Cinema

Mostra del Cinema di Venezia 2020, dal regista di Notting Hill la commedia social The Duke

Applaudito all’unanimità arriva al Lido fuori concorso il film di Roger Michell lascia la soddisfazione di aver visto un’opera che mantiene ciò che promette

di Anna Maria Pasetti

Lo chiamavano il Robin Hood dei pensionati e Mr Kempton Bunton da Newcastle indubbiamente se ne vantava. Perché ingiusto era, ai suoi occhi, che il canone della tv pubblica fosse da pagare, che i pakistani fossero discriminati, che degli imparruccati burocrati tenessero (ancora!) in scacco il destino di un impero in disfacimento. In poche parole, questo signore ai margini della provincia d’Albione voleva cambiare il mondo. Per farsi ascoltare, e confortare economicamente il precariato famigliare, pensa bene di fare un “gesto politico” prendendo in “ostaggio” una novella acquisizione della National Gallery, niente di meno del Portrait of the Duke of Wellington di Francisco Goya. A suo giudizio un nobile militare che rappresentava tutto ciò che il Regno Unito non doveva essere. Ma è chiaro che l’idealismo di Mr Bunton non si sposava con il cinismo di una società tutt’altro che magnanima.

Applaudito all’unanimità arriva al Lido fuori concorso The Duke di Roger Michell, commedia social Made in UK della miglior specie, da cui si esce con la soddisfazione di aver visto un’opera che mantiene ciò che promette. Ispirata alla vera storia di Bunton (a cui nel 2015 è anche stato dedicato il radioplay Kempton and the Duke per BBC Radio4) e all’unico furto ad oggi registrato nella storia della National Gallery, mette in evidenza le eterne idiosincrasie della società British attraverso un viaggio nell’Inghilterra del 1961, alla vigilia della Swingin’ Era, in cui la linea fra tradizione e sovversione si faceva sempre più acuta, fino alla nota esplosione della pop culture che avrebbe trasfigurato britannici e non solo.

Con interpreti favolosi – Helen Mirren ma soprattutto un Jim Broadbent protagonista in stato di grazia e presente al Lido – The Duke sembra focalizzato sulle urgenze socio-sanitario-politiche contemporanee senza mai perdere il senso del suo tempo. “In effetti in un’epoca in cui la salute di una persona può mettere a repentaglio quella altrui e in cui – specie nel nostro Paese – la Brexit rischia di renderci ancor più isolati e sconnessi dal resto del mondo, una visione-di-mondo come quella di Bunton non può che essere auspicabile, un uomo della working class che metteva al centro il bene comune come forma di giustizia sociale e politica molto radicale” spiega il regista Michell, che ricordiamo autore di iconiche commedie della British Reinassance come Notting Hill nel 1999. “In effetti tornare a riparlare del valore della collettività (nel film si ripete la felice espressione “I am you, you are me”) è assai rivoluzionario oggi” ribadisce Broadbent così fiero di aver rivestito un Robin Hood over60 che, cercando di anche di elaborare un grave lutto famigliare, “riesce ad avere la meglio sulle istituzioni rivolgendosi direttamente alla gente comune, ai suoi simili”. Il film uscirà prossimamente nelle sale italiane per Bim.

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