Diecimila spettatori a Misano per il doppio gran premio del motomondiale, la Supercoppa di basket a capienza ridotta in Trentino, Veneto ed Emilia, mille tifosi a Parma per un’amichevole di calcio ma nemmeno uno a Roma per gli Internazionali di tennis. Un paradosso che ha portato il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, a scrivere una lettera a quello della Salute, Roberto Speranza: nel documento, ringraziando il lavoro degli esperti, il ministro prende in qualche modo le distanze dal Comitato tecnico scientifico, che ha dato parere negativo all’apertura anche minima del Foro Italico (nonché all’alleggerimento del protocollo tamponi per i calciatori). Qualcosa, nel mondo dello sport post Covid, non sta funzionando.
Gli eventi sportivi provano faticosamente a riaprire le porte al pubblico e a convivere col virus, ma lo fanno a macchia di leopardo, con alcune regole generali, altre macroscopiche discrepanze e tanto, forse troppo lasciato alla singola iniziativa delle Regioni. L’episodio che rischia di far esplodere il caso è quello degli Internazionali, come dimostra la lettera del ministro. La FederTennis di Angelo Binaghi per settimane ha coltivato il sogno di una apertura a capienza ridotta, che avrebbe comunque permesso di riportare i tifosi al Foro Italico (e cosa non meno importante far quadrare i conti della manifestazione). Il progetto è naufragato con la risalita dei contagi estiva, ma la Fit si sarebbe accontentata anche di una presenza minima, mille spettatori per campo, adeguatamente distanziati fra le tribune del centrale e del Pietrangeli che ne possono contenere molti di più. Lo permetterebbe anche il Dpcm attualmente in vigore, che autorizza gli eventi fino a mille spettatori, ma il Comitato tecnico scientifico si è detto contrario.
La prudenza estrema degli esperti è dettata dal momento particolare del Paese: sarà la settimana della riapertura della scuola, e poi delle elezioni. Le priorità sono altre e non è il caso di aggiungere il carico di un evento sportivo, che rischierebbe di creare un precedente pericoloso (all’Olimpico in quegli stessi giorni riprenderanno a giocare Lazio e Roma). L’ultima parola, comunque, spettava a Nicola Zingaretti, visto che la competenza è regionale, ma fin qui il governatore e segretario Pd si è sempre attenuto al parere dei tecnici e così le porte rimangono chiuse. Chissà se l’intervento del ministro potrà cambiare qualcosa.
Non è la prima volta che la linea del ministro diverge da quella del Cts (è da prima dell’estate, dal caso del calcetto negato degli esperti, che le visioni hanno preso strade differenti). Lo stesso vale anche per il protocollo dei calciatori, che attualmente prevede tamponi ogni 4 giorni: un regolamento rigido (e oneroso), che il presidente della Figc Gravina ha chiesto più volte di superare (anche alla luce del nuovo calendario meno intenso), ma su cui fin qui non sono arrivate aperture. Il problema che emerge è quello della disparità, fra discipline e territori, che possono tradursi in vistose contraddizioni: no al tennis, il cui pubblico seduto e in silenzio assomiglia più a quello di un concerto che di una gara, mentre altrove si ritrovano migliaia di persone. Il prossimo fronte sarà quello degli stadi: a Castel di Sangro il Napoli ha aperto gli allenamenti ai tifosi, domenica il Tardini sarà il primo impianto di Serie A a riempirsi per l’amichevole del Parma con l’Empoli. Come si giocherà il campionato? Ma, soprattutto, chi lo deciderà?
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