoni e l’abbattimento di ben 101 alberi. Anche se “compensati” con la piantumazione di nuovi alberelli, potrebbero acquisire solamente tra 10 o 15 anni la capacità di assorbimento della CO2 e dell’inquinamento degli alberi attuali. I comitati denunciano anche l’aumento previsto di 1085 autoveicoli al giorno. Siamo ben lontani quindi, dal tenere fede alle Dichiarazione di Emergenza Climatica!

Daniele sciopera sotto il palazzo del potere e lascia il re “nudo” nella sua ipocrisia. Fino al momento in cui scrivo, né il sindaco né altro consigliere della maggioranza si sono degnati di scendere dal “palazzo” per andare a parlare con Daniele. Non è troppo estremista la sua richiesta, no. È solamente realista. La scienza ci dice chiaramente che se non vengono prese fin da ora decisioni in netta discontinuità con il passato, le conseguenze per tutti e tutte noi saranno devastanti. Non basta cambiare il nostro personale stile di vita, essere consumatori verdi e responsabili? No, non basta. E io, da “consumatrice verde”, concordo con Jaap Tiebelke, giornalista olandese, in un recente articolo apparso su “Internazionale”.

È necessario, ma non risolutivo l’impegno a cambiare stile di vita. Semplicemente perché “senza norme più rigide, evidentemente non siamo in grado di cambiare il comportamento collettivo”. Dal 5 all’11 ottobre, sarà quindi la settimana italiana della Rebellion, a Roma, con azioni di disobbedienza civile nonviolenta. “Per tutte le persone che sono morte a causa di fenomeni meteorologici estremi e carestie. Per chi subisce le ingiustizie e le violenze di un sistema che depreda e sfrutta. Per tutte le specie vegetali e animali estinte a causa delle attività umane. Per il collasso di interi ecosistemi. Con rabbia e con amore”.

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